È attualmente in edicola un numero della serie Topolino Writers Edition che per me è molto particolare perché è dedicato alle storie che ho scritto io. Ho partecipato alla scelta delle storie da pubblicare in questa antologia e non è stato un compito facile. Ho scritto varie centinaia di storie. Tante, ma molte meno di quante avrei voluto. Comunque, scegliere tra centinaia di storie è un problema anche perché, come potete immaginare, le mie storie a me sembrano tutte più o meno belle perché, in linea di massima, di ciascuna ricordo la difficoltà e la soddisfazione della creazione. O almeno mi piace pensare che sia così perché in effetti alcune delle storie che ho scritto me le sono totalmente dimenticate al punto che quando mi capita di rileggerle mi sorprendo a pensare che lo ho scritte io. E sì, mi sembrano belle anche quelle che ho dimenticato.
In ogni caso, una scelta doveva essere fatta e una scelta è stata fatta. Come tutte le scelte è opinabile e come tutte le scelte è stata anche figlia delle circostanze. Per esempio, qualcuno potrebbe stupirsi per l’assenza di almeno un Mercoledì di Pippo. In fondo, è la serie per cui sono maggiormente ricordato, se sono ricordato. Ma l’assenza dei Mercoledì di Pippo - avevo pensato a un titolo da inserire e avevo scelto Ali in fiamme - è causata dal fatto che l’intera serie è oggetto di questi tempi di una riproposizione organica in volumi interamente a essa dedicati perciò metterne uno anche qui sarebbe stata una duplicazione che di certo qualcuno avrebbe potuto stigmatizzare. Altre storie che potevano essere selezionate sono state scartate giustamente perché ristampate da poco o in procinto d’essere ristampate. Mi sembra una cosa ragionevole: anche se questo è un volume particolare dedicato a un autore è opportuno evitare sovrapposizioni con altre pubblicazioni e dare ai lettori qualcosa il più possibile appetibile e non ridondante. Inoltre, come ho detto sopra, non è che manchino le storie belle tra quelle che ho scritto io, anzi (di questi tempi dovrei forse inserire un emoticon per segnalare che sono ironico, ma mi auguro che la cosa si colga lo stesso). Perciò, la selezione finale mi sembra ottimale e comunque sono praticamente tutte storie che ho indicato io.
Il volume si apre con una straordinaria prefazione (corredata da una grandiosa caricatura) scritta per l’occasione da Stefano Intini, compagno di mille avventure e fantastico disegnatore. Stavolta dimostra anche di saper scrivere e soprattutto di saper scrivere bene di me, cosa che me lo rende ancora più caro. Io e Stefano abbiamo creato molte storie disneyane che sono tra le mie preferite (un paio sono comprese anche in questo volume), ma abbiamo collaborato anche per altri fumetti spesso (non abbastanza spesso, per quanto mi riguarda) e volentieri: il suo tratto personalissimo mi è sempre piaciuto molto e l’ho sempre trovato adattissimo alle mie sceneggiature. Inoltre, per anni abbiamo giocato a tennis e a calcio balilla insieme finché non ho più retto allo stress fisico (si fa per dire) e lui invece è rimasto perfettamente atletico come un Dorian Gray in stile Schwarzenegger. A conclusione c’è una mia postfazione in cui svolgo alcune considerazioni in generale e sulle storie contenute nel volume. E c’è anche una mia foto recente che è stata scattata nientemeno che da Marco Gervasio a casa di ancor più nientemeno che di Giorgio Cavazzano. Infine, in quarta di copertina ci sono delle belle parole di Davide Catenacci, che ringrazio, come ringrazio Stefano.
Non ripeto le cose che ho scritto nella postfazione che vi invito a leggere nel volume, ma posso spendere qualche altra parola per le storie pubblicate.
Zio Paperone e l’inutile statuetta è un esempio del tipo di storie che mi è sempre piaciuto scrivere e cioè storie che avessero qualche elemento di stranezza e di particolarità pur mantenendosi facilmente leggibili e divertenti. In questo caso, l’idea - non nuova, forse, ma pur sempre interessante - era quella di coinvolgere un po’ tutti (o comunque parecchi) i personaggi del mondo dei paperi mantenendo come filo conduttore un oggetto che passa dall’uno all’altro in modo scorrevole e naturale per arrivare poi a una quadratura narrativa del cerchio. La gradevolezza della storia è naturalmente molto aiutata dai superlativi disegni di Giorgio Cavazzano, maestro supremo dell’accattivante leggibilità.
