venerdì 31 dicembre 2021

50 anni nei fumetti


50 anni nei fumetti
(274 pagine, Youcanprint, € 70) è un libro particolare. Racconta la storia della collaborazione tra me e mio fratello Gianni attraverso una grande mole di fumetti, in gran parte a colori, in modo da coprire tutto l’arco temporale lungo il quale questa collaborazione si è sviluppata. In mezzo ai fumetti ci sono anche ricordi, aneddoti e retroscena che contestualizzano e connettono le varie storie. Abbiamo rovistato nei nostri archivi e, assieme a una scelta delle storie edite nel corso degli anni, abbiamo selezionato anche parecchie storie che erano rimaste inedite. Tra queste storie inedite ce ne sono alcune un po’ particolari, non per il loro valore, ma per la loro qualità di veri e propri “reperti storici” (sempre relativamente alla nostra storia, naturalmente). C’è per esempio uno dei fumetti che compariva nei giornaletti che disegnavamo per i parenti e che quindi esistono in un’unica copia. E c’è anche il fumetto con il quale ci siamo presentati alla redazione del Messaggero dei Ragazzi nel settembre del 1970 e grazie al quale il grande e indimenticato Pinù Intini ci offrì la nostra prima collaborazione professionale (collaborazione che, in verità, più che al fumetto presentato, direi che fu dovuta alla lungimiranza quasi sciamanica di Pinù). Non manca il primo fumetto realizzato (il secondo pubblicato) dal quale parte la datazione dei 50 anni (1971-2021). Ci sono poi alcuni fumetti inediti che avevamo proposto a qualcuna delle riviste che allora esistevano sul mercato ottenendone dei garbati rifiuti (o dei silenzi, un po’ meno garbati). Ma ci sono anche molti dei fumetti che abbiamo pubblicato negli anni ’70 sui pocket Sansoni o altrove (su Sorry, per esempio, o sul Santo dei Miracoli e così via). Poi c’è un’ampia scelta dei fumetti che a partire dai primi anni’90 abbiamo pubblicato sul Messaggero dei Ragazzi, tutti rigorosamente a colori. Il libro riguarda la nostra collaborazione, per cui non c'è nulla riguardo ai (molti) fumetti che abbiamo realizzato separatamente.

Per scopo, caratteristiche e dimensioni, non è un libro che potevamo proporre a un editore (quindi non lo abbiaamo proposto) e perciò, per averlo così come volevamo che fosse, lo abbiamo pubblicato tramite Youcanprint. Il notevole prezzo di vendita risente di questa scelta (del print on demand) e dipende dal costo di stampa: il formato grande (A4) e i colori hanno il loro prezzo, ma così doveva essere e così è stato. È comunque un libro per così dire artigianale, con i suoi difetti, realizzato in totale autonomia, con l’imperizia degli spavaldi autodidatti. Molte storie sono riprese direttamente dagli originali, ma diverse sono tratte dalle pubblicazioni perché non ne abbiamo più gli originali, per cui in taluni casi la qualità non è ottimale.

Di fronte a un libro come questo la domanda sorge quindi spontanea: esiste qualcuno interessato alla nostra storia? La risposta è persino banale: sì, noi. E quindi per fissarla in qualche modo prima che sia troppo tardi, ecco questo libro: un raro esempio di libro immaginario diventato reale. Il suo scopo l'ha realizzato con la sua sola stessa esistenza, non occorre che venga comperato (e mi stupirei se qualcuno lo facesse).

L'illustrazione di copertina, realizzata da Gianni, ci ritrae all'epoca in cui i fumetti li leggevamo e li sognavamo. L'edicola che si vede sullo sfondo è quella in cui principalmente ci approvvigionavamo, in Prato della Valle. Anche l'edicolante è quello del tempo: scorbutico, ma professionale. Le foglie secche che svolazzano sono rigorosamente metaforiche.

lunedì 20 dicembre 2021

La Banda sul Messaggero dei Ragazzi n. 1067


Sul numero 1067 del Messaggero dei Ragazzi (è il numero di dicembre, quello attualmente in distribuzione, c'è una nuova storia della Banda. Come sempre, la sceneggiatura è mia, mentre ai disegni questa voilta è il validissimo Isacco Saccoman.

