martedì 31 maggio 2011
Dizionario dei film horror nuova edizione
Grazie a Valentina Colli, la notizia dell'uscita della nuova edizione del mio Dizionario dei film horror (Corte del Fontego) è arrivata anche su un altro seguito sito horror, Horror.it: questo è il link per chi volesse andare a leggere.
Don't Look Up
Una percentuale indefinita, ma consistente, del cinema di oggi, soprattutto di quello horror, è costituita dai remake. Per chi ha visto anche gli originali questo è generalmente un male, mentre per chi non li ha visti può essere un fatto ininfluente se non per la circostanza che spesso allontana per sempre dalla visione del prototipo. In ogni caso, il fenomeno denota quantomeno una carenza di fantasia, anche se le idee originali sono in effetti merce assai rara. "If there's an original thought out there, I could use it right now" come ha scritto Bob Dylan (o forse è stato Sam Shepard? Difficile dirlo, quella l'hanno scritta insieme: il verso c'era anche nella primigenia versione. Chi non capisce di cosa sto parlando non si preoccupi, appartiene alla stragrande maggioranza).
Comunque, per tornare sul pezzo, accade anche che si prenda un regista di Hong Kong per rifare un film di un regista giapponese: un remake americano, per l'appunto. Il film in questione è Don't Look Up, il regista di Hong Kong è Fruit Chan (che ha fatto passare a molti la voglia di mangiare ravioli cinesi con il suo Dumplings) e quello giapponese è Hideo Nakata. Chi ha voglia di leggere cosa ne ho scritto deve solo andare qui a leggersi la nuova puntata di Horror Frames su MyMovies.
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sabato 28 maggio 2011
Nero Avati - Visioni dal set
Pupi Avati è un regista che mi ha sempre interessato, non solo per i suoi film horror, ma certamente anche per quelli. Ne ho già parlato qui in occasione della pubblicazione della sua autobiografia e l’occasione per riparlarne è un nuovo libro che gli è stato dedicato. Nero Avati - Visioni dal set (Le Mani, 184 pagg- + 64 pagg. di illustrazioni fuori testo, € 20) è stato scritto da Ruggero Adamovit, Claudio Bartolini e Luca Servini.
La particolarità del volume è quella di soffermarsi sulla lavorazione di alcuni dei film di Avati del primo periodo inscrivibili nel suo “gotico padano”. Per farlo, gli autori hanno meticolosamente raccolto e organizzato le testimonianze di chi su quei set c’è stato. In primo luogo Pupi Avati stesso - autore anche di una divertita prefazione al volume - e poi altri tra i fondamentali artefici di quella che è stata (e ancora è, sia pure su basi in parte diverse) la fucina avatiana: Cesare Bastelli (assistente insostituibile nonché regista in proprio), Lino Capolicchio (tra gli attori più rappresentativi del cinema di Avati, oltre che attore di grande versatilità e bravura per molti altri registi), Steno Tonelli (valido collaboratore di Pupi e figlio di Bob Tonelli, attore avatiano tra i più caratteristici), Giulio Pizzirani (anche lui attore significativo nei film del regista emiliano) e Gianni Minervini (produttore che con i fratelli Avati ha stretto per un lungo periodo un sodalizio produttivo di notevole fertilità). L’impressione del lettore è quindi quella di ritrovarsi sul set di film diventati - per usare una parola abusata ma in questo caso appropriata - dei cult e anche di film che invece sono stati improvvidamente dimenticati a causa della loro ormai quasi totale invisibilità. I titoli dei film esaminati richiamano alla memoria l’Avati più surreale ed eccentrico: Balsamus l’uomo di Satana (esordio incredibile e straordinariamente criptico, ma di grande personalità), Thomas... gli indemoniati (altro esperimento nel surreale più arcano), La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone (con cui Avati, grazie alla presenza di Tognazzi, dà una svolta alla propria carriera), Bordella (feroce satira ingiustamente penalizzata dalla censura dell’epoca), La casa dalle finestre che ridono (febbrile ricreazione padana dell’horror, colma di intuizioni e di originalità), Tutti defunti... tranne i morti (commedia horror dai toni demenziali), Le strelle nel fosso (film inclassificabile, ricco di fascino) e Zeder (il mio preferito: alcune invenzioni sono di valore assoluto). Assieme alla rievocazione vivace e ricca di aneddoti simpatici e rivelatori raccontati dai protagonisti, gli autori compiono una lucida analisi critica dei film realizzando un compendio avatiano di sicuro interesse, imprescindibile per chi ama la sua opera o per chi voglia avvicinarla partendo dai film più sconosciuti e particolari.
