The Substance, il nuovo horror di Coralie Fargeat, è al cinema da qualche giorno. Tra i tanti interventi e recensioni, chi vuole può adessso leggere anche l'approfondimento che ho scritto per MYmovies e che adesso è stato pubblicato. Basta cliccare qui ed essere quindi catapultati su quel sito specializato in tutto quanto è cinema.
lunedì 4 novembre 2024
The Substance
venerdì 25 ottobre 2024
Amicus - La storia cinematografica completa
giovedì 24 ottobre 2024
Terrifier 3
Tra qualche giorno esce al cinema Terrifier 3, nuovo episodio della saga horror che vede come protagonista il famigerato Art il clown. Il film è sempre diretto da Damien Leone e interpretato da David Howard Thornton nel ruolo del titolo. Chi vuole, può leggere qui su MYmovies la recensione che ho scritto per l'occasione.
mercoledì 16 ottobre 2024
Paperino e il nuovo hobby di Paperoga
Sul n. 3595 di Topolino, da oggi in edicola, c'è una mia nuova storia che si intittola Paperino e il nuovo hobby di Paperoga, sviluppata in 12 pagine disegnate maagistralmente da Valerio Held, con gli ottimi colori di Debora Grazio. Non aspettatevi Quarto potere, naturalmente: è una breve storiella che spero possa risultare divertente, con una dinamica (e forse un po' diversa dal consueto) interazione tra i due cugini, che, come si può immaginare, sono tra i personaggi che preferisco usare.
Questa, se non sbaglio, è la mia nona collaborazione con il prode Valerio: la prima dovrebbe essere stata Paperino e il pollice d'ascolto che ho scritto nel lontano 1989 (lontano, ma per me molto vicino) ed è stata pubblicata nel 1991. Speriamo di andare presto in doppia cifra.
lunedì 14 ottobre 2024
Cozzilla - Il mondo di Luigi Cozzi
mercoledì 2 ottobre 2024
Dellamorte dellamore
Tra breve verrà riproposto al cinema Dellamorte dellamore, a trent'anni di distanza dalla prima uscita. Il film rappresenta probabilmente il culmine del regista Michele Soavi in ambito horror ed è tratto da un romanzo di Tiziano Sclavi, creatore di Dylan Dog: non a caso l'interprete principale è Rupet Everett, il cui volto è stato preso a modello proprio per Dylan Dog. Chi vuole può leggere qui su MYmovies la nuova recensione che ho scritto per l'occasione.
martedì 17 settembre 2024
Non aprite quella porta
Nei prossimi giorni torna nelle sale Non aprite quella porta, il capolavoro di Tobe Hooper che nel 1974 segnò una nuova strada per il cinema horror. Chi vuole, può leggere su MYmovies la recensione che ho scritto per l'occasione.
martedì 20 agosto 2024
Zio Paperone e l’inutile statuetta su Zio Paperone n. 74
Sul numero 74 (agosto 2024) di Zio Paperone, attualmente in edicola, c’è una mia vecchia storia, Zio Paperone e l’inutile statuetta, originariamente pubblicata su Topolino n. 1705 del luglio 1988 e poi più volte ristampata. Ai disegni, magistrale come sempre, il grande Giorgio Cavazzano. Qui viene presentata sotto la gratificante egida di Storia Superstar e le viene dedicato un servizio di presentazione scritto da Marco Travaglini (che ringrazio per l’attenzione). Non capita spesso (anzi, non capita quasi mai) che venga riservata qualche elaborazione critica al mio lavoro disneyano e per questo lo segnalo volentieri, anche perché è un servizio, pur breve, ma ricco di spunti e di riflessioni interessanti anche per il lettore occasionale. Era quello un periodo in cui mi piaceva lavorare sulla struttura delle storie alla ricerca di risvolti originali e di una narrazione il più delle volte sincopata e, nei miei auspici, brillante. In questo caso, come risulta evidente, l’intenzione era raccontare una storia semplice, curiosa e volutamente circolare che consentisse un siparietto significativo a ciascuno dei personaggi del mondo dei paperi. Era praticamente l’inizio - il vero inizio lo situo nella storia Paperino e i fulmini spiazzanti dell’anno precedente, ma siamo lì - di un periodo molto fertile in cui, per varie circostanze, mi sono sentito più libero di creare e ho dato fondo alla mia inventiva. Pertanto, chi vuole leggersi quella che ritengo una storia simpatica e riuscita sa dove trovarla.
sabato 17 agosto 2024
Il Dizionario dei film catastrofici sul Corriere Veneto
All'interno del Corriere Veneto (inserto locale del Corriere della Sera) è pubblicata oggi l'intervista che mi ha fatto il gentilisimo Francesco Verni (che ringrazio molto), incentrata sul Dizionario dei film catastrofici (Bloodbuster) da poco uscito e che, se vi interessa un po' l'argomento, vi consiglio, assai disinteresatamente, di leggere.
martedì 30 luglio 2024
I mercoledì di Pippo: Alla ricerca dell’ignoto
Sul numero 3584 di Topolino, in edicola da domani, c’è un nuovo episodio della mia serie I mercoledì di Pippo, intitolato Alla ricerca dell’ignoto. È il secondo episodio consecutivo a comparire su Topolino, dopo quello della settimana scorsa (Topolinia Party). Non era mai successo, nella lunga (e, dico io, gloriosa) storia di questa serie. Di certo posso dire però che non ci sarà il terzo episodio consecutivo (dato che ho sbirciato le storie della prossima settimana). Questa volta, a differenza del precedente, è un Mercoledì di stampo tradizionale, perfettamente aderente alla struttura consueta. Pippo è un insigne scienziato alla ricerca di creature strane e Topolino è il suo tremebondo assistente, ma, come sempre, le sorprese non mancheranno tra un colpo di scena e l'altro. E, mi auguro, non mancherà nemmeno il divertimento. Ai disegni questa volta c’è il bravissimo Marco Mazzarello, che si scatena con notevole inventiva grafica. I colori, molto espressivi, sono di Martina Andonova. Con Marco Mazzarello ho collaborato diverse volte in passato (ricordo con piacere, per esempio, l’epico Pippo e Horsazio… il mostro galattico mai sazio e, naturalmente, Nelle segrete più segrete che fu l’ultimo Mercoledì di Pippo che scrissi prima della pausa) e mi ha fatto molto piacere tornare a collaborare con lui proprio con un Mercoledì. Speriamo che ci siano in futuro molte altre occasioni.
mercoledì 24 luglio 2024
Dizionario dei film catastrofici - Intervista su Digital Dreamscape
Chi vuole leggersi una lunga intervista principalmente sul Dizionario dei film catastrofici, ma in realtà ad ampio raggio, può andare su Digital Dreamscape a questo link: troverà l'intervista che mi ha fatto il gentilissimo Gianfranco Staltari, che ringrazio molto.
I mercoledì di Pippo: Topolinia Party
Sul n. 3583 di Topolino, in edicola da oggi, compare un nuovo episodio della serie I mercoledì di Pippo, che ho creato ormai tanto tempo fa. Con le sue 22 pagine è uno degli episodi più brevi, giustamente corto per tentare di evitare lungaggini e tempi morti. La storia, come vedrà chi la leggerà, ha una struttura piuttosto incosueta, anche per i Mercoledì, che tendono per natura a essere un po' inconsue
ti. Un ensemble piuttosto bizzzarro di personaggi caratterizza la vicenda imperniata su quello che Pippo definisce un colpo di scena straordinario. Ma lo dice lui, badate bene, e sappiamo che di colpi di scena di riserva è come al solito ben provvisto e disposto a utilizzarli.
