mercoledì 17 marzo 2010
Horror Frames: Mutants
Questa volta - come altre volte e altre ancora ne verranno - parliamo di zombie, nella rubrica Horror Frames su MyMovies. In particolare, di zombie francesi. Chi li identifica con quelli dell'ineffabile I morti viventi sono