Ieri è uscito al cinema Antlers - Spirito insaziabile, un nuovo horror diretto da Scott Cooper, regista noto per aver diretto il film con cui il grande Jeff Bridges si è guadagnato l'Oscar (Crazy Heart). Chi è interessato, può leggere qui la recensione che ho scritto per MYmovies.
venerdì 29 ottobre 2021
Antlers - Spirito insaziabile
Ieri è uscito al cinema Antlers - Spirito insaziabile, un nuovo horror diretto da Scott Cooper, regista noto per aver diretto il film con cui il grande Jeff Bridges si è guadagnato l'Oscar (Crazy Heart). Chi è interessato, può leggere qui la recensione che ho scritto per MYmovies.
venerdì 15 ottobre 2021
Nati morti
Nati morti è il nuovo film di Alex Visani, un autore che ormai da decenni percorre una sua particolare strada nell’ambito dell’horror indipendente.
Luna (Ingrid Monacelli) abita da sola in un grande casale in campagna e si dedica con passione alla tassidermia. Un giorno mentre si aggira nel bosco alla ricerca di animali morti da impagliare si imbatte nel cadavere di una donna appena uccisa da uno spietato assassino, che scopriremo chiamarsi Tony (Lorenzo Lepori). L’uomo giace vicino alla sua vittima, gravemente ferito dalla stessa nell’ultimo sussulto prima d’essere sopraffatta. Luna porta entrambi nella sua casa. Tony si risveglia legato a una sedia e se la prende con Luna, che gli fa presente d'averlo curato e si aspetterebbe un po’ di riconoscenza. Luna non si fida molto di Tony, che mostra un temperamento selvaggio e crudele. Oltre che pieno di risorse. Infatti, Tony riesce a liberarsi, ma Luna non è da meno di lui e riesce a legarlo al cadavere della sua vittima, che giace sul tavolo da lavoro della tassidermista. Luna è chiaramente affascinata dalla morte e dalle trasformazioni che essa induce: “Niente muore. Tutto genera vita”. Ha dei piani che coinvolgerebbero Tony, ma ha anche dei problemi con Clizia (Corinna Coroneo), la seconda moglie del suo defunto e amatissimo padre. Clizia e il suo attuale compagno Luca (Edoardo Lazzari) si mettono in viaggio per il casale con l’intenzione di risolvere una questione legata alla vendita della casa, ma non sanno cosa li aspetta.
Un giorno qualcuno - se già non è stato fatto - dovrà scrivere un saggio sulla fascinazione del cinema horror per la tassidermia. L’essere imbalsamato è morte che imita la vita con tutto quel che ne consegue a livello simbolico. Visani pone al centro della storia un personaggio solitario che dedica la propria vita a lavorare su animali morti per riportarli a una vita apparente e raggelata. Il ritratto psicologico di Luna è variegato e approfondito: ispirata dalla figura del padre morto, Luna è una persona con chiari problemi di rapporto con la realtà e i suoi simili. E la sua relazione con il padre, come traspare dalle livorose parole di Clizia, aveva aspetti piuttosto torbidi che hanno generato traumi evidenti. Più tipico e funzionale è il personaggio del killer, di cui non vengono approfonditi retroterra, motivazioni e personalità: la sua funzione è quella di essere il catalizzatore delle pulsioni morbose della protagonista, di diventarne il complemento necessario al suo sviluppo personale. Il rapporto tra i due protagonisti, inizialmente giocato sul filo della diffidenza reciproca, trova un punto di incontro definitivo e cruciale nell’atto del sezionamento del cadavere della prima vittima, un atto nel quale le ossessioni dei due si realizzano entrambe compiutamente, convergendo in modo sinergico.
La storia è raccontata in modo lineare e semplice, con varie sequenze allucinatorie a fornire, nella prima parte soprattutto, il contenuto gore e splatter tipico del genere. Gore e splatter che la fanno da padrone soprattutto nel finale che è un tripudio di effetti sino a una conclusione simbolica e appropriata alla storia. Visani - che scrive anche la sceneggiatura, cura la fotografia, il montaggio e fa l’operatore alla macchina - dirige con buona padronanza e sicuro stile: interessante l’uso del colore che conferisce suggestione all’ambientazione autunnale. Raffinata e suggestiva anche la musica di Daniele Marinelli, che soprattutto nel redde rationem finale fornisce un contrappunto riflessivo e quasi elegiaco alla violenza delle immagini. Lorenzo Lepori e Ingrid Monacelli aderiscono con febbrile partecipazione ai loro personaggi.
giovedì 14 ottobre 2021
Paperino e il carillon proboscidato
Sul Topolino attualmente in edicola (il n. 3438), assieme ad altre ottime storie, c'è anche una mia storia che si intitola Paperino e il carillon proboscidato. Dura 20 pagine ed è disegnata in modo molto efficace ed espressivo dal bravissimo Blasco Pisapia, che già aveva magistralmente disegnato Pippo e la polka del fachiro. Si tratta di una storia che spero possa piacere: ho cercato di lavorare sul ritmo narrativo e sulla caratterizzazione dei personaggi, sia i secondari (la cantante lirica Galina Kefalova e l'astuto Agenore il trovatutto) sia soprattutto il nostro amato duo di paperi (Paperino e Paperoga) di cui ho cercato di assecondare amabilmente le psicologie senza forzarle e talvolta giocando, almeno credo, contro le aspettative. La struttura della storia è, se vogliamo, classica, ma solida e la validità dell'insieme dipende dall'effficacia delle gag e degli sviluppi narrativi: efficacia che spero sussista (ovviamente). Insomma, se vi fa piacere leggetela e spero vi possiate divertire almeno quanto mi sono divertito io a scriverla.