Topolino e i sogni ricorrenti invece dovrebbe rappresentare un’altra faccia di quella che spero essere la mia versatilità. Ho sempre desiderato non fossilizzarmi su un solo tipo di storia, ma mantenere ampio il ventaglio affrontando vari generi e tematiche. In questo caso, il genere sarebbe in qualche modo lo psycho-thriller in chiave topoliniana. Mi piaceva giocare con il personaggio, renderlo insicuro e avere la possibilità, anche qui, di inserire vari personaggi in modo diverso dal solito, riesumando anche il pirata Orango. Ottimamente disegnata da un valente disneyano come Valerio Held, è una storia che mantiene un certo grado di complessità e mi è piaciuto scrivere.
Paperino e Paperoga allenatori super allenati è una delle mie storie calcistiche preferite. Il calcio è da sempre una delle mie passioni (passione che condivido tra l’altro con Stefano Intini) e scrivere storie calcistiche con i paperi mi ha sempre divertito. Questa, in particolare, mi sembra riuscita e abbastanza scatenata con i cugini che per una volta formano un coriaceo sodalizio e remano tutti dalla stessa parte, purtroppo a bordo di una barca che fa acqua. Il calcio è una miniera di spunti per storie divertenti che, se realizzate bene, possono essere tali (divertenti, cioè) anche per chi il calcio non lo apprezza. L’importante è conoscerlo bene per poterlo rappresentare o deformare in modo credibile. Anche qui i disegni di Giorgio Cavazzano sono un plus inarrivabile.
Quando Ciccio va fare la spesa è uno dei miei classici, se così si può dire. Avevo già provato a rendere Ciccio protagonista assoluto con la storia I sogni di Ciccio, disegnata da Paolo Ongaro. Qui ho perfezionato la formula cercando di sfruttare al meglio le caratteristiche di un personaggio particolare che fa del sonno e delle mangiate pantagrueliche le sue peculiarità (ed è quindi difficile da utilizzare). La formula è venuta piuttosto bene e l’ho riutilizzata più volte per altre storie con Ciccio cercando sempre di apportare le dovute variazioni per non stancare (e non stancarmi io stesso). I disegni di Stefano Intini sono perfetti e valorizzano alla grande situazioni che tendono sempre più all’assurdo per poi rientrare in un’apparente normalità.
Topolino e l’incredibile situazione è una di quelle storie che mi ero dimenticato d’aver scritto. Guardando nel mio database per fare la scelta mi ci sono imbattuto e, vedendo che era disegnata da Enrico Faccini (autore che per inciso è sempre in grado di divertirmi e che trovo assolutamente spassoso anche come sceneggiatore), mi sono incuriosito e sono andato a rileggermela. Quindi l’ho scelta perché mi è piaciuta e mi sono ricordato di quando, ere fa, l’ho scritta. Il divertimento era quello di mettere in difficoltà Topolino in modo che lui, onesto e buono, si ritrovasse a essere ingiustamente sospettato di atti di vandalismo e non trovasse sponda in alcuno dei suoi amici o conoscenti. I disegni di Faccini sono perfettamente in linea con la storia e la valorizzano. Il colpo di scena finale adesso può sembrare un po’ scontato, ma all’epoca della prima uscita era piuttosto buono (e, si sa, a volte bisogna contestualizzare). Inoltre, mi è sempre piaciuta l’ultima vignetta con un Topolino che, in parte, perde la sua bonarietà.
Paperino e il supertraining da concorso è una tipica vicenda in cui Paperino e Paperoga si confrontano in un crescendo distruttivo di detonante assurdità sino a un finale che mi pare simpatico e a un sottofinale che riporta ancor più le cose nella sfera della credibilità. Scrivere queso genere di storie non è facile perché bisogna mantenere un buon ritmo e disseminarle di trovate comiche, ma è anche molto divertente perché ci si può scatenare, soprattutto se si è coadiuvati da un grande come Stefano Intini che riesce a rendere perfettamente espressivi i suoi disegni.