Per la sua stessa natura e per il fatto d'essere quasi tutta ambientata in interni non era una storia facile da disegnare e non avrei voluto essere nei panni di chi aveva ricevuto tale compito. Luca Usai, con cui collaboro per la prima e spero non ultima volta, ha fatto un lavoro meraviglioso con ambienti e personaggi riuscendo a dare vivacità alla vicenda e ad assecondarne e valorizzarne le peculiarià. E mi preme sottolineare anche gli ottimi colori di Chiara Bonacini.
In un numero dominato da storie e autori importanti spero che questo Mercoledì possa rappresentare, nel suo piccolo, un'oasi di spensierato divertimento.
martedì 23 luglio 2024
Nero criminale - Intervista su Cinemonitor
Nero Criminale - Il cinema di Pete Walker (Profondo Rosso) è il libro che ho scritto assieme a Fabio Zanello e che ripercorre l'intera carriera del cineasta britannico.
Segnalo con piacere a chi fosse interessato l'intervista a due voci (quella appunto di Fabio Zanello e la mia) condotta dall'illustre Marco Chiani, che ringrazio molto. L'intervista è pubblicata su Cinemonitor e chi vuole leggerla non ha che da clicccare qui.
lunedì 22 luglio 2024
MaXXXine
Mercoledì 21 agosto uscirà al cinema MaXXXine di Ti West, terzo e probabilmente conclusivo film di una brillante trilogia che ha visto come primi due capitoli X - A Sexy Horror Story e Pearl tutti e tre con insuperabile protagonista Mia Goth. Chi vuole può leggere su MYmovies la recensione che ho appositamente scritto.
sabato 20 luglio 2024
The Well
Il 1° di agosto esce al cinema The Well, il nuovo horror di Federico Zampaglione. Chi vuole prepararsi leggendo cosa ne penso può andare qui, su MYmovies, e leggere la mia recensione.
martedì 16 luglio 2024
Cieco sordo muto
David è un affermato scrittore con la caratteristica di essere cieco, sordo e muto. Intende scrivere un nuovo romanzo e la location adatta viene individuata in una villa solitaria dove lo scrittore si installa con la fedele coppia di assistenti, Pio e Simona, che lo segue e supporta da tempo. David scrive di buona lena, ispirato dal luogo, ma proprio il luogo, nei sotterranei, nasconde dei segreti oscuri che non tardano a riverberare il loro malefico influsso sulle tre persone che sono venute a dimorarvi. Con conseguenze, ovviamente, orribili.
All’origine c’è un racconto di H.P. Lovecraft, uno dei suoi racconti che possiamo definire minori, ma non per questo privo di interesse, anzi: in poche pagine presenta infatti una situazione particolare e la porta a una conclusione per certi versi sorprendente e metafisica. Lorenzo Lepori e il suo esperto collaboratore Antonio Tentori adattano il racconto prendendone gli spunti più significativi e immergendoli, soprattutto dopo la fase iniziale preparatoria, in quell’humus fatto di sangue e di torbido erotismo che è stato proprio dell’horror italiano degli anni d’oro, un horror che è chiaramente uno dei punti di riferimento principali di Lepori, come dimostra la sua ormai ricca filmografia.
Se la prima parte del film, nel presentare l’inconsueta figura dello scrittore cieco, sordo e muto, si prende i suoi tempi e procede a un ritmo rallentato per descrivere in modo preciso il particolare modus operandi dell’uomo e la sua calibrata interazione con i suoi assistenti, una volta definita la situazione la storia si inabissa nella profondità di una fase mediana in cui le parole perdono di centralità e sono le immagini a farla da padrone in lunghe sequenze onirico-erotiche caratterizzate da efficaci giochi di colori e supportate da musiche suggestive in un insieme capace di creare un’atmosfera significativamente morbosa e torrida.
La parte conclusiva è ricca di sangue e violenza in un crescendo di buona spettacolarità che mantiene le connotazioni tipiche del cinema di Lepori e incorpora, tra mostri tentacolati e oscure e sfuggenti presenze, il più tipico immaginario lovecraftiano che risulta quindi ben richiamato e presente. Meno riuscite appaiono forse alcune svolte narrative un po’ forzate e sbrigative, meramente funzionali, con personaggi secondari appena abbozzati, ma nell’insieme il film tiene e intrattiene, rappresnetando un nuovo convincente capitolo nella crescita autoriale del regista.
David Brandon, tra le sue molte qualità, è una figura iconica dell’horror italiano (Deliria, Le foto di Gioia e altri ancora sino al relativamente recente Neverlake) per cui la sua presenza è di per sé un valore aggiunto a livello di puro carisma. Ma è anche e soprattutto attore finissimo e di grande espressività: la sua efficace e sentita interpretazione dà alla figura del protagonista uno spessore e una credibilità notevoli di cui il film si avvantaggia sensibilmente. Un’intensa Simona Vannelli e un sofferto Pio Bisanti, attori ricorrenti nel cinema di Lepori, lo supportano con bravura e dedizione.
lunedì 15 luglio 2024
Muse Comes Home
Muse Comes Home è un nuovo cortometraggio horror prodotto da Massimo Bezzati, Horror Dipendenza, Massimo Costante, Cronenter Films, scritto da Stefano Fantelli e diretto da Claudio Chiaverotti. L’ambientazione, come ci informa la voce narrante di Carlo Lucarelli, è nel paesino montano di Borgo Mascherato, definito come tenebroso e solare al tempo stesso, "come nelle pellicole di Pupi Avati". Una giovane coppia - Musa (Roberta Di Somma) e Julian (Matteo Pasquini) - deve affrontare le conseguenze sociali del terribile contagio di un virus che riduce gli esseri umani a qualcosa di simile agli zombie, con annessi istinti violenti: insomma, quella che in campo cinematografico siamo abituati a definire zombite acuta. I due, in fuga tra gli infetti, vengono separati e solo Julian riesce a tornare a casa, nella speranzosa attesa che anche la partner riesca a farlo. Ma in quali condizioni tornerà?
Claudio Chiaverotti è un apprezzato sceneggiatore di fumetti: tra le sue collaborazioni principali spicca quella al celebrato Dylan Dog, fumetto horror per eccellenza. Chiaramente conosce bene la materia e sa raccontare per immagini in modo compiuto ed efficace. La struttura narrativa della sceneggiatura di Stefano Fantelli (anche lui abile ed efficace sceneggiatore ben noto in campo fumettistico) è articolata e abbastanza complessa, per cercare di rendere più interessante e meno prevedibile il racconto sino alla conclusione che riserva una piccola sorpresa, almeno rispetto alle aspettative. Citazioni e rimandi non mancano, dallo “zombie” vestito da clown al pappagallo che dice “mai più” e la riflessione finale sul ruolo di infetti e “normali” presenta alcune sfumature interessanti. La situazione nel suo complesso non riesce a evitare una sensazione di déjà vu per la quantità di film che hanno affrontato le cosiddette apocalissi zombie, ma la durata contenuta e la vivacità delle riprese e del montaggio aiutano a rendere gradevole la visione. Efficace la fotografia di Leopoldo Susio.
L’interpretazione dei due protagonisti è di buona funzionalità e la presenza del carismatico Lucarelli è un sicuro plus.