martedì 12 ottobre 2021
Medium
Giovedì esce al cinema un nuovo horror italiano, Medium, diretto da Massimo Paolucci, già autore di Photoshock. Tra gli interpreti i gloriosi Hal Yamanouchi e Tony Sperandeo. Chi vuole può leggere su MYmovies la recensione che ho scritto.
domenica 10 ottobre 2021
Jerry in persona
Ho appena finito di leggere Jerry in persona (Sagoma Editore), scritto da Jeeey Lewis con Herb Gluck e vi consiglio di fare altrettanto. È un ottimo libro, scritto con la schiettezza tipica di un genio anticonformista come Jerry Lewis, già evidente (forse ancora più evidente) nell’ottimo Dean & Me. Molti i momenti significativi e i ricordi vividi, come, per fare solo un esempio, l’incontro con un vecchio Stan Laurel o i racconti tumultuosi degli esordi. Il ritratto che emerge è vivace e variegato, si ha la netta sensazione dell’energia inesauribile che animava Lewis e che si rifletteva in modo dirompente sullo schermo. A un certo punto, quasi improvvisamente, Lewis smise di girare film con continuità e questo libro in parte ce ne spiega le ragioni, così come ci dice quanto gli fu di conforto l’apprezzamento del pubblico e della critica europea, soprattutto francese. Il libro arriva sino agli albori degli anni ’80 e la parabola conclusiva della vita di Jerry Lewis ci viene raccontata in un’interessante appendice di Steve Della Casa, mentre Nunziante Valoroso, che ha ottimamente tradotto il libro, si occupa opportunamente di ricordare Carlo Romano, storico doppiatore di Jerry. Un volume, quindi, fondamentale per chi vuole approfondire il punto di vista di Jerry Lewis, un punto di vista originale, per nulla scontato e che vale senz’altro la pena di conoscere. Per quanto mi riguarda, mi ha messo di nuovo voglia di rivedere qualcuno dei suoi film, magari cominciando da Smorgasbord, l’ultimo.
venerdì 8 ottobre 2021
Blind Willie McTell in Springtime in New York
Springtime in New York, sedicesimo volume della Bootleg Series, è uscito da poco e testimonia per l’ennesima volta la grandezza di ciò che Bob Dylan lasciava da parte a volte con noncuranza. Nei cinque cd della versione completa si trova molto materiale interessante, spesso notevolissimo. Ad esempio un’altra versione di Angelina, magnifica ed enigmatica canzone rimasta fuori da Shot of Love (1981) e già pubblicata, in altra versione, in un precedente volume della Bootleg Series.
Ma soprattutto c’è finalmente l’esordio ufficiale della cosiddetta versione elettrica (o full band, se si preferisce) di Blind Willie McTell, uno degli indiscussi capolavori di Dylan, che però lo lasciò inspiegabilmente fuori da Infidels (1983). Blind Willie McTell era già emerso una ventina d’anni fa nei primi volumi della Bootleg Series, ma per l’occasione era stata scelta una versione acustica, suggestiva, ma non potente quanto l’elettrica. Naturalmente, gli appassionati dylaniani erano a conoscenza della versione elettrica grazie ai benamati bootleg. Io l’avevo sentita per la prima volta in un bootleg del 1984 che avevo comperato chissà dove e conteneva oltre a Blind Willie McTell, anche un altro grande inedito come Foot of Pride (poi coverizzato da Lou Reed nella Bobfest del ’92) e una versione alternativa di Jokerman contenente il verso “stranger at home” che mi rimase particolarmente impresso. Versione alternativa compresa anch’essa in Springtime in New York.
Quando sentii Blind Willie McTell mi sembrò subito struggente e meravigliosa: in quel momento non sapevo chi mai fosse questo Blind Willie McTell né che cosa significasse precisamente la canzone, ma la sua progressione trascinante, il sentimento che traspariva dall’interpretazione, la grandiosità dell’arrangiamento e lo stridente e insinuante suono dell’armonica me la resero un cult istantaneo, per usare un modo di dire un po’ abusato. Al punto che nell’ottobre del 1984 nell’anteprima del mio kolossal indipendente (oltre 45’ di durata, nientemeno) presentato a un folto gruppo di invitati lo usai quale ultimo brano introduttivo per creare l’atmosfera giusta per il mio film (Confessions of a Smith Eater). Naturalmente, il film non era all’altezza di tanta atmosfera, ma questa è un’altra storia. La gente apprezzò comunque (c'era il rinfresco).
Blind Willie McTell sarebbe stata poi riscoperta dallo stesso Dylan e interpretata centinaia di volte in concerto, sottoposta a rielaborazioni e riscritture talvolta geniali e spesso interessanti, comparendo anche in Masked and Anonymous, perfettamente in linea con il tono apocalittico e politico del film. Ma questa versione, quella che si può sentire in Springtime in New York (magicamente depurata del colpo di tosse presente nella versione dei vecchi bootleg), resta uno dei vertici dylaniani di sempre. Una canzone che in pochi versi riesce ad affrontare tematiche profonde e complesse, fornendo alcune risposte non facili e svolgendo considerazioni senza tempo e anche senza speranza. E tra l’altro spiegando in modo molto efficace perché nessuno può cantare il blues come Blind Willie McTell.
Qui sopra una foto del vero Blind Willie McTell: vi consiglio di ascoltare anche lui, naturalmente, perché ne vale davvero la pena.