giovedì 16 dicembre 2010

Ultracorpo di Michele Pastrello


Il giovane regista Michele Pastrello si è fatto notare con un pugno di cortometraggi apertamente o perifericamente horror attirando l’attenzione di diversi critici e ottenendo importanti riconoscimenti in vari festival. Da ricordare almeno lo psycho-horror Nella mia mente e 32, in cui la tematica ecologica è sviluppata in modo assolutamente originale.

L’originalità dell’approccio caratterizza anche il suo nuovo lavoro,
Ultracorpo, che sin dal titolo richiama uno dei film più famosi del fantahorror (L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel), del quale viene mostrato un frammento in Tv, mentre il protagonista interpretato dal bravo Diego Pagotto lo guarda. Qui non c’è però una minaccia aliena venuta a spersonalizzare l’umanità: l’umanità ci pensa da sola a farlo.

Umberto è un perdente, rassegnato a una vita ai margini. Vive di lavoretti, ha una cura del corpo che sembra quasi futile vista la situazione, guarda al passato - la foto dei familiari - anche se è ancora giovane e, infine, si accontenta di freddi rapporti con una prostituta per “adempiere” alle sue funzioni sessuali. Poi, un giorno, un amico gli offre un lavoretto in nero: sistemare lo scarico del lavandino di un tizio, un “frocio”, gli spiega l’amico come se quel termine fosse di per sé sufficiente a classificare l’individuo. Umberto ne prova un’istintiva repulsione e rifiuta l’offerta. Ma in realtà non può rifiutarla: ha bisogno di soldi. Perciò alla fine ci va e l’incontro produce conseguenze inaspettate per entrambi i protagonisti.

Pur agendo in un contesto che sembra quello di un horror thriller convenzionale - per suggestioni e atmosfere - Pastrello si avvicina alla tematica in modo del tutto anticonvenzionale. Dipinge con tocchi asciutti ed efficaci le ragioni della violenza. Mostra senza enfasi come la solitudine e lo squallore dei rapporti umani generi l’incapacità di relazionarsi con gli altri, come se fosse parte di un processo di desensibilizzazione, di baccellizzazione, per restare nel tema de
L’invasione degli ultracorpi. E qui, in un radicale rovesciamento del film di Siegel, l’ultracorpo è quello dell’uomo “normale” e non c’è nessuna invasione: gli uomini - in buona parte - sono già così, lo sonbo diventati. Molto efficace è anche la percezione del diverso - in questo caso l’omosessuale, ma la cosa potrebbe applicarsi ad altre categorie - come un mostro: la sequenza dell’incubo, condotta magistralmente e unico momento classicamente horror del film, è esemplare in questo senso.

Positivo è anche il fatto che le cose non siano schematiche: c’è un buon approfondimento delle motivazioni psicologiche dei protagonisti, ciascuno dei quali ha un margine di ambiguità che gli evita di essere uno stereotipo. Forse manca il guizzo finale che, narrativamente, possa sorprendere senza percorrere un sentiero inesorabile ma in parte prevedibile. Però l’insieme rappresenta un nuovo e notevole passo avanti per Pastrello, ormai più che maturo per un lungometraggio.

Ottima la fotografia di Mirco Sgarzi, adeguata ai vari stati d’animo della storia. E notevole anche l’interpretazione degli attori, circostanza che nel cinema indipendente non è proprio usuale. In particolare Felice C. Ferrara riesce a tratteggiare con grande efficacia un ritratto sinuoso e sfuggente di un personaggio visto come “alieno” dalla controparte.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sembra interessante! Come si fa a vederlo?

Rudy Salvagnini ha detto...

Prova a tenere sott'occhio il sito del regista (http://www.michelepastrello.it): può essere che ci siano news al riguardo prima o poi, oppure puoi usare le informazioni di contatto per chiedere a lui com'è la situazione.