giovedì 1 maggio 2025

1485kHz (Se otto ore)

 


Michele Pastrello ha esordito ormai diversi anni fa con alcuni significativi cortometraggi horror - il primo è Nella mia mente - per poi addentrarsi progressivamente in un campo sempre più intimista e personale, ricco di riflessioni filosofico-sociologiche e, soprattutto, spirituali. Con il suo nuovo lavoro, 1485kHz (Se otto ore), Pastrello torna ad abbracciare pienamente il genere horror, di cui erano comunque rimaste qua e là tracce anche nei lavori più recenti. Lo fa senza comunque abdicare al ruolo che potremmo definire sociale e politico del suo cinema, sfruttando appieno una delle insopprimibili caratteristiche dell’horror, quella di essere il genere metaforico per eccellenza.

Una donna ha l’incarico di pulire e sistemare una casa in un paesino di montagna. Mentre viaggia in macchinaper arrivare al luogo di lavoro, un messaggio vocale del suo datore di lavoro - “la voce del padrone” - le ricorda bruscamente i suoi doveri con un gergo “aziendalese” protervo e minaccioso. Arrivata nella casa, la donna inizia il suo lavoro, ma si troverà ad affrontare i fantasmi di un passato che si perpetua nello sfruttamento dei lavoratori. 

Ben supportato dall’intensa interpretazione di Lorena Trevisan, anche produttrice e co-sceneggiatrice, che regge praticamente da sola la scena per tutta la durata del cortometraggio, Pastrello riflette ancora sui soprusi e sull’inumanità del mondo del lavoro, come aveva già efficacemente fatto in un suo precedente lavoro, InHumane Resources, qualche anno fa. E, come aveva fatto con un mirabile e provocatorio corto come Ultracorpo, Pastrello approfitta delle possibilità intrinseche del genere per trasportare lo spettatore dalla realtà quotidiana di una lavoratrice sfruttata al trascendente spettrale e amaramente pervasivo del potere padronale che sembra potersi perpetuare anche oltre i confini terreni. Con una narrazione asciutta e precisa, Pastrello mostra ancora una volta le sue capacità di narratore per immagini che riesce senza fatica a fare spesso a meno delle parole per affidarsi al potere evocativo di ciò che ci mostra.

Di grande qualità anche la fotografia (dello stesso regista) e come sempre, nei film di Pastrello, suggestivo e notevole l’apporto della musica (di Typos e Beat Mekanik).
Il titolo fa riferimento, come spiegato da Pastrello, agli studi sulla metafonia di F.Jürgenson,
Il film è visibile da oggi 1° maggio - data scelta non a caso - in VOD su Reveel.


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