Un plus di grandissimo interesse è quello rappresentato dall’apparato iconografico che è davvero ricchissimo. Moltissime foto scattate sul set si accompagnano a riproduzioni di locandine cinematografiche e persino a riproduzioni di pagine di sceneggiature: una cornucopia che permette al lettore di immergersi nel fascino di un’epoca ormai perduta, ma, per parafrasare Terence Davies, sempre presente.
martedì 24 maggio 2011
Bob Dylan 70
Il vecchio Bob ne fa 70 e oltre agli auguri non c’è molto altro da dire: la sua attività procede imperterrita e spero - non solo per lui, ma anche per me - che vada avanti ancora parecchio. C’è chi dice che i suoi concerti non sono più quelli di una volta. Può essere, tutto cambia e Dylan è cambiato più di tutti, molte volte. Però è ancora in grado di essere rilevante. Basta ascoltare la Forever Young del concerto di Pechino per rendersene conto. Forse le perle si sono fatte più rare con l’andar del tempo, ma non per questo la loro ricerca si è fatta vana.
Nell’ultimo paragrafo dell’insolita spiegazione comparsa sul suo sito e riguardante la polemica sulla tourné cinese - a proposito della quale, si è limitato a dire quanto il buon senso già faceva intuire e quanto chi scrive articoli sui giornali avrebbe già comunque dovuto appurare prima di scrivere sciocchezze (“Check the sources!” come consigliò Dylan stesso a John Bauldie molti anni fa) - Dylan ha trattato, forse con sarcasmo e ironia (come ritiene più di qualcuno) o forse no, il tema del profluvio di libri su di lui che certamente si sarebbe abbattuto sulle librerie in occasione del suo settantesimo. Io la mia parte l’ho già fatta in epoca non sospetta (Il cinema di Bob Dylan), magari mi prenoto per l’ottantesimo, però vedendo la quantità di libri sostanzialmente irrilevanti e facili da scrivere, senza troppo impegno direi, di cui è stata annunciata l’uscita mi sembra di potermi iscrivere tra chi ritiene d’aver colto qualche barlume di sarcasmo nelle parole di Bob. Ciò non toglie che l’occasione del 70° sia stata anche buona per far uscire libri invece di ottima qualità e valore. Per cui, chi è interessato faccia con oculatezza le proprie scelte - ovviamente mi riferisco alle uscite di carattere globale, senza problemi di lingua o di territorio - e gli altri si ascoltino le canzoni e leggano Chronicles vol. 1, oppure non facciano nemmeno quello, se di Bob Dylan non gli interessa alcunché.
Comunque, se volete, date un’occhiata alla striscia dei Peanuts che si trova qui, sul sito di Expecting Rain - il maggior sito dylaniano nel mondo, direi, a parte quello ufficiale - alla data del 21 maggio 2011. Contestualizzata, è davvero significativa.
lunedì 23 maggio 2011
Rosco e Sonny nella fossa dell'orso
Nella fossa dell'orso è il titolo dell'avventura di Rosco e Sonny che chi vuole può trovare nel numero 21 del Giornalino, attualmente in edicola. Dato che a volte mi piacciono i titoli didascalici, potete stare certi che nella storia c'è una fossa e c'è anche un orso, bianco per l'esattezza. E ci sono anche Rosco, Sonny e altri personaggi più o meno (a volte molto meno, diciamo pure cattivi) buoni che interagiscono per fini disgiunti trovando, in conclusione, una ricomposizione con la supremazia di qualcuno (dei fini) in contrapposizione agli altri (sempre parlando dei fini). In sostanza, ciò si traduce in azione, ironia e dinamismo, grazie anche ai disegni cinetici di Rodolfo Torti. I testi, invece, sono miei.
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mercoledì 18 maggio 2011
Suck
Rock e horror hanno proceduto più di qualche volta a braccetto. The Rocky Horror Picture Show vi dice qualcosa? O Il fantasma del palcoscenico? Per non parlare delle assordanti invasioni metallare nelle colonne sonore.
Suck è un piccolo e talvolta simpatico film canadese diretto e interpretato da Rob Stefaniuk, che coniuga rock e vampiri parlando di una band ben poco in auge che trova il modo di emergere, ma a un certo prezzo. Ci sono persino Alice Cooper e Iggy Pop (oltre a Moby)
Il film è al centro della nuova puntata di Horror Frames, la rubrica che scrivo per MyMovies: se volete leggerla, andate qui.