Dizionario dei film catastrofici
Oggi è il giorno ufficiale di uscita del Dizionario dei film catastrofici (Bloodbuster Edizioni, 306 pagine + 32 pagine di illustrazioni a colori, € 29), il mio ultimo libro (sino ad ora, non ho in programma di fermarmi del tutto). Dopo il Dizionario dei film horror è un altro dizionario, dedicato a un genere diverso, ma comunque, per me, affascinante. Come potete immaginare, il format del dizionario, benché sia un po’ faticoso nella realizzazione, mi piace molto e per questo lo uso volentieri. Posso però annunciare che non ne farò altri, proprio perché si tratta di imprese un tantino sfibranti: possibile e sperabilmente probabile che in futuro faccia un altro aggiornamento del dizionario horror, ma tant’è. Parliamo comunque di questo, visto che è appena uscito e a guardarlo si presenta molto bene, anche dal punto di vista editoriale. Qualcuno, tempo fa, si è lamentato che il corpo dei caratteri del dizionario horror era troppo piccolo: posso assicurare che in questo caso tale eventuale problematica è del tutto assente e la massima leggibilità è assicurata. Dopo una introduzione nella quale traccio in linea di massima la storia di questo genere così particolare, ci sono le schede dedicate ai singoli film, piuttosto articolate e corpose. I film, se non ho sbagliato a contarli, sono 434. Dovrebbero esserci più o meno tutti quelli usciti in Italia (qualcuno mi sarà sicuramente sfuggito, chiedo venia anticipatamente) più una selezione di inediti di particolare interesse. Nelle pagine introduttive do anche conto dei criteri utilizzati per la definizione dei limiti del genere e quindi per l’inclusione o l’esclusione dei film. Come per tutti i generi, infatti, ci sono zone grigie e confini labili per cui se film come Terremoto o L’inferno di cristallo sono chiaramente catastrofici ce ne sono altri - classico esempio quello di Swarm - che possono sembrarlo, ma (per me e per molti altri) non lo sono. Ma è inutile discuterne: rimaniamo nel campo di una informata opinabilità e come al solito consiglio agli interessati di godersi quello che c’è nel dizionario senza rimpiangere ciò che secondo qualcuno avrebbe dovuto esserci.
Il fascino per la distruzione osservata dal sicuro del proprio salotto o di una sala cinematografica è indubbio e ha sempre esercitato il suo influsso sugli spettatori, facendo del genere catastrofico un genere molto popolare e costante nel tempo, soprattutto una volta che, negli anni ’70, ne è stata codificata la formula (ma resterete forse sorpresi nel vedere quanti film catastrofici sono stati realizzati prima di quel periodo). Io ho sempre subito quel fascino, almeno a partire da quando, bambino, ho assistito a Esperimento I.S. il mondo si frantuma, che mi rimase assolutamente impresso. Lo vidi nel medesimo cinema parrocchiale in cui vidi Fluido mortale, il film che mi causò la passione per il cinema horror.
Di questi 434 film, naturalmente, parecchi sono bruttini, come capita in tutti i generi, ma parecchi sono comunque interessanti e molti sono belli. I capolavori da cinque stellette, a mio avviso, sono soltanto sei, ma questo significa poco in una valutazione complessiva del genere: ciò che conta è la peculiarità delle situazioni presentate e della tipologia drammaturgica. In questi termini, il genere catastrofico ha una sua chiara identità originale e merita una trattazione critica specificamente dedicata. Ai lettori comunque, come sempre, il giudizio.
Il libro è disponibile presso Bloodbuster (anche in una conveniente combo con l’interessantissimo Continuavano a chiamarli Bruce Lee di Andrea K. Lanza e Manuel Leale, sui cloni di Bruce Lee), in tutte le librerie virtuali (Amazon e le altre), oltre che, immagino, in quelle fisiche.
martedì 9 luglio 2024
When Evil Lurks
Tra breve uscirà al cinema When Evil Lurks, il nuo horror del regista argentino Demián Rugna. Vi consiglio di non perderlo. Chi vuole può leggere qui la recensione che ho scritto per MYmovies.
lunedì 8 luglio 2024
Immaculate - La prescelta
Tra pochi giorni esce al cinema un nuovo horror ecclesiastico, Immaculate - La prescelta. La protagonista è Sydney Sweeney e chi vuole può prepararsi alla visione leggendo qui la recensione che ho scritto per Mymovies.
venerdì 28 giugno 2024
A Quiet Place - Giorno 1
Ieri è uscito al cinema A Quiet Place - Giorno 1, terzo episodio di una serie di notevole successo. Si tratta in sostanza di un prequel che ci racconta cosa è successo nel primo giorno dell'invasione aliena. Chi è interessato può leggere qui la recensione che ho scritto per MYmovies.
venerdì 7 giugno 2024
Nero criminale - Il cinema di Pete Walker
Nel corso degli anni ho scritto molto su Pete Walker, dagli articoli monografici su Aliens (1980) e Segnocinema (2002) al corposo capitolo che gli ho dedicato su Il cinema dell'eccessso volume 1. Ma è un regista così interessante che di cose da scrivere ce ne sono sempre. Ecco quindi questo nuovo libro, Nero criminale - Il cinema di Pete Walker, appena uscito per Profondo rosso. L'ho scritto assieme a Fabio Zanello: ci siamo divisi equamente gli spazi fornendo due sguardi diversi su un autore particolare come Walker. Dopo un capitolo introduttivo che ripercorre tutta la carriera di Walker, c'è la seconda parte che si focalizza sui film più importanti. Penso che possa esssere un utile contributo a chi vuole approfondire il cinema di Pete Walker, ma naturalmente il giudizio finale spetta sempre ai lettori.
venerdì 31 maggio 2024
L'esorcismo - Ultimo atto
Ieri è uscito al cinema L'esorcismo - Ultimo atto, un nuovo horror firmato da Joshua John Miller, figlio di Jason Miller che interpretò il tormentato padre Karras nel classico L'esorcista di William Friedkin. Si tratta di un horror metacinematografico,nel quale quindi si racconta la tribolata realizzazione di un horror esorcistico. Il protagonista è Russell Crowe, reduce da L'esorcista del papa (ma questo film è sttao girato prima) e chi vuole può andare su MYmovies e leggere la mia recensione.
martedì 28 maggio 2024
La Banda sul Messaggero dei Ragazzi n. 1097
Un nuovo episodio della Banda - la serie di cui scrivo i testi dal momento della sua anscita nel 2016 - è pubblicato sul numero 1097 (giugno 2024) del Messaggero dei ragazzi, ormai in distribuzione. Si intitola Senza studiare e concerne quello che può essere definito un sogno proibito di ogni studente (almeno il mio, ai tempi, lo era) e cioè quello di andare bene a scuola anche senza studiare. Come scoprirà il pur puntiglioso e determinato Billy (chiaramente il più discolo del gruppo) nonostante l'impegno e la fantasia il proposito non è per nulla facile da raggiungere. Né, diciamo pure, è auspicabile che lo sia. Come sempre, c'è infatti un insegnamento da trarre dalla storia, pur nell'ambito di un fumetto che vuole soprattutto divertire.
