venerdì 28 ottobre 2011

Insidious


Oggi esce nei cinema Insidious, il nuovo film di James Wan, quello di Saw, per intenderci. Stavolta si occupa, sostanzialmente, di fantasmi e, se volete sapere cosa ne penso, potete leggere la recensione che ho scritto per MyMovies. Questo è il link alla recensione.

Qui sopra un’immagine dal film, con Lin Shaye in evidenza.

I Fantastici Quattro: tempo di anniversari


Sul sito fumettistico Lo Spazio Bianco sta per avviarsi la celebrazione del cinquantenario dei Fantastici Quattro. Questo è il link all’articolo di presentazione dell’iniziativa, scritto dal prode Davide Occhicone. Leggetelo perché vi troverete i dettagli della lunga celebrazione, che durerà per tutto il mese di novembre e anche oltre, rilasciando quotidianamente omaggi grafici (a comporre qualcosa di decisamente singolare) e articoli in tema. I collaboratori sono di primo piano e alcuni di loro sono già svelati nell’articolo di Davide: non li anticipo qui per non rovinare la sorpresa.

Ci sarà anche un mio modesto contributo alla causa il cui argomento, non sorprendentemente, è, per dirla in sintesi, “I Fantastici 4 al cinema”, inteso non nel senso di una descrizione dei film che i Fantastici Quattro vanno a vedere al cinema, se e quando ci vanno, né in quello di una descrizione del loro comportamento in una sala cinematografica, sempre se e quando ci vanno: è invece, anche qui non sorprendentemente, una trattazione dei film dedicati al quartetto. Magari quando esce lo segnalo anche qui. Però chi apprezza i Fantastici Quattro farà bene a fiondarsi all’istante sul link di cui sopra.

martedì 18 ottobre 2011

Recensione di Gordiano Lupi al Dizionario dei film horror


Gordiano Lupi - che colgo l'occasione per ringraziare - ha scritto una recensione alla nuova edizione ampliata e aggiornata del mio Dizionario dei film horror (Corte del Fontego). Se volete leggerla, la trovate qui.

Quella qui sopra è come sempre la gloriosa copertina del Dizionarione.

venerdì 14 ottobre 2011

Rosco e Sonny sui pattini


Sul numero 42 del Giornalino - quello attualmente in edicola - c'è una nuova avventura di Rosco e Sonny intitolata Sui pattini e, poiché un buon titolo non deve mai mentire (se non quando è utile che lo faccia), i due dinamici agenti vanno veramente sui pattini, sempre alla caccia di malviventi.

I disegni, come di consueto, sono dell'ottimo Rodolfo Torti e la sceneggiatura è mia (per l'esattezza,
Sui pattini è la centosettantottesima avventura di Rosco e Sonny che ho scritto: quando si dice la precisione, eh?). Buona lettura a chi deciderà di leggerla. Quanto agli altri, Amedeo Nazzari docet.

Qui sopra un paio di vignette.

mercoledì 12 ottobre 2011

The Museum of Wonders


Dell’esordio di Domiziano Christopharo nel lungometraggio - House of Flesh Mannequins - ho parlato nella nuova edizione del Dizionario dei film horror. Questo secondo film, The Museum of Wonders, conferma le qualità stilistica del regista in un contesto figurativamente più compatto e narrativamente più equilibrato. Il risultato è una affascinante rilettura felliniana di Freaks, senza la devastante potenza eversiva e la carica rivoluzionaria del film di Browning, la cui trama è nei fatti basilari simile, ma con una trasognata riflessività che rende il film comunque originale e interessante, ambientato com’è in una sorta di teatro-circo-cabaret dove vive una moltitudine di personaggi strani e curiosi.

Il nano Marcel (Fabiano Lioi) sta per sposarsi con Olimpia (Adele Tirante), ma ama la bella Salomè (Valentina Mio), che gli spilla soldi approfittando della sua passione e suscitando la gelosia della promessa sposa. Il rude e forzuto Sansone (Francesco Venditti) abbandona bruscamente l’amareggiata compagna per coltivare la relazione con Salomè e approfittare dei generosi lasciti di Marcel. Sansone si chiede però come mai Marcel sia così ricco. Quando scopre che si tratta della pingue eredità della nonna di Marcel, pensa a come impossessarsene assieme a Salomè. Il modo è semplice: Salomè dovrà sposare Marcel, con tutto quel che ne consegue. Ma l’avidità non potrà che portare dolore e sangue.

Un film singolare, sui generis, totalmente svincolato da mode e tendenze attuali e, anche per ciò solo, spavaldo e coraggioso, strano e affascinante. Rievocare un classico maledetto come Freaks è un progetto ambizioso. Cristopharo lo realizza enfatizzando il melodramma e accompagnandosi a celebri arie liriche che incrementano in modo naturale il pathos. Riletture, ispirazioni, citazioni e richiami sono rielaborati in modo autonomo e la cifra stilistica di Cristopharo si precisa ulteriormente acquisendo ancora maggiore personalità rispetto al già notevole House of Flesh Mannequins che, dalla sua, aveva l’efficienza e il fascino dei meccanismi horror oltre a un consistente tasso di erotismo. Costellati di aforismi taglienti e fulminanti che è sempre un piacere sentire - “Certo che la fortuna esiste. Altrimenti come potremmo spiegare il successo degli altri?” (Jean Cocteau); “Se non avessimo difetti, non proveremmo tanto piacere a notare quelli degli altri” (François de La Rochefoucauld) - i dialoghi accompagnano con forbita eloquenza le immagini cercando la profondità e talvolta trovandola. L’uso delle canzoni - con Giovanna, indimenticata protagonista della canzone italiana, in evidenza - è cruciale nell’aumentare lo straniamento teatrale e nel commentare il procedere ineluttabile del dramma. Quello che comunque più si nota è l’incessante ricerca di giochi visuali, ricchi di simbolismi surreali, di una raffinatezza che pone su un piano astratto e senza tempo la riflessione sulla marginalità e sulle differenze, sull’amara non omologabilità dei diversi che costituisce il tema centrale del film. Resta qualche compiacimento di troppo, qualche lungaggine un po’ narcisistica in cui il film si specchia su se stesso e sulla bellezza delle sue immagini tralasciando il ritmo narrativo e prolungando il tempo di proiezione oltre quanto sarebbe utile e oltre quanto un montaggio più serrato e meno compiacente suggerirebbe. In questo, è compartecipe l’impostazione teatrale della rappresentazione, che si svolge sostanzialmente tutta in interni per aprirsi simbolicamente all’esterno solo nel finale. Ma sono difetti di esuberanza che non inficiano la bontà dell’insieme.

Il cast è notevole anche nei ruoli di contorno, con più di qualche illustre cameo (Maria Grazia Cucinotta e Ruggero Deodato in evidenza). Maria Rosaria Omaggio è una presenza di rilievo, mentre Valentina Mio dà cattiveria e fascino al personaggio di Salomè, la cui avidità si direbbe disumana se non fosse in realtà sin troppo umana. Le fanno da contraltare un adeguato Francesco Venditti, in un ruolo ricco di sfumature, tutt’altro che tipizzato e il bravo Fabiano Lioi. Giampiero Ingrassia e il glorioso Venantino Venantini offrono sapienti prove d’attore in ruoli analoghi che fungono da collante alla storia, commentandola, seguendola e presentandola.

Gli spettatori del museo delle meraviglie vengono a vedere le stranezze, le stupefazioni della marginalità, della diversità. Gli spettatori di questo film, in un gioco di rimandi, si trovano nella medesima situazione, ma senza, forse, lo stesso senso di colpa: li aspetta un viaggio nell’insolito che difficilmente li deluderà.

sabato 8 ottobre 2011

Final Destination 5


Il nuovo capitolo di questa saga, ormai abbonata al 3D, è uscito ieri nei cinema italiani e chi vuole può leggere la mia recensione su MyMovies: si trova qui.

Qui sopra il buon vecchio Tony Todd in un'immagine dal film (Tony
Candyman Todd è presente, in un modo o nell'altro, in quattro dei cinque film della serie).

venerdì 7 ottobre 2011

Unfacebook


Questa volta diamo uno sguardo all’horror indipendente, caratterizzato da low-budget e ferma determinazione.

Dopo diversi cortometraggi horror e un lungometraggio di carattere religioso (Una vita nel mistero), il giovane regista pugliese Stefano Simone si dedica al thriller con Unfacebook, interamente girato a Manfredonia e tratto da un racconto (Il prete) di Gordiano Lupi. La storia percorre i desolati sentieri del disagio urbano cospargendoli di sangue.

Un bambino è testimone di un delitto a sangue freddo commesso da due giovani ai danni di un terzo. Anni dopo, un giovane prete svolge la sua missione in una zona popolare cittadina, trovandosi a confronto con indifferenza e miserie di quella realtà, sia insegnando a una classe di studenti svogliati e sviati sia raccogliendo torbidi segreti in confessionale. A un certo punto, la misura si colma e il prete prende a bersagliare i peccatori ricordando loro le colpe commesse. La conseguenza è un triplice e sanguinoso suicidio. Un commissario indaga pressato dal questore, mentre il prete prosegue nella sua opera e nasce una nuova misteriosa chat per i giovani chiamata Unfacebook, che è molto più di quel che sembra.

La buona volontà c’è e non mancano di evidenziarsi qualità soprattutto di regia, ma il film si scontra con alcuni difetti strutturali che ne minano in parte l’efficacia. Narrativamente, la materia sarebbe stata più adatta a un corto o mediometraggio, oppure, per essere adattata a lungometraggio, avrebbe avuto bisogno di un maggiore approfondimento di personaggi e situazioni. La sceneggiatura tralascia di curare la psicologia dei personaggi che restano appena sbozzati, anche quelli cruciali per la giustificazione del percorso narrativo. Non a caso, le sequenze migliori sono quelle di pura azione, svincolate dalle parole e dalle necessità narrative nelle quali la regia può dispiegarsi più liberamente: su tutte, quelle della aggressioni che punteggiano la fase centrale del film, risolte con buona tecnica e adeguata tensione. Superate le fasi introduttive ed esposte le premesse alla storia, infatti, il film acquista adeguati toni da incubo quotidiano e non mancano scene di suggestiva e crudele bellezza che dimostrano la buona mano di Simone. Le fasi espositive, con i loro lunghi dialoghi, sono in genere meno riuscite anche a causa di una recitazione non sempre all’altezza (un difetto, questo, endemico nelle produzioni indipendenti). Il film risulta quindi suddiviso tra sequenze raccontate quasi esclusivamente per immagini - generalmente efficaci e riuscite - e sequenze molto dialogate, meno centrate.

Lo spunto narrativo è interessante e richiama antichi e gloriosi precedenti nel cinema degli anni ’70 (da Pete Walker a diverso cinema italiano di genere) fondendoli con pulsioni "elettroniche" più aggiornate, ma, a parte lo schematismo caratteriale che riduce l’impatto e attenua il discorso morale, è sviluppato in modo talvolta sbrigativo. La soluzione dell’enigma - o meglio la traccia che porta alla soluzione - è un po’ tirata per i capelli, sembrando una scorciatoia semplicistica (basta una rivista di informatica per generare un sospetto) per arrivare al dunque.

Esteticamente, il film mostra segnali di ricercatezza. Il gioco con i colori trasfigura efficacemente la realtà, anche se è talvolta ripetitivo. La fotografia (dello stesso Simone) passa da un iperrealismo che tende volontariamente ad abbruttire e abbrutire a immagini più soffuse che ammantano di contorni sognanti il passato e altri aspetti del concreto: da segnalare la trasformazione quasi fumettistica di alcune sequenze urbane, figurativamente singolare e riuscita. L’uso della macchina a mano è talora eccessivo: asseconda la concitazione, ma la sottolinea sin troppo. L’ambientazione è molto azzeccata soprattutto nella scelta degli esterni, che accompagnano spesso con il degrado ambientale quello dell’anima. Tra gli interpreti si fanno notare per disinvoltura, in ruoli di supporto, Pia Conoscitore (anche coautrice della sceneggiatura) e Tonino Pesante, già protagonista di Una vita nel mistero. Da segnalare la musica di Luca Auriemma che dà alle immagini la giusta suggestione.

Nell’insieme un film non privo di pecche, ma che si fa vedere volentieri e le cui qualità segnano un ulteriore passo avanti nella maturazione del regista.