Qui sopra un'immagine del film con Alice Cooper in evidenza: indovinate qual è.
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Topolino e il mistero della polvere d'oro
Su Topolino n. 2895 in edicola questa settimana c'è una mia storia che si intitola Topolino e il mistero della polvere d'oro e per me potrebbe essere un po' particolare. La storia si muove sulle tracce di un mistero secolare, cercando qualche innovazione e soprattutto un ritmo narrativo vivace e scorrevole.
Topolino riceve una chiamata da Indiana Pipps che gli annuncia una grande scoperta, ma la comunicazione si interrompe improvvisamente. Preoccupato, Topolino si reca nel luogo sperduto in cui Indiana sta effettuando una ricerca archeologica e scopre che l’amico si trova in seri guai, dopo aver effettivamente scoperto il segreto riguardante la mitica città d’oro scomparsa e ricercata da tanti.
I disegni, impeccabili, sono di Luciano Gatto.
domenica 15 maggio 2011
Il nuovo Dizionario dei film horror e La settima tomba
La nuova edizione riveduta e ampliata del Dizionario dei film horror (Corte del Fontego) non è stata solo l’occasione per inserire i film usciti nell’arco dei quattro anni trascorsi dall’uscita della precedente, ma anche l’occasione per inserire film inediti e film rari o poco conosciuti che precedentemente avevano eluso la mia ricerca (magari ne parlerò in uno dei prossimi post dedicati al Dizionario, entrando un po’ più nello specifico). È stata infine anche l’occasione per cancellare un’anomalia necessaria che si chiamava La settima tomba, un film che avevo inserito nella precedente edizione, ma per il quale, oltre al riassunto della trama, avevo potuto aggiungere poco altro se non il parere di un paio di critici, senza nemmeno assegnare le stellette perché, nonostante avessi cercato di trovare il modo di vederlo, non ci ero riuscito.
Firmato da Finney Cliff (pseudonimo di un altrettanto sconosciuto Garibaldi Serra Caracciolo), il film era interpretato da un cast ben poco noto nel quale spiccava Gianni Dei, volto ricorrente nel cinema di genere italiano (e che mi fa subito pensare a un film che ho visto tantissimi anni fa, all’epoca della sua uscita, Pronto... c’è una certa Giuliana per te, con una fenomenale Mita Medici). Poverissimo e oscuro, La settima tomba è un film che non molti hanno visto, né all’epoca né in epoche successive: chi per scelta, chi per mancanza di possibilità. Io rientravo nella seconda categoria, ma sono lieto di annunciare che ebbene sì, alla fine lo vidi. E pertanto nella nuova edizione del Dizionario la vecchia voce un po’ afona (nel senso che mancava del giudizio critico personale) è stata sostituita da una scheda analoga a quella degli altri film, con trama, giudizio critico e stellette (anzi, in quest’ultimo caso è improprio parlare al plurale).
giovedì 12 maggio 2011
Il Dizionario dei film horror - nuova edizione riveduta e ampliata
Grazie a Paolo Spagnuolo, la notizia dell'uscita della nuova edizione del Dizionario dei film horror è arrivata su Splatter Container, seguitissimo sito horror: questo è il link.
Prossimamente scriverò qualche altro post specifico su questo mio nuovo librone, entrando magari nei dettagli, ma uscendone subito per non togliere ai lettori il piacere della scoperta.
mercoledì 11 maggio 2011
Con gli occhi dell'assassino
Quella spagnola, assieme alla francese, è la scuola europea più in evidenza negli ultimi anni in ambito horror, quantomeno tra quelle caratterizzate da una produzione sufficientemente cospicua. Uno degli ultimi esempi è questo Con gli occhi dell'assassino (un titolo italiano piuttosto incongruo, se rapportato alla sostanza narrativa del film: quello originale, più pertinente, è Los ojos de Julia) diretto da Guillem Morales, prodotto da Guillermo del Toro (un nome tra i più amati dagli appassionati del fantasy-horror dell'ultimo decennio) e interpretato con buona intensità da Belén Rueda. Se volete leggere la mia recensione su MyMovies, andate qui.
Qui sopra Belén Rueda in una scena del film.
venerdì 6 maggio 2011
Il Dizionario dei film horror - nuova edizione riveduta e ampliata
Con soddisfazione, posso annunciare ufficialmente che è arrivata la nuova edizione del mio Dizionario dei film horror, sempre edito da Corte del Fontego.