Ai disegni questa volta c'è Isacco Saccoman e devo dire che sono rimasto davvero impressionato. Sempre stato bravo, ma stavolta si è decisamente superato dimostrando grande fantasia anche nella composizione della pagina e nell'interpretazione del testo, con trovate grafiche che hanno aggiunto molto e bene. Complimenti vivissimi. Ottima e inventiva anche la colorazione di Simone Arena.
venerdì 24 maggio 2024
Bob Dylan 83
Com'è tradizione di questo blog, in questa giornata si fanno gli auguri a Bob Dylan che compie 83 anni ed è sempre in grande forma. In questa annata non ci sono particolarui novità discografiche da segnalare se non il bellissimo Shadow Kingdom, in cui tra le molte cose Dylan riesce a reinventare in modo mirabile un super classico come Forever Young. Le performance del disco si riferiscono al 2021, ma il disco è uscito nel luglio 2023 per cui può rientrare nel bilancio di quest'annata. Dylan continua imperterrito la sua infinita tournée in gran parte dedicata al suo ultimo disco di inediti. l'imperdibile Rough and Rowdy Ways. La speranza è sempre quella di vedere un nuovo disco, naturalmente, ma al momento non se ne parla. Si parla molto invece del film biografico le cui riprese sono in corso attualmente. Vedremo come sarà, non ne sentivo la mancanza, per la verità. Per il momento, auguroni a Bob Dylan.
domenica 19 maggio 2024
Carcere modello: i dialoghi originali
Faccio seguito al post di qualche tempo fa per pubblicare alla fine i dialoghi originali di Carcere modello. Magari interessano a pochissimi, ma comunque è il caso di farlo, dopo tutto. I dialoghi nuovi, per la verità, non è che fosssero "brutti", semplicemente in diversi casi non erano i miei. Per la vicenda di Carcere modello leggete il post del 29 aprile. Questi sono i testi originali per chi vuole fare una collazione (non cappuccino e brioche, ma un confronto tra questi testi e qqueli pubblicati).
testo
pagina 1
vig. 1
E poi non c'è nessuna difficoltà a parlare con il Presidente. E' un colpo fortunato per la mia carriera: non capisco perché le mie mani debbano sudare tanto...
2
Il Presidente l'attende
3
Oh, eccola finalmente. Ha portato quelle carte da firmare? E' una procedura poco usuale, lo so, ma questo è un caso un po' diverso. Una spesa di milioni di dollari per... per...
4
Un nuovo tipo di carceri.
5
Non le hanno dato niente di personale per me?
6
a - Oh, ecco qui. Mi scusi... mi hanno detto di consegnargliela personalmente.
b - Più personalmente di così!
7
Bene. Si apre una nuova era in materia penale!
8
a - Non più la quantità, ma la qualità. Lei dev'essere orgoglioso di avere una parte in tutto questo, Smithewesson.
b - Lo sono, signore. Lo sono senz'altro.
pagina 2
1
DID. Qualche tempo dopo, in una cittadina del Sud degli Stati Uniti, il Tigre sta perdendo troppi soldi.
Non è possibile perdere sempre. Qui c'è qualcuno che bara!
2
DID. Lo sceriffo MacNamara viene a godersi lo spettacolo di una probabile rissa.
Sento che qualcuno farà presto visita a Porky Pine!
3
DID. Ted Hollyfay, giornalista. Viene dalla città per fare un servizio sul colore locale.
Barista, dammi un genziana-drink... immantinente!
4
Senti un po', amico... vorresti avere la cortesia di servirmi?
5
Ehi, guarda Tigre! Gli esce una carta dalla manica!
6
a - TI INSEGNERO' IO A BARARE!
b - Era uno scherzo! Volevo proprio vedere quando te ne saresti accorto!
7
Okay. Se non mi vuoi servire sopporterai le conseguenze. C'è lo sceriffo qui in sala!
8
Idiota, idiota, idiota. Sono completamente idiota... quella lepre... idiota...
pagina 3
1
a - Sceriffo, il barman non...
b - Non rompere. Non vedi che ho da fare?
c - BRUTTO MAIALE!
2
DID. Sam Spleen, il predestinato, fa il suo ingresso in sala.
3
Un incidente, presto! Aiutatemi, devo tornare là!
4
a - Li guardi, la prego. Bambini! Non sono altro che bambini scemi! Ma lo dirò nel mio giornale, non temano...
b - La ringrazio di avermi dato retta...
5
a - Ho bisogno d'aiuto immediato...
b - Oddio, anche lei vuol essere aiutato! Ma siete tutti uguali! Se aiutassi tutti quelli che me lo chiedono sarei messo davvero male.
6
Sceriffo, presto! Ho bisogno di lei...
7
a - sceriffo...
b - Che c'è ancora?
c - Era tutto... uno scherzo...
8
a - Venga subito: c'è stato un incidente. E' una questione di vita o di morte...
b - Tutto è questione di vita o di morte. Ripassi tra mezz'ora.
9
a - E' troppo tardi tra mezz'ora. Mia moglie sta morendo.
b - Tutte stronzate.
10
DID. Installazione del carcere modello della città. Porky Pine, il vecchio secondino, osserva attonito i progressi della tecnica.
Mah... non capisco perché spendere tutti questi soldi per i criminali. Sono 40 anni che faccio questo mestiere e ne ho visti di brutti ceffi, ma sapevo come trattarli... non c'è bisogno di tutta questa tecnica...
pagina 4
1
2
Tutti così, i cittadini... credono di poter fare i padreterni dappertutto. Solo perché sono istruiti...
3
Dunque, cominciamo col riempire il modulo... prima cosa, sempre riempire il modilo...
4
a - Come ti chiami?
b - La prego, devo tornare da mia moglie... c'è il rischio che muoia... perdeva sangue...
5
Ho chiesto il tuo nome, bastardo!
6
Mi chiamo Samuel Spleen e farò qualsiasi cosa se mi lascerà tornare da mia moglie.
7
Vuoi corrompermi, eh?
8
DID. Le imputazioni.
Aggressione a pubblico ufficiale e tentativo di corruzione aggravato dalla confusione mentale dovuto all'uso di droghe pesanti. Ti droghi, eh?
9
DID. Il Tribunale Espresso. L'ultima novità della tecnica per ovviare alle lungaggini delle corti umane. Nella sua memoria c'è tutta la legislazione esistente e gli ultimi duecento anni di giurisprudenza.
Gran bella cosa, la tecnica.
10
DID. In un minuto e otto secondi, la sentenza...
Pensa che a Washington ce n'è uno che riproduce tutta la corte, giudice e giurati compresi. Tutti automatizzati.
pagina 5
1
Un anno a gradazione 6. Bevete GEROCOLA.
DID. Pubblicità obbligatoria.
2
DID. Porky Pine prende possesso della sua nuova attrezzatura. Il quadro comandi con la gradazione della pena: da 1 a 90, dalla ramanzina alla pena di morte.
Chissà cosa vuol dire quella sigla "P & P" vicino al 90! Nessuno mi ha detto niente e dovrei aspettare una pena di morte per saperlo.
3
DID. Un arrivo al carcere di Porky Pine.
a - C'è da firmare questa carta, Porky. Hai una penna?
b - Certo. L'ho tenuta in mano tutta la mattina per l'ansia.
c - Che schifo. Sarà tutta sudata.
4
Signore, non sono un criminale. C'è stato un banale equivoco e quel brav'uomo dello sceriffo ha creduto che volessi importunarlo. In realtà sono stato vittima di un incidente e devo correre a soccorrere mia moglie...
5
Senta, posso anche crederle, ma non è compito mio liberarla. Io sono il secondino e custodisco i prigionieri... se vuole fare reclamo, le manderò l'apposito modulo.
6
a - E poi badi che lei è il mio primo prigioniero con le nuove carceri e non la lascerei andare via nemmeno se fosse il Presidente!
b - P-potrei avere uno di quei moduli?
7
No. Li ho finiti.
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Un anno a gradazione 6... però potrebbe essere a gradazione 90. Con quella faccia da criminale e quella storia assurda che racconta... sarà di certo uno psicopatico incallito, pluri-omicida.
9
Un sovversivo, magari. E poi lo dice anche quella famosa massima giuridica: "Meglio un innocente morto che un colpevole libero"!
pagina 6
1
DID. Gradazione 1: Branda con materasso a molle e due coperte. Lenzuola. TV a colori e impiant stereo con radio a onde corte, medie e trasversali. Tavola in legno, sedia a sdraio, biblioteca. Ampia finestra fasulla con veduta sulle cascate del Niagara.
2
Non reagisce, crede di potermi ignorare. Ha bisogno di un brusco cambiamento che lo porti ad aggrapparsi ai privilegi che gli scivoleranno via via dalle mani.
3
DID. Gradazione 25: Amaca. TV in bianco e nero con due soli canali (uno disturbato). Mangiadischi con decalcomania del Presidente. Psico-rock a getto continuo (sempre lo stesso pezzo). Biblioteca di un solo volume ("Le mie prigioni"). Finestra stile condominio. Riproduzione di quadro cubista.
Potrei di nuovo chiedergli i moduli.
4
L'amico è sempre passivo.
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Meglio andare sul pesante.
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DID. Gradazione 70: Penombra. Pagliericcio. Brocca con acqua fredda. Qualche ragnatela sintetica e qualche goccia di umidità stile imitazione piombi di Venezia.
Doveva essere una vacanza. Ed è diventato un incubo.
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E' il potere... è il potere...
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Forse vogliono farmi uno scherzo. Magari sono andati a soccorrere mia moglie e all'uscita me la faranno ritrovare sana e salava... le risate che ci faremo...
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No. Non può essere morta. Morta. Non possono uccidermi. Mi faranno uscire e rideranno della mia paura.
10
E' l'ora... la mia prima condanna a morte con le nuove carceri... e vedrò finalmente cosa significa P & P…
pagina 7
1
DID. Livello P & P. Cessazione di ogni altro effetto.
Rideremo... insieme... io e lei. Domani...
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DID. E, a poco a poco, le tenebre.
3
DID. E infine quello che Porky Pine, nella sua limitata cultura, non può comprendere: IL POZZO E IL PENDOLO.
4
DID. Sam Spleen morì dopo aver sperato sino all'ultimo. Sua moglie, soccorsa da un automobilista di passaggio, lo maledisse sino alla morte, avvenuta dopo parecchie decine d'anni di matrimonio felice con quell'automobilista. Pensò sempre che Spleen l'avesse abbandonata per un'altra donna.
5
DID. Lo sceriffo MacNamara fu ucciso dal Tigre per aver detto una battuta sui preti. Il Tigre era sempre stato molto religioso... sulla sedia elettronica si fece il segno della croce, prima di morire.
6
DID. Hollyfay fu linciato da una folla inferocita dopo essere stato sorpreso a dare caramelle a un bambino. Un suo libro di poesie postumo divenne un best-seller.
7
DID. Smithewesson fu fregato dal suo arrivismo e adesso fa il magazziniere.
Dove diavolo ho sbagliato?
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DID. Il Presidente vive in un ranch texano meditando su un antico proverbio tibetano, dato che è diventato molto riflessivo da quando è stato messo sotto accusa.
Un sorriso sincero è più raro della giada nei ruscelli montani...
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DID. FINALE E questo è tutto. Che altro dire? State attenti al potere e a dove fate le vacanze, perché, se voi volete riposarvi, non è detto che anche gli altri lo vogliano.
giovedì 16 maggio 2024
Abigail
Oggi esce al cinema un nuovo horror, Abigail, realizzato dallo sperimentato duo Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett. Chi vuole, può leggere la recensione che ho scritto per MYmovies cliccando qui.
venerdì 10 maggio 2024
La profezia del male
Ieri è uscito al cinema un nuovo horror intitolato La profezia del male, ma il cui titolo originale, Tarot, ci dice di più sul suo contenuto, avendo infatti a che fare con i tarocchi, nientemeno.
Se vi interessa leggere la recensione che ho scritto per MYmovies non avete che da clicccare qui e andare su quel sito.
martedì 7 maggio 2024
La Banda sul Messaggero dei Ragazzi n. 1096
All'interno del numero 1096 del Messaggero dei Ragazzi (quello attualmente in distribuzione) c'è una nuova avventura della Banda, la serie a fumetti che scrivo da un po' di anni. Si intitola Il tesoro e vede i ragazzi della Banda alle prese con una notevole quantità di soldi trovati per terra all'interno di una busta. Che farne? Dovarnno decidere sulla base di alcuni concetti fondamentali, il primo dei quali è certamente che i soldi non hanno nome, ma un altro, non secondario, è anche, per dirla con Bob Dylan, che "my loss will be your gain" (e soprattutto viceversa). Naturalmente, sempre con l'intenzione di intrattenere e divertire, oltre che, se possibile, far pensare un poco.
Ai disegni in questo episodio c'è la bravissima Giorgia Catelam, componente sin dall'inizio del team creativo che sta alla nase della serie: anche stavolta mostra in pieno le sue doti con disgeni dinamici e molto espressivi.
Per gli amanti delle statistiche possso segnalare che questa è la trentacinquesima storia della Banda, la cui epopea, se così si può definire, è cominciata sullo storico numero 1000 del Messaggero dei Ragazzi, nel 2016. E speriamo che duri ancora per un bel po'.
lunedì 29 aprile 2024
Carcere modello: breve storia di una breve storia
È in edicola (io non l’ho ancora trovato, ma dovrebbe esserci), un meritevole volumetto edito dall’Editoriale Cosmo e dedicato a Smalto & Jonny, personaggi creati da Giorgio Pezzin ai testi e Giorgio Cavazzano ai disegni. In appendice due storie “libere”, per così dire. Una di queste è Carcere modello, scritta da me e magistralmente disegnata da Giorgio Cavazzano. Questa è, in linea di massima, la prima ristampa dopo oltre trent’anni per cui mi sembra interessante raccontare la sua travagliata genesi.
La storia di Carcere modello nasce infatti da molto lontano. La prima forma in cui si è materializzato è quella di un racconto, che ho finito di scrivere il 17 maggio 1977 ed è rimasto inedito. L’avevo proposto a The Time Machine, una fanzine padovana di fantascienza con cui ogni tanto collaboravo, ma non l’avevano voluta. Successivamente, mi resi conto che avrebbe potuto funzionare meglio come fumetto e quindi ne ho tratto una sceneggiatura, completata il 24 febbraio 1978. In quel periodo, collaboravo con Giorgio Cavazzano per alcune storie di fantascienza pubblicate sul Mago, perciò gli proposi anche quella. Gli piacque e provò a disegnarla, ma, fatti alcuni disegni preparatori, si rese conto, mi disse, di non avere il “segno” giusto per realizzarla. Mi suggerì allora di proporla a Milo Manara che, secondo lui, avrebbe potuto essere interessato per l’argomento e le tematiche sottese. Così spedii via posta, come si faceva allora, la sceneggiatura (assieme a qualche altra, credo) a Manara. Giorgio mi aveva dato il suo numero di telefono e così, dopo un certo lasso di tempo (non ricordo quanto, ma non moltissimo), gli telefonai. Il numero di telefono corrispondeva a un indirizzo del veronese, un paesino di campagna. Giorgio mi aveva avvertito che la cosa sarebbe stata un po’ particolare perché Manara non rispondeva direttamente a quel numero di telefono. Non so se non fosse il suo o se comunque lui stesse a una certa distanza, in ogni caso sapevo che poteva volerci un po’ di tempo. Al telefono, mi rispose una voce femminile che mi disse di restare in linea. Sentii i suoi passi allontanarsi, poi, dopo un certo periodo di tempo, sentii dei passi, diversi, che si avvicinavano. La cornetta fu sollevata e Milo Manara mi parlò, in prima persona. Molto gentilmente, mi disse che aveva letto le sceneggiature, ma, proprio in quel periodo, aveva preso la decisione di scriversi da solo le storie che avrebbe disegnato. Oggi, a ripensarci, spero che una tale drastica decisione Manara non l’abbia presa dopo aver letto le mie sceneggiature, come conseguenza diretta. Non mi disse se Carcere modello gli era piaciuto: era dirimente il fatto che aveva deciso di fare da sé. Lo ringraziai - era stato molto cortese - e lo salutai. Appresa la notizia, Giorgio mi disse che, se per me andava bene, avrebbe tenuto lui la sceneggiatura per vedere se, col tempo, gli veniva l’ispirazione per il segno giusto con cui disegnarla. A me andava benissimo, così gli dissi che poteva considerarla sua in esclusiva. Gli anni passarono e io ormai davo per persa la possibilità di vedere Carcere modello diventare un fumetto. Invece, nel settembre 1984, Giorgio mi telefonò: aveva trovato l’ispirazione e aveva già disegnato Carcere modello. Ma c’era di più: aveva fatto leggere la sceneggiatura - non so se prima o dopo averla disegnata, probabilmente prima, a pensarci - a Luigi Bernardi, allora curatore di Orient Express, e questi gli aveva detto che era la più bella sceneggiatura che aveva letto negli ultimi anni, o, adesso non ricordo più bene, la più bella sceneggiatura che aveva letto nell’ultimo anno o, più probabilmente, la più bella sceneggiatura che aveva letto negli ultimi cinque minuti. Insomma, gli era piaciuta. Carcere modello sarebbe stato pubblicato su Orient Express. Non solo, avremmo avuto la possibilità di creare una serie ex novo per Orient Express. Proposi a Giorgio un noir con protagonista un detective ironico e disincantato (il riferimento era il Marlowe di Elliott Gould, anche graficamente), ma hard boiled, da ambientare a Pittsburgh (ero romeriano già allora). Scrissi il soggetto, molto lungo e dettagliato, per la prima storia, dura, che toccava tematiche all’epoca assai scabrose, di un pessimismo cosmico alla Chinatown di Polanski. A Giorgio piacque e cominciò a fare i disegni preparatori (molto belli, li ricordo ancora), ma questa è un’altra storia (che naturalmente non ha portato a niente). Tornando a Carcere modello, Orient Express cessò le pubblicazioni prima di poterlo pubblicare. A quel punto, l’entusiasmo si dissolse come una bolla di sapone e rimanemmo col cerino in mano. Nel corso degli anni, Carcere modello è stato vicino alla pubblicazione più di qualche volta e ogni volta sembrava fatta: a un certo punto sembrava che sarebbe stato pubblicato in pompa magna in Francia, ma non se ne fece nulla. Sembrava certo, certissimo, anzi probabile che sarebbe stato nel primo numero di una nuova e ambiziosa rivista a fumetti, mi pare che dovesse chiamarsi Odeon o qualcosa del genere (comparve la notizia su Fumo di china, quando ancora era in formato piccolo), ma l’iniziativa si chiuse improvvisamente prima di aprirsi veramente. E ce ne sono state altre ancora: ogni volta Giorgio - era lui che si occupava di tutto, molto generosamente - mi telefonava entusiasta dicendomi: “Questa volta ci siamo”. E invece non c’eravamo mai. Gli anni passavano e io rischiavo di acquisire l’infausto titolo dello sceneggiatore dell’unica storia inedita di Giorgio Cavazzano, un disdoro che mi avrebbe inserito per sempre nell’elenco dei paria dei comics. Di punto in bianco, Giorgio mi avvertì - si era arrivati al 1990 - che Carcere modello sarebbe stato pubblicato su Fumo di china. Sì, certo, bene, risposi io, pensando che cosa sarebbe potuto succedere: che so, un asteroide che si schianta sulla sede di Fumo di china? Un po’ mi dispiacque apprendere la notizia, comunque, perché Fumo di china era l’unica rivista di critica fumettistica che usciva in edicola: vista la rogna che Carcere modello si portava addosso, pubblicarlo avrebbe di certo significato la sua repentina scomparsa e di ciò non avrei voluto essere responsabile. Ma non avevo voce in capitolo e d’altronde se l’erano voluta loro. Ma non sapevo che, come dicono gli americani, the joke was on me. Carcere modello fu finalmente pubblicato nel numero 3-4 di Fumo di china del 1990 e avrei potuto esserne contento anche se la pubblicazione avveniva a distanza di anni e in una rivista di limitata diffusione per cui era prevedibile non avrebbe avuto alcun impatto sulla mia carriera (infatti, non ne ebbe). Ma quello che inizia male non può che finire male. Mi accorsi infatti con sorpresa e con sgomento che qualcuno era intervenuto pesantemente su parte dei dialoghi. Il senso, il contenuto e il significato della storia non era possibile alterarli, ma l’ironia e l’equilibrio di alcuni dei dialoghi erano stati trasformati, in peggio secondo me. Chi l’aveva fatto? L’ho scoperto solo nei giorni scorsi quando, sempre in occasione della ristampa su Smalto & Jonny, chi l’ha fatto ha “confessato”. E ho apprezzato la cosa. Perché l’aveva fatto? Evidentemente, ritenni all’epoca (oggi, sapendo come sono andate le cose, ho una visione un po' diversa), perché pensava di saper scrivere meglio di me (il che, in astratto, è anche possibile: molti scrivono meglio di me, ma, avvedutamente, si scrivono le loro storie, non le mie). Qualcuno mi avvisò di tale massacro? No. E perché mai avrebbe dovuto? In fondo, ero solo l’autore. Così Carcere modello che avrebbe potuto essere, se fosse uscito al momento giusto e nel posto giusto, un fumetto importante nella mia storia fumettistica, è diventato, sempre nella mia storia fumettistica (se ne esiste una), un fumetto irrilevante e deludente. Preparai - e ce l’ho ancora - un file con le modifiche per ripristinare il testo originario in caso di ristampa, ma per anni il fumetto non è mai stato propriamente ristampato (se non, surrettiziamente, nel volume Percorsi dedicato a Giorgio Cavazzano: in quel volume sono state pubblicate, come illustrazioni al testo, tutte le tavole del fumetto, com’erano uscite su Fumo di china). E adesso che è stato ristampato, naturalmente non è stato possibile ripristinare il testo originario perché questo avrebbe significato riletterare il tutto con costi insostenibili. Perciò, tutto è ormai cristallizzato. Avevo pensato - e in effetti qualche tempo fa per un paio d’ore su questo blog l’avevo anche fatto (prima di cancellare il post) - di pubblicare qui il testo originale di Carcere modello per consentire a chi fosse interessato di fare una collazione (non cappuccino e brioche, ma un confronto tra i testi). Poi però mi balzata prepotentemente addosso l’evidenza che a nessuno gliene sarebbe importato qualcosa e quindi ho pensato di farne a meno e di chiuderla qui.
venerdì 19 aprile 2024
Omicidio al cimitero
Omicidio al cimitero è il nuovo film di Stefano Simone. Come il precedente Il fantasma di Alessandro Appiani, si tratta di un giallo dai toni leggeri, improntati alla juvenile detection, con un mistero iniziale e il tortuoso procedimento deduttivo per arrivare alla sua soluzione.
Il giovane Christian (Giovanni Casalino), in visita all’isolato cimitero di un paesino pugliese, scopre nella cappella il cadavere di Ivan (Filippo Totaro), il custode. Dà subito l’allarme alle altre persone presenti, in tutto cinque: i fratelli Gabriel (Matteo Mangiacotti) e Nora (Rosella Castigliego), la ribelle Mia (Giada Latronica), il pavido Alan (Bruno Simone) e l’altezzosa Victoria (Luigia Riccardi). I telefonini non prendono, le auto con cui alcuni di loro sono arrivati al cimitero sono in panne perché qualcuno ha misteriosamente perforato i serbatoi, per cui non è possibile avvisare la polizia e non resta quindi che attendere l’arrivo del pullman per tornare in paese. Pullman che però è atteso solo dopo un’ora. Perciò, con il dubbio che l’assassino sia ancora nei pressi e che magari possa essere uno di loro, i giovani iniziano a indagare, prendendo spunto da quanto riescono a ricavare dal cellulare della vittima, che esaminano con cura.
Scritto da Roberto Lanzone, il film risente di un’impostazione un po’ teatrale, racchiusa in un unico spazio, con i dialoghi a definire non solo il procedere della storia, ma anche le caratterizzazioni dei personaggi, che si precisano un po’ alla volta, ma restano un po’ schematiche. La situazione di base è un po’ improbabile - con i protagonisti che non si preoccupano più di tanto di alterare la scena del crimine e di impossessarsi del telefonino del morto - e gli sviluppi, benché non manchi una certa arguzia nel dipanare la matassa delle indagini, si susseguono in modo piuttosto piatto, senza suscitare particolare tensione, ma insistendo soprattutto sul gioco deduttivo, con tanto di classici spiegoni davanti ai possibili colpevoli riuniti nel medesimo luogo, come nei classici del giallo di una volta. Rispetto a Il fantasma di Alessandro Appiani, manca un po’ di verve e di varietà nella messa in scena. Così il film procede senza scossoni sino alla conclusione come in un classico whodunit in cui tutto è incentrato sulla scoperta dell’omicida, sulla soluzione dell’enigma. Quando arriva, questa soluzione è apprezzabile e anche ben motivata, ma il viaggio per arrivarci non è stato particolarmente avvincente.
Il cast è volenteroso. Il più professionale è Filippo Totaro, incisivo nel ritratto del custode. Sempre appropriate e capaci di dare la giusta atmosfera le musiche di Luca Auriemma.
giovedì 18 aprile 2024
Rorret
Rorret (noto anche come Mr. Rorret - Ad altezza d’uomo) è un film del 1988, lungometraggio d’esordio di Fulvio Wetzl, un regista dalla carriera molto varia e interessante, che si sarebbe poi dipanata in direzioni assai diverse. Si tratta di un film curioso e particolare, degno certamente di una riscoperta. Ripropongo quindi qui, opportunamente aggiornata e ampliata in seguito a una nuova visione del film, la recensione che avevo scritto parecchi anni fa per il mio Dizionario dei film horror.
Carlo Modena (Massimo Venturiello) risponde a un annuncio per un proiezionista alla nuova sala cinematografica Peeping Tom. Joseph Rorret (Lou Castel), proprietario del cinema, lo assume perché è stato l’unico tra gli aspiranti a restare nonostante lui non si fosse fatto vivo all’appuntamento e a entrare nella sala cinematografica vuota. Carlo accetta l’incarico, ma è perplesso: Rorret si comporta infatti in modo molto strano e tutta la trattativa viene svolta per telefono, dato che il misterioso datore di lavoro non vuole farsi vedere. Il cinema è specializzato in film dell’orrore e Rorret, non visto, spia le reazioni del pubblico in sala durante le scene più violente. Ma non si limita a questo: individuata in platea una donna attraente che litiga con il partner, la segue sino a casa per vedere dove abita. Poi le telefona di notte, corteggiandola. Sheila (Rossana Coggiola), la donna, dapprima è impaurita, poi ammaliata e accetta di incontrarlo. Ma Rorret, che le ha dato un nome falso, ha strane idee e non esita a metterle in pratica.
Interessante e originale riflessione sul rapporto tra l’orrore dei film e quello della realtà, presenta un personaggio centrale ambiguo e insolito che, grazie anche all’interpretazione quietamente minacciosa e carismatica di Lou Castel, emerge con forza. Il contesto estetizzante e ricercato in cui il personaggio si muove raggela il dramma, evidenziandone nel contempo il contenuto “filosofico”. Il risultato è interessante anche se non del tutto riuscito. Il film infatti non evita una certa ripetitività delle situazioni e le motivazioni dei personaggi secondari sono talvolta poco coerenti e credibili: le donne che Rorret, non certo un affascinante conquistatore, avvicina gli aprono subito le braccia; Sara, la fidanzata di Carlo, invece diffida di Rorret oltre misura anche se questi, tutto sommato, per quanto la riguarda, s’è solo limitato a non farsi vedere. E certe figure di contorno sono macchiette poco riuscite (la mamma di Sheila, per esempio, rappresenta una digressione superflua). C’è in sostanza uno scarto qualitativo tra le scene in cui compare Rorret e quelle in cui è invece assente, che risultano talvolta un po’ banali. Ma quando Rorret è in scena - e lo è molto spesso - c’è sempre una sottile tensione che anima la vicenda e la rende genuinamente inquietante, profonda e anche capace di affrontare in modo per nulla banale il significato della paura, una paura che respinge e al tempo stesso affascina e quindi attrae. L’iniziale viaggio sulle montagne russe è un significativo tour de force nella psicologia del protagonista che dice molto con pochissime parole. “La paura è stata bellissima. Mano a mano è cresciuta, è esplosa e si è fatta terrore” commenta quasi sorpreso di se stesso Rorret al termine del viaggio ed è quasi inutile sottolineare come di fatto molto horror sia in sostanza un vero e proprio viaggio nelle montagne russe della paura. Curiosi e riusciti anche filologicamente i film nel film, proiettati al Peeping Tom (richiamo al titolo originale de L’occhio che uccide di Michael Powell), tra cui Blood in the Shower, suggestiva rielaborazione di Psyco, e una versione proprio de L’occhio che uccide, ma non mancano riusciti richiami anche ad altri classici come Suspense (la versione di Jack Clayton dal Giro di vite di Henry James). Il gioco cinefilo che ne consegue non è per nulla fine a se stesso, ma è anzi funzionale alla storia e alla riflessione che induce. Nel finale questo gioco di specchi si fa ancora più complesso in un insieme di rimandi e citazioni sofisticato e forse un po’ troppo cerebrale. Se Lou Castel, in un ritratto da perfetto weirdo, domina incontrastato, nel cast si vedono con piacere il sempre bravo Massimo Venturiello e Anna Galiena. Notevole anche l’intensa prova di Patrizia Punzo in un ruolo cruciale. In un piccolo ruolo anche Sebastiano Somma, all’epoca divo dei fotoromanzi alle soglie di una lunga carriera tra cinema e televisione.
martedì 16 aprile 2024
Funérailles
Antonio Bido è un regista dalla filmografia non molto nutrita di titoli, ma molto interessante per la varietà e l’eccentricità. Nella mente dell’amante del cinema di genere rimane soprattutto impresso il dittico di thriller della seconda metà degli anni ’70 (Il gatto dagli occhi di giada e Solamente nero) che sembrava preludere a sviluppi sul medesimo solco che invece non ci sono stati, disattesi proprio dall’eccentricità del percorso autoriale di Bido, che ha preso direzioni diverse. Adesso, dopo un leggero iato di circa 45 anni, il regista padovano torna con Funérailles a occupare quel medesimo territorio narrativo, ma lo fa in modo molto diverso, cercando soprattutto di affrontare una particolare e interessante tematica cui il genere è solo strumentale. Già Solamente nero era molto più personale e autoriale nell’affrontare il “giallo” de Il gatto dagli di giada facendo capire come Bido intendesse arricchire le meccaniche del genere con umori più profondi ed esistenzialisti, se così si può dire. Funérailles rappresenta, in questo senso, dopo così tanti anni, un’ulteriore evoluzione. La storia è molto semplice, ma, come sempre, a contare sono soprattutto i dettagli e il modo di raccontarla.
Miriam Grieco (Alessandra Chieli) è un’affermata pianista che vive con difficoltà la sua storia d’amore con Andrea (Fausto Morciano), anche lui pianista, ma di categoria chiaramente inferiore. Miriam cerca di elevarlo al suo livello facendolo suonare con lei. Andrea, invece, sembra puntare soprattutto ad avere un bambino, trovando la ferma opposizione di Miriam, che assolutamente non vuole concepire un figlio. Il motivo è che preferisce seguire la sua carriera e fare quello che le piace, suonare. C’è però qualcosa di più, un trauma evidentemente non superato che proviene dal suo passato. Andrea non si rassegna e il conflitto si acuisce sempre di più sino a conseguenze drammatiche.
La ricercatezza traspare sin dal titolo che sembra fatto per lasciar subito intuire che si tratta di un film particolare, non il thriller a tutto tondo che qualcuno si sarebbe potuto aspettare dall’autore de Il gatto dagli occhi di giada. Il film infatti sfida ogni classificazione. Tracce di thriller e persino anche di horror si trovano di certo, forse più nell’estetica di certi momenti, nelle scelte espressive riguardo alla raffigurazione del dramma interiore, ma complessivamente il film è più rivolto agli aspetti psicologici della vicenda, allo sfaccettato personaggio principale e alla profonda ingiustizia che deve vivere per l’impossibilità di affermare in maniera indipendente la propria volontà e la propria scelta. È quindi soprattutto un film di introspezione che si propone di indagare nell’animo umano, scandagliando le ragioni che lo muovono o lo bloccano, nella ricerca della realizzazione e dell’appagamento, della felicità, per quanto ciò sia possibile.
Scegliere lavoro, passione e anche, sì, successo in luogo della maternità - con il conseguente tragico dilemma che sembra sempre porre come presupposto un necessario abbandono di quanto caratterizza la propria personalità, con una cosa che sembra dover escludere le altre - rappresenta il fulcro del dramma, un fardello classico, magari, per la donna, ma di certo problematico. Tutto questo dal film emerge con forza e naturalezza, pur restando in un contesto di suspense psicologica ben assicurato dalle immagini e dai risvolti anche torbidi della trama.
Strutturato abilmente in un intersecarsi tra presente e passato (in flashback raffigurati in un significativo bianco e nero), il film ci racconta come Miriam cerchi la propria strada con determinazione, ma sia condotta dall’altrui ostinazione a vivere la possibile maternità come un vero e proprio incubo nel quale si innestano gli incubi pregressi che le derivano da un fosco passato di sopraffazione dal quale non riesce a liberarsi. E non ci riesce anche perché la sopraffazione e la violenza di genere ritornano puntuali a esigere il loro prezzo anche nella sua vita di artista affermata e apparentemente al sicuro nella sua posizione privilegiata.
In questo senso è cruciale anche il personaggio del protagonista maschile, tratteggiato in modo più schematico e meno approfondito, ma comunque interessante. Vengono evidenziate la sua debolezza caratteriale e la sua mediocrità come artista, ma anche la sua ambizione, il suo desiderio di riaffermare in qualche modo la supremazia nel gioco di coppia e, soprattutto, la sua ferma determinazione a ottenere quello che vuole. E, come la quotidianità della cronaca ci insegna spesso, quando questo qualcosa gli viene negato, una certa figura di maschio ha solo un modo per ottenerlo, la violenza, e non rinuncia a impiegarlo.
Se quindi il tormentato protagonista è caratterizzato dalle sue debolezze, la figura della protagonista femminile emerge con maggiore evidenza perché la sua sofferenza deriva proprio dalla sua forza, dalla sua bravura, che lei non vuole mettere in secondo piano, ma che i dettami sociali la spingerebbero a dover trascurare.
Notevole è il grado di introspezione che rende più vero il personaggio di Miriam, anche per l’intensa prova interpretativa di Alessandra Chieli che dà credibilità al dramma dell’artista che teme di essere privata della sua ragione di vita per la costrizione a generare una vita: in questo senso, "dare la vita" è un’espressione che ben si attaglia alla situazione.
Largo spazio è dato alle visioni e agli incubi che nel trasmetterci la sensazione del tormento vissuto dalla protagonista consentono a Bido di fare sfoggio di una non comune capacità di evocare immagini quietamente spettrali di notevole forza espressiva. Il viaggio che la donna compie così all’interno di sé, nel suo passato, nei suoi tormenti, nei suoi desideri è tracciato mirabilmente senza molte parole, lasciando appropriato spazio alla forza delle immagini. La potenza evocativa di certe visioni, come quella ricorrente della giovane con la carrozzina, di stampo quasi baviano, è notevole e mostra la sapienza compositiva e la capacità di raccontare per immagini che caratterizza il film.
La violenza e le sopraffazioni gettano la loro ombra prominente sul mondo femminile. A tale proposito è anche interessante la figura della mamma, resa con simpatica e dirompente personalità dalla sempre brava Stefania Casini (che torna così a collaborare con Bido a molti anni di distanza da Solamente nero), che rappresenta il lato pienamente integrato della femminilità, condiscendente ai dettami sociali in contrapposizione a quello rappresentato da Miriam, che vorrebbe solo poter scegliere quale direzione dare alla propria vita. Poter scegliere, quindi, per molti motivi, di rifiutare la maternità anche se questo significa rifiutare il ruolo che la società vorrebbe riservare alla donna.
La raffinatezza della messa in scena è ragguardevole non solo nella composizione delle scene e nei movimenti di macchina, ma anche nella fluidità delle transizioni e nella precisione del montaggio (dello stesso Bido in collaborazione con il coproduttore Gianni Del Popolo), mostrando come Bido abbia mantenuto e anzi affinato ulteriormente le qualità che lo avevano segnalato come regista di vaglia per tutta la sua carriera. Gli effetti speciali di un guru della materia come il veterano Sergio Stivaletti sono utilizzati con gusto e parsimonia, con notevole efficacia.
In conclusione, un film da vedere, anche per salutare il ritorno al cinema di un autore importante.
giovedì 4 aprile 2024
Omen - L'origine del presagio
Oggi è uscito al cinema Omen - L'origine del presagio, un nuovo horror diretto da Arkasha Stevenson che si inserisce nelaa serie iniziata con l'ormai classico Il presagio, di cui costituisce di fatto un prequel.
Chi è interessato può leggere la recensione che ho scritto per MYmovies cliccando qui e venendo con ciò catapultato in quel sito.
Qui sopra un'immagine della protagonista, Nell Tiger Free.
venerdì 15 marzo 2024
Imaginary
Dopo quello di Benny Loves You, un altro orsacchiotto di peluche torna a popolare un film horror, nello specifico Imaginary, targato Blumhouse e uscito ieri al cinema. Chi è interessato può leggere qui, su MYmovies, la recensione che ho scritto per l'occasione.