domenica 31 gennaio 2016

Flani (19) - La montagna sacra

Nella rievocazione del cinema che fu attraverso quel singolare manufatto che è il flano torniamo indietro nel tempo di oltre quarant’anni, all’epoca dell’imprevisto successo - di scandalo, per certi versi - del classico di Alejandro Jodorowsky, La montagna sacra. Per dare maggior forza al risalto critico avuto dal film e forse dare un alibi a chi voleva vederlo per i suoi aspetti per così dire exploitativi, il flano accoppia all’immagine pubblicitaria del film a un ampiuo estratto critico (del quale, peraltro, non viene indicata la fonte) che, non casualmente, evidenzia proprio gli aspetti controversi (nel senso di oggetto, o possibile oggetto, di controversia) del film.

Il manifesto è invece giustamente suggestivo e allusivo, criptico e abile nel non dare alcuna idea dell’oggetto del film. Film che, va da sé, è senz’altro da vedere. Quando lo vidi, all’epoca in cui uscì, ne rimasi affascinato, forse ancor più di quanto lo sarei adesso, perché la capacità di stupire dimostrata da Jodorowky sia nella messa in scena sia nella decisione di terminare con un finale sconcertante era perfetta per tempismo ed era giusta per un’epoca in cui le novità si susseguivano a gran ritmo.

Da allora non l’ho più rivisto, come non ho rivisto El topo, film antecedente, ma distribuito in Italia dopo, a ridosso del grande successo de La montagna sacra. Dovrei forse rivederli entrambi, ma parte della loro forza, mi sembra, era proprio nella capacità di spiazzare e di sorprendere che potrebbe diminuire nelle successive visioni. O forse no.


Jodorowky è diventato uno dei grandi desaparecidos del cinema. Ha fatto altri film (tra cui il bellissimo Santa sangre), ma troppo pochi rispetto a quelli che avrebbe voluto fare (e che sarebbe stato giusto avesse la possibilità di fare), schiacciato, come altri grandi autori, dalla miopia e dall'ignavia della produzione. Si è dedicato con successo alla scrittura (di libri e fumetti) e questo lo ha in parte compensato dei mancati film. Quando anni fa l'ho intervistato per Segnocinema mi è sembrato evidente di avere davanti un autore dalla personalità fortissima e sempre in ebollizione, di una creatività naturale che cercava solo gli sbocchi adatti e fortunatamente li trovava, anche se non sempre erano quelli che avrebbe voluto. Significativo quello che disse quella volta riguardo all'estrema libertà dell'autore di fumetti rispetto a quello di cinema: quello di fumetti, infatti, non deve preoccuparsi del costo di scenografie, costumi ed effetti speciali, sulla pagina tutto è possibile.

lunedì 4 gennaio 2016

The Vatican Tapes

 

Lo sapevate che in Vaticano, da molto tempo, tengono filmati e video che testimoniano possessioni demoniache? No? Io credo che non lo sappiano neanche in Vaticano. Comunque la didascalia iniziale di The Vatican Tapes, il contributo esorcistico di questa stagione cinematografica, ci informa brevemente sulla circostanza, come premessa dell'esposizione di un caso di possessione relativo a una giovane ragazza, Angela.

Il film è in uscita nelle sale italiane e chi vuole prepararsi leggendo la mia recensione scritta per MYmovies può trovarla cliccando qui.

Dai tempi de L'esorcista, il sottogenere che ne ha preso spunto ha percorso con maggiore o minore fortuna, ma con costanza il cinema horror: non ha prodotto il profluvio di film che hanno prodotto altri sottogeneri (tipo i film di zombie, davvero innumerevoli), ma non ha mai abbandonato il campo per motivi che probabilmente hanno a che fare con le paure inconsce più persistenti e profonde. In ogni caso, stavolta a occuparsene è il regista Mark Neveldine, per la prima volta da solo, e la posseduta di turno è Olivia Taylor Dudley, niente male la sua performance: alzi la mano chi se la ricorda in Chernobyl Diaries - La mutazione.

Qui sopra, Olivia in una scena dal film.