Non a caso, visto il periodo, l'argomento è natalizio e il titolo Un altro Natale è da intendersi non nl senso di iterazione natalizia, ma in quello della ricerca di un Natale diverso, più aderente alla sua vera natura. La storia segna il provvisorio ritorno di uno dei personaggi originari della Banda, Chen, che come sa chi segue la serie a un certo punto è ritornato in Cina per motivi familiari. Come sempre, nello spirito che anima la serie, si cerca di intrattenere, divertire e nel contempo affrontare tematiche un po' complesse e perché no serie.

sabato 4 dicembre 2021

Where Have All the People Gone


Where Have All the People Gone
è un film televisivo del 1974, è stato uno dei film of the week della ABC. In italiano è stato trasmesso come Dove sono gli altri? e Dove sono andati a finire?. Non è un film catastrofico, potrebbe essere definito un post-atomico se non fosse che l'atomica non c’entra. Direi quindi un post-catastrofico nel quale la catastrofe viene solo, in sostanza, enunciata. Steven Anders (Peter Graves) è in vacanza in montagna con il figlio David (George O’Hanlon jr) e la figlia Debbie (Kathleen Quinlan): la moglie Barbara (Jay W. MacIntosh) li ha salutati per tornare a Los Angeles per lavoro. Con loro c’è un collaboratore/amico, Clancy (Noble Willingham). Mentre i tre Anders sono in una grotta a compiere rilevazioni, Clancy è fuori e vede un bagliore che crede essere quello dell'esplosione di una bomba. Ne segue un breve terremoto che fa uscire i tre dalla grotta. Tutto sembra finire lì, ma le comunicazioni radio sono interrotte e dopo poco Clancy comincia a sentirsi male. Portato verso valle in una barella improvvisata, Clancy muore nel tragitto e, di fronte allo sconcerto dei tre, letteralmente si polverizza. Quando arrivano nella più vicina cittadina, i tre si avvedono che è abbandonata: molti i cadaveri polverizzati. Che cosa sta succedendo? Pensano si tratti di radiazioni, ma l'effetto sembra un po' strano. Decidono di andare a Los Angeles per vedere come sta Barbara, ma il viaggio si rivela difficile. Trovano chi li deruba e trovano anche nuovi compagni di viaggio: Jenny (Verna Bloom), una donna che ha perso il marito e i figli, e Michael (Michael-James Wixted), un bambino che ha perso i genitori. I sopravvissuti capiscono che la causa di tutto sono delle esplosioni solari, ma ciò non li aiuta molto.

La storia è abbastanza semplice e lineare: ai sopravvissuti capitano cose abbastanza prevedibili, compreso il tizio che frega loro il pick-up, ma le immagini desolate delle città abbandonate - compresa una Los Angeles deserta che richiama 1975: occhi bianchi sul pianeta Terra - sono piuttosto efficaci e il clima è cupo e pessimista, nonostante un finalino ottimista che sembra davvero attaccato con lo scotch. I personaggi sono descritti con credibilità e realismo, compresa la strisciante conflittualità tra i membri della famiglia Anders. La variante dei cani impazziti aggiunge un piccolo tocco horror che preannuncia un po’ Future Animals. In sostanza, niente di eccezionale, ma chi ama il genere “fine di mondo” potrà apprezzare. La sceneggiatura è di Lewis John Carlino, regista de I giorni impuri dello straniero. La regia è del capace John Llewellyn Moxey, la cui carriera si è svolta soprattutto in ambito televisivo, ma di cui si può ricordare, in ambito cinematografico, almeno il riuscito La città dei morti. Il cast è interessante. A parte il televisivo (e solido) Peter Graves, ci sono Verna Bloom (Il ritorno di Harry Collings) e Kathleen Quinlan (American Graffiti).