Paperino procuratore sopraffino è un’altra storia calcistica, un po’ diversa. In questo caso affrontavo il fenomeno dei procuratori calcistici che è diventato sempre più preminente nel mondo del calcio, affidandone il ruolo a un Paperino perfettamente a suo agio in un lavoro che gli piace perché gli permette di sfruttare le proprie passioni e le proprie competenze. Ma soprattutto, in questo caso, mi era piaciuto tratteggiare la figura del calciatore che garantisce un gol a partita e solo quello per poi scandagliarne prerogative e superstizioni. Ottimi come sempre i disegni di Alessandro Gottardo, un altro amico con cui ho collaborato spesso anche in ambiti extra disneyani. Da una vignetta di questa storia è tratta la copertina del volume.
Topolino, Pippo e il rubinetto irriducibile è un esempio dei cosiddetti filler (riempitivi), vale a dire storielle corte e comiche che completano gli albi. Sono storie semplici che però permettono di affrontare, in genere, la quotidianità dei personaggi alle prese con le piccole cose della vita, che nel caso di Pippo possono essere strambe e divertenti. Ai disegni un’altra valente disneyana dalla lunga carriera come Maria Luisa Uggetti.
Topolino e la principessa del lago invisibile è la storia più recente tra quelle pubblicate ed è disegnata magistralmente da un altro degli indiscutibili grandi del fumetto disneyano, Massimo De Vita. De Vita ha disegnato diverse delle mie storie - tra cui due delle primissime, Topolino e il ricattatore misterioso e Topolino e il fantomatico ritorno di Macchia Nera - ed è sempre stato un piacere vederle perché è uno di quei disegnatori che aggiunge sempre valore alle storie. Anche in questo caso i suoi disegni sono eccezionali e accompagnano una storia nella quale ho cercato di inserire un colpo di scena finale e di dare una densità narrativa particolare. Paradossalmente, può essere che in questo caso il colpo di scena risulti migliore che al momento della prima pubblicazione.
giovedì 29 ottobre 2020
Topolino Writers Edition
domenica 25 ottobre 2020
The Turning - La casa del male
The Turning - La casa del male è una nuova versione cinematografica del famoso romanzo breve Giro di vite di Henry James. Lo dirige Floria Sigismondi e ne è protagonista Mackenzie Davis.
Chi vuole leggere la recensione che ho scritto per MYmovies può cliccare qui ed essere trasferito proprio lì, su MYmovies.
giovedì 8 ottobre 2020
Bob Dylan and Cinema: la citazione mancante
L’altro giorno ho segnalato l’intervista che mi ha fatto Marco Zoppas con riferimento al rapporto tra Bob Dylan e il cinema e che, come potete leggere nel post che ho richiamato, è stata pubblicata sia in italiano sia in inglese, grazie all’attenta traduzione di Marco. L’ultima parte dell’intervista si riferisce in particolare alle citazioni cinematografiche che si rinvengono nell’ultimo album di Dylan, il maestoso Rough and Rowdy Ways. Le citazioni sono molte e varie e ho cercato di elencare tutte dopo aver ascoltato con attenzione molte volte il disco. È naturale però che qualcosa poteva essermi sfuggito. E qualcosa in effetti mi era sfuggito. Me ne sono accorto proprio stasera riascoltando per l’ennesima volta False Prophet, un fascinoso bluesaccio contenuto nell’album.
Nell’ultima strofa, infatti, Bob Dylan dice: “Something’s got to give”. Something’s Got to Give è il titolo dell’ultimo film di Marilyn Monroe, che doveva essere diretto dal grande George Cukor e che è rimasto incompleto proprio per l’improvvisa morte dell’attrice. Il riferimento è interessante proprio in considerazione dell’unitarietà dell’album in cui non mancano rimandi interni e in cui è contenuta l’epica Murder Most Foul, dedicata all’assassinio di John Fitzgerald Kennedy. Di JFK si mormora che Marilyn fosse stata l’amante e proprio la Monroe è espressamente citata in Murder Most Foul rendendo ancora più suggestivo il richiamo proprio al film non realizzato che ha chiuso in modo inquietante e inquieto la sua formidabile carriera di diva per antonomasia.
