martedì 1 settembre 2009
Dizionario dei film horror
2404 schede in 832 pagine: questi i numeri del Dizionario dei film horror che ho scritto. Pubblicato nel 2007 e ristampato nel 2008 dall’editore Corte del Fontego, specializzato in libri - che vi consiglio di leggere - caratterizzati da un’estrema cura editoriale. L’accoglienza del Dizionario è stata molto buona e questo mi ha sicuramente rallegrato e confortato, visto l’impegno non indifferente profuso per la sua creazione da me e dall’editore.
Mi sono sempre interessato di film horror sin da quando sono stato a sorpresa esposto a Fluido mortale che mi procurò una notevole tremarella, mai più provata da allora (avevo otto anni). Dell’epoca mi ricordo anche il fantascientifico Il pianeta dove l’inferno è verde, visto al medesimo cinema parrocchiale: vespe giganti con una improvvisa sequenza a colori che irrompeva nel bianco e nero accompagnando (mi pare) un’eruzione vulcanica. Appena ho potuto, ho cominciato a scrivere di cinema horror in un periodo in cui non molti lo ritenevano degno di una trattazione critica. Dapprima ho scritto sulle fanzine e poi sulle riviste professionali. Tra le fanzine, The Time Machine del Club Fantascienza Padova, con cui ho anche collaborato per la prima edizione di una rassegna di film horror in un cinema padovano (con grande successo di pubblico), Il Re in Giallo, per cui ho scritto - nel 1976, mi pare (non è che voglia per forza essere vago, ma ho controllato sulla fanzine e non c’è la data!) - un articolo su Gordon Hessler (che allora sembrava una nuova possibile star registica dell’horror), la prozine Kronos di Piero Giorgi pubblicata sontuosamente in stampa (allora imperava il ciclostile) per cui ho scritto un lungo articolo sugli animali nel cinema fantastico, il cui secondo capitolo è stato pubblicato su WOW, la rivista di Luigi Bona. Tra le riviste professionali come dimenticare Robot, caposaldo della fantascienza della seconda metà degli anni ‘70? Per Robot ho scritto un lungo articolo in due parti sulla carriera di Terence Fisher e uno su Brian De Palma. Poi Aliens e altre ancora. Magari di tutto questo riparleremo, gli aneddoti non mancano. Quello che mi preme di più sottolineare adesso è come il mio Dizionario dei film horror venga da lontano, da un interesse radicato e specifico, per nulla improvvisato. Sul Dizionario avremo sicuramente modo di soffermarci ancora. Per il momento, mi fa piacere segnalare un paio di belle interviste che mi sono state gentilmente richieste specificamente per il Dizionario e che sono ancora sul web.
Una è questa che mi ha fatto Paolo Spagnuolo, la prima se non mi sbaglio, su splattercontainer.com.
Un’altra è questa, a cura del sito filmhorror.com
Chi è interessato lì può trovare diverse utili notizie e informazioni nonché, com'è inevitabile, opinioni.
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4 commenti:
Libro di culto: sono pochi i libri in italiano sul cinema horror, anche perché siamo in pochi a leggerli.
E come Dizionario, oltre ad essere in sostanza l'unico in commercio, è assai completo, utile ed interessante.
Colgo l'occasione per chiederti: perché The Kingdom di Von Trier non è horror per te?
C'è una bella vena di paranormale, molta tensione, un finale molto forte.
Ciò che più mi ha colpito di questo film, tra l'altro, sono i due infermieri con la sindrome di Down, coro greco particolarmente inquetante come mai visto in altri film.
La versione americana di questa miniserie, scritta da King, li ha svuootati in gran parte di questo alone...
Non così pochi, per fortuna.
Su The Kingdom - che mi è molto piaciuto - sono rimasto in dubbio sino all'ultimo e ne ho motivato succintamente l'esclusione nella prefazione al Dizionario: l'horror è solo un elemento - non preponderante - dei molti che compongono il film. Detto questo, non sono parole scolpite nella pietra. The Kingdom comunque è un'opera notevole di fronte alla quale la versione di King è sostanzialmente inutile.
Sto leggendo questo interessantissimo dizionario (prima edizione).
Una cosa, semplicissima, mi ha molto favorevolmente colpito. Diversamente da molte altre pubblicazioni sul cinema qui non viene mai rivelato nulla sui finale delle pellicole. Molto bene.
Altra cosa positiva: molte schede hanno una fortissima ironia, cosa che rende ulteriormente piacevole la lettura del tomo.
Bravo Rudy, un lavoro molto ben fatto del quale consiglio la lettura a tutti.
Grazie mille per i complimenti.
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