A quattro anni dall’uscita della prima edizione, questa nuova uscita riporta up-to-date il Dizionario aggiungendo una cospicua messe di nuovi film e aggiornando e revisionando le schede che ne avevano necessità.
Per dare qualche numero, le schede nuove sono 618 (portando il totale a 3022, se non ho sbagliato i conti), mentre oltre una cinquantina sono state riscritte (in seguito a nuove visioni dei film). Le pagine sono adesso complessivamente 1040, facendo del nuovo volume un tomone di ancor più ragguardevoli dimensioni, ricco, spero, di sorprese e di notizie utili per tutti coloro che, in qualche misura, sono interessati al cinema horror.
Ho cercato di rendere il più completo possibile questo nuovo Dizionario ampliando anche l’inserimento di film inediti in Italia per venire incontro alle richieste degli appassionati.
Altre informazioni si possono trovare sul blog dell’editore Corte del Fontego, presso il quale è anche possibile ordinare il libro. Altrimenti, il Dizionario è disponibile nelle principali librerie online e, nelle regioni raggiunte dalla distribuzione, anche in libreria.
Qui sopra la copertina dove, come potete vedere, Bela Lugosi ha lasciato il posto a Jamie Lee Curtis (e a Michael Myers).
martedì 3 maggio 2011
The Presence
Nuova puntata di Horror Frames su MyMovies: stavolta parlo di fantasmi, in collegamento a storie che hanno a che fare con i sentimenti. Spesso questo connubio non dà luogo a film horror - come non lo sono, per esempio il sontuoso Il ritratto di Jennie o il popolarissimo Ghost con Demi Moore - ma altrettanto, o forse più, spesso l'insieme è puro horror. Il film di cui tratto questa volta è The Presence con Mira Sorvino, attrice piuttosto brava lanciata a suo tempo da Woody Allen con La dea dell'amore. Chi vuole leggere cosa ho scritto deve solo andare qui.
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domenica 1 maggio 2011
Un saluto a Giuseppe Dalla Santa
Nei giorni scorsi è scomparso Giuseppe Dalla Santa. La notizia mi ha colto di sorpresa e rattristato. Era un bravo disegnatore, ma anche e forse soprattutto era una brava persona, sempre gentile e cordiale. Nelle poche occasioni che ho avuto di incontrarlo personalmente mi avevano sempre colpito la sua disponibilità e correttezza. Lo voglio ricordare con la prima pagina della storia che me lo ha fatto conoscere.
Era il 1975 e mi ero ritrovato senza disegnatore per le mie storie. Mio fratello Gianni - che sino a quel momento le aveva disegnate tutte - era partito militare e dopo un esperimento con un altro disegnatore mi aveva consigliato di contattare Giuseppe, che conosceva per la comune frequentazione dell’Accademie delle Belle Arti di Venezia. Professionale, impeccabile, puntualissimo e già molto abile nel disegno, Giuseppe Dalla Santa aveva accettato con piacere di disegnare Evasione nella giungla, una breve storia poi pubblicata nel Santo dei Miracoli nel marzo del 1976. Ricordo che il curatore della sezione ragazzi della rivista - Renato Scapolan, succeduto da poco al creatore della sezione (il glorioso Pinù Intini che, come ho già raccontato altrove, mi aveva permesso di cominciare la mia carriera) - era rimasto impressionato dalla maturità e bellezza dei disegni di Giuseppe. Quella è stata un’occasione rimasta unica e ci siamo persi di vista. Ci siamo incontrati di nuovo parecchi anni dopo - ricordando con piacere come vecchi reduci la passata collaborazione - a uno dei meeting Disney, la casa editrice cui lui era infine approdato dopo una lunga e onorata militanza a LancioStory e altre riviste. Capace di reinventarsi senza difficoltà come disegnatore comico dopo essere stato per anni un disegnatore specializzato nel realistico e nell’avventuroso, Dalla Santa si era subito distinto per bravura e professionalità anche in questa nuova veste, formando spesso un’ottima coppia con la moglie Caterina Mognato, abile e affermata sceneggiatrice, rivelando una notevole predisposizione per il fantasy con storie importanti e riuscite (Le fantaleggende, per fare solo un esempio). Ha disegnato anche diverse mie storie, tra cui mi fa piacere ricordare almeno Paperino e la corsa degli audaci, cui aveva saputo dare il giusto respiro avventuroso.
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