Va da sé che ho intitolato questo post "la" citazione mancante, ma più correttamente avrei dovuto dire "una" citazione mancante perché è assai probabile che qualcos'altro emergerà e io e Marco cercheremo nel caso di darne conto.
Qui sopra un’immagine dal celeberrimo set di foto scattate da Lawrence Schiller durante la lavorazione di Something’s Got to Give, in cui Marilyn rifulge ancora di un fascino rimasto intaccato dagli anni.
mercoledì 7 ottobre 2020
I mercoledì di Pippo 4
È in edicola il quarto volume dedicato ai Mercoledì di Pippo, la serie che ho ideato (su stimolo di Lino Gorlero, come ho più volte raccontato) molti anni fa e che ho scritto per una decina di anni (dal 1992 al 2002, a parte Pippo e il giallo a premi che ho scritto nel 1991 e che è, com’è noto, l’inconsapevole prototipo della serie). Questo quarto volume consta di 208 pagine più le copertine in un grande formato che consente di apprezzare in pieno la qualità dei disegni e contiene ben sette Mercoledì disegnati da cinque disegnatori diversi, con il compianto Giuseppe Dalla Santa a fare la parte del leone con tre episodi.
Gli episodi appartengono alla fase per così dire centrale della vita dei Mercoledì, quando la serie si era consolidata e mi appariva fondamentale l’esigenza, per preservarne la qualità e la vitalità, di trovare varianti stimolanti e ambientazioni sempre diverse.
Ai confini dell’irrealtà, disegnata dal magistrale Silvio Camboni, è il decimo Mercoledì in ordine di scrittura: l’ho scritto nel novembre del 1994 ed è stato pubblicato per la prima volta nel giugno 1996. È un chiaro omaggio sin dal titolo a una serie di telefilm, Ai confini della realtà, che mi aveva assolutamente colpito, quasi forgiato direi, quando l’avevo vista da piccolo, trasmessa dalla RAI in orari in cui non avrei avuto il permesso di guardare la TV. In qualche modo c’ero riuscito lo stesso, anche se solo per alcuni episodi: abbastanza, comunque, da lasciare un ricordo indelebile. Essendo un romanzo di Pippo, peraltro, la vicenda prende solo spunto da una situazione che sarebbe potuta appartenere all’immaginario spiazzante di quei telefilm per poi invece deragliare nell’assurdo pippesco. Una cosa da notare è come cercassi di lavorare, in questo e in altri episodi, anche sulla parte introduttiva, quella in cui Topolino deve affrontare l’incontro con il Pippo narratore, che è sempre stato un momento cruciale da non rendere, possibilmente, ripetitivo.
Il primo scienziato, disegnato dal bravo Giorgio Di Vita, è il quindicesimo Mercoledì in ordine di scrittura: l’ho scritto nel gennaio del 1996 ed è stato pubblicato per la prima volta nel luglio del 1996. È un episodio che mi è sempre sembrato abbastanza simpatico perché affronta, alla maniera di Pippo, un argomento curioso e anche per certi versi cruciale: se è vero che alcune invenzioni fondamentali per l’umanità sono state create in un tempo immemorabile, chi può aver avuto quelle intuizioni geniali? Pippo dà una risposta precisa e si inventa una sorta di scienziato Alfa capace di inventare cose fondamentali come la ruota o il fuoco e spiega anche come mai non si è mai saputo niente di lui. E sempre per quell’esigenza di movimentare anche le parti non cruciali della storia, come il prologo e l’epilogo, c’è un’inconsueta apertura nel finale ad ampliare il parterre che ascolta le storie di Pippo.
Il giallo dei gaillisti, disegnato con l’abituale maestria e precisione da Giuseppe Dalla Santa, è il quattordicesimo Mercoledì in ordine di scrittura: l’ho scritto nel gennaio del 1996 (una settimana prima del Primo scienziato) ed è stato pubblicato per la prima volta nell’agosto del 1996. Qui si ritorna almeno in parte alle atmosfere poliziesche che avevano caratterizzato Pippo e il giallo a premi e che sono particolarmente congeniali, a mio avviso, all’interazione comica tra Pippo e Topolino.
Attraverso lo specchio, che vede l’ottimo ritorno alla serie del suo disegnatore principale, Lino Gorlero, è l’undicesimo Mercoledì in ordine di scrittura: l’ho scritto nel marzo del 1995 ed è stato pubblicato per la prima volta nell’ottobre del 1996. Lo specchio quale mezzo di passaggio tra dimensioni diverse è un elemento simbolico molto interessante e molto usato in vari ambiti. Normale quindi che avesse attirato la mia attenzione quale elemento molto adatto a un Mercoledì nel quale poter giocare ancora di più con i personaggi. La cosa divertente tra l’altro è che quando i Pippo e Topolino del racconto di Pippo incontrano i loro alter ego al di là dello specchio trovano in sostanza i veri personaggi come noi abitualmente li conosciamo. La vicenda mi pare simpatica e consente di ribaltare le personalità anche di diversi comprimari e antagonisti, tra cui in modo particolare Macchia Nera e Gambadilegno.
Motori rombanti, ancora con le ottime matite di Giuseppe Dalla Santa, è il sedicesimo Mercoledì in ordine di scrittura: l’ho scritto nell’aprile del 1996 ed è stato pubblicato nel gennaio del 1997. In questo caso, mi era sembrato interessante affrontare l’ambiente delle corse automobilistiche che fornisce uno sfondo perfetto per una vicenda bizzarra con il cambio in corsa tra i protagonisti del romanzo (ma Topolino se lo aspettava…). Alcune gag - come il cattivo che trama nell’ombra e ne subisce le conseguenze - fanno parte del continuo gioco con le convenzioni narrative.
Invasione dallo spazio, con la new entry nella serie della brava Lara Molinari, è il diciassettesimo Mercoledì in ordine di scrittura: l’ho scritto nell’aprile del 1996 ed è stato pubblicato per la prima volta nel febbraio del 1997. Anche qui ho cercato di movimentare il prologo per differenziarlo, per poi presentare una vicenda piuttosto sfrenata nella quale la predilezione di Pippo per la fantascienza più assurda e per gli alieni trova compimento in un tripudio di bizzarrie.
Il segreto dell’agente segreto, di nuovo disegnato da Giuseppe Dalla Santa, è il ventesimo Mercoledì in ordine di scrittura: l’ho scritto nell’aprile del 1997 ed è stato pubblicato per la prima volta nell’ottobre del 1997. Ho affrontato qui un genere, quello spionistico, che spesso contiene in se stesso elementi di auto parodia ed è quindi più difficile da parodiare. Ho cercato di farlo in modo simpatico, esagerando certe caratteristiche e dando a Topolino e Pippo lo spazio per un’interazione comica adeguata, ponendoli di fronte a un super cattivo dagli scopi paradossali.
Inutile dire che per me è stato un grande divertimento scrivere queste storie e devo dire che l’occasione della ripubblicazione organica me le ha fatte rileggere con piacere: alcune non me le ricordavo proprio e devo dire che tutto sommato reggono bene anche adesso. Ma io sono piuttosto di parte, devo ammetterlo.
domenica 4 ottobre 2020
Bob Dylan and cinema
L'intervista che Marco Zoppas, dylanologo di chiara fama, mi ha fatto con riferimento al rapporto tra Bob Dylan e il cinema e di cui ho già parlato qui si è adesso arricchita con un aggiornamento all'ultimo disco di Bob Dylan, il celebrato e bellissimo Rough and Rowdy Ways, che colpevolmente non ho recensito, ma ho ascoltato parecchio e con piacere.
Marco Zoppas non solo ha realizzato l'intervista aggiornata, ma ne ha anche curato la traduzione in inglese in modo che anche chi non conosce l'italiano possa leggerla. Gli sono molto grato per questa, per così dire, internazionalizzazione del mio pensiero: chissà che un giorno non si arrivi ad avere una versione in inglese anche del mio libro Il cinema di Bob Dylan, magari anch'esso aggiornato.
Chi ha piacere di leggere l'intervista in italiano può seguire questo link, chi invece vuole leggerla in inglese può seguire invece quest'altro link.
Following this link you can read in english the interview with me (by Marco Zoppas) about the relation between Bob Dylan and cinema.