Nati morti è il nuovo film di Alex Visani, un autore che ormai da decenni percorre una sua particolare strada nell’ambito dell’horror indipendente.
Luna (Ingrid Monacelli) abita da sola in un grande casale in campagna e si dedica con passione alla tassidermia. Un giorno mentre si aggira nel bosco alla ricerca di animali morti da impagliare si imbatte nel cadavere di una donna appena uccisa da uno spietato assassino, che scopriremo chiamarsi Tony (Lorenzo Lepori). L’uomo giace vicino alla sua vittima, gravemente ferito dalla stessa nell’ultimo sussulto prima d’essere sopraffatta. Luna porta entrambi nella sua casa. Tony si risveglia legato a una sedia e se la prende con Luna, che gli fa presente d'averlo curato e si aspetterebbe un po’ di riconoscenza. Luna non si fida molto di Tony, che mostra un temperamento selvaggio e crudele. Oltre che pieno di risorse. Infatti, Tony riesce a liberarsi, ma Luna non è da meno di lui e riesce a legarlo al cadavere della sua vittima, che giace sul tavolo da lavoro della tassidermista. Luna è chiaramente affascinata dalla morte e dalle trasformazioni che essa induce: “Niente muore. Tutto genera vita”. Ha dei piani che coinvolgerebbero Tony, ma ha anche dei problemi con Clizia (Corinna Coroneo), la seconda moglie del suo defunto e amatissimo padre. Clizia e il suo attuale compagno Luca (Edoardo Lazzari) si mettono in viaggio per il casale con l’intenzione di risolvere una questione legata alla vendita della casa, ma non sanno cosa li aspetta.
Un giorno qualcuno - se già non è stato fatto - dovrà scrivere un saggio sulla fascinazione del cinema horror per la tassidermia. L’essere imbalsamato è morte che imita la vita con tutto quel che ne consegue a livello simbolico. Visani pone al centro della storia un personaggio solitario che dedica la propria vita a lavorare su animali morti per riportarli a una vita apparente e raggelata. Il ritratto psicologico di Luna è variegato e approfondito: ispirata dalla figura del padre morto, Luna è una persona con chiari problemi di rapporto con la realtà e i suoi simili. E la sua relazione con il padre, come traspare dalle livorose parole di Clizia, aveva aspetti piuttosto torbidi che hanno generato traumi evidenti. Più tipico e funzionale è il personaggio del killer, di cui non vengono approfonditi retroterra, motivazioni e personalità: la sua funzione è quella di essere il catalizzatore delle pulsioni morbose della protagonista, di diventarne il complemento necessario al suo sviluppo personale. Il rapporto tra i due protagonisti, inizialmente giocato sul filo della diffidenza reciproca, trova un punto di incontro definitivo e cruciale nell’atto del sezionamento del cadavere della prima vittima, un atto nel quale le ossessioni dei due si realizzano entrambe compiutamente, convergendo in modo sinergico.
La storia è raccontata in modo lineare e semplice, con varie sequenze allucinatorie a fornire, nella prima parte soprattutto, il contenuto gore e splatter tipico del genere. Gore e splatter che la fanno da padrone soprattutto nel finale che è un tripudio di effetti sino a una conclusione simbolica e appropriata alla storia. Visani - che scrive anche la sceneggiatura, cura la fotografia, il montaggio e fa l’operatore alla macchina - dirige con buona padronanza e sicuro stile: interessante l’uso del colore che conferisce suggestione all’ambientazione autunnale. Raffinata e suggestiva anche la musica di Daniele Marinelli, che soprattutto nel redde rationem finale fornisce un contrappunto riflessivo e quasi elegiaco alla violenza delle immagini. Lorenzo Lepori e Ingrid Monacelli aderiscono con febbrile partecipazione ai loro personaggi.
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