Ci sono delle volte in cui mi sembra che fare una certa cosa tocchi a me a causa delle mie competenze e preferenze. Come quando, per esempio, ho scritto Il cinema di Bob Dylan. Essendo un ammiratore di Bob Dylan sin dai primi anni '70 e occupandomi da molto tempo di cinema, il compito di, come dicono gli inglesi, set the record straight sul suo opus cinematografico e televisivo, sempre secondo il mio pensiero naturalmente, non poteva che spettare a me. O anche a me, non rivendico esclusive, ma non potevo esimermi. Era un compito naturale.
Su scala ridotta, quella di un articolo invece di un libro, lo stesso è capitato con Kurt Vonnegut. Credo di aver letto, talvolta anche più volte, tutto quello che Vonnegut ha scritto. Perciò toccava per forza a me scrivere del suo rapporto con il cinema. E l'ho fatto. L'articolo che ho scritto - si intitola Kurt Vonnegut e il cinema - Convergenze (im)possibili - lo trovate, se volete, sul numero 193 di Segnocinema (maggio-giugno 2015) attualmente in distribuzione.
Lo spunto di partenza mi è venuto dalla lettura del fondamentale volume Letters, di cui ho scritto qui. Attraverso quanto scritto da Vonnegut nelle sue lettere e, soprattutto, attraverso la visione dei film in cui è stato coinvolto, da quelli noti (Mattatoio 5) a quelli meno noti (Between Time and Timbuktu) mi è stato possibile tracciare il percorso accidentato della fascinazione reciproca tra Vonnegut e il cinema, una fascinazione dai risultati assai vari e spesso poco entusiasmanti, ma comunque molto interessante, almeno per me.
Forse, leggendo l'articolo a qualcuno verrà voglia di vedere qualcuno dei film di cui ho scritto (chissà, magari anche il simpatico Who Am I This Time? di Jonathan Demme), ma spero che qualcuno sia anche stimolato a prendere o riprendere in mano quello che Vonnegut ha scritto.
lunedì 11 maggio 2015
Kurt Vonnegut e il cinema su Segnocinema 193
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