Il nuovo film di Stefano Simone rielabora e aggiorna le tematiche di un paio di famosi racconti di Edgar Allan Poe (Il barile di Amontillado e Il cuore rivelatore), accuratamente rivisitati nella sceneggiatura di Giovanni Casalino, anche protagonista del film.
Kevin (Giovanni Casalino), un giovane piuttosto sfaccendato, viene assunto per svolgere per una notte il ruolo di guardiano notturno in una scuola. Dovrà occuparsi di uno dei due plessi dell’istituto, mentre l’anziano Antonio (Tonino Potito) si occupa dell’altro. Kevin si mostra cordiale e servizievole, ma ha un preciso piano in testa. Mette fuori gioco l’anziano Antonio narcotizzandolo con un liquore “corretto” e poi invita l’amico Diego (Mr Carnacki), apparentemente per fare due chiacchiere. Diego lavora ai servizi sociali del Comune, ma è anche un grande appassionato di giochi di prestigio e di escapismo, alla Houdini. Kevin lo sfida invitandolo ad accompagnarlo in cimitero, nella notte, per fare i giochi che facevano un tempo. Diego si lascia convincere, non intuendo che si tratta di una trappola.
Alcuni difetti dovuti chiaramente a problematiche tecniche probabilmente insormontabili (la fossa è davvero troppo poco profonda per essere credibile in relazione al suo scopo) e un ritmo narrativo poco serrato non minano in modo decisivo la gradevolezza complessiva della visione che resta discreta soprattutto nelle fasi del confronto dialettico tra i due protagonisti, con l’interessante e "filosofica" insistenza sui trucchi di prestidigitazione e sulla capacità di Diego di liberarsi da ogni situazione di costrizione. Se l’ambientazione nell’istituto scolastico deserto ha una sua buona funzionalità, è quando il film, nella sua seconda metà, si trasferisce nel cimitero che Simone riesce a trovare le migliori atmosfere, sinistramente cupe e caratterizzate da significativi giochi di ombre e di luci. La storia è piuttosto semplice e la motivazione delle azioni del giovane protagonista è chiara sin dall’inizio, ma nel complesso la vicenda si lascia seguire con interesse, con qualche svolta di buon effetto, pur forse con un eccesso di spiegazioni nella parte conclusiva. La forte connotazione morale del confronto tra i protagonisti fornisce un supporto adeguato, se non sempre del tutto credibile, allo svolgersi dei fatti, così come è abbastanza riuscito il tono ambiguo della narrazione, sempre in bilico tra realtà e suggestioni soprannaturali, dando poi conto di tutto nella soluzione finale. Giovanni Casalino, in un ruolo oggettivamente difficile, si mostra a suo agio soprattutto nelle parti più discorsive e “leggere”. Il resto del cast è mediamente di buona efficacia, con una particolare menzione per il bravo Govanni Scopece nel ruolo del commissario. Come sempre, suggestive e appropriate le musiche di Luca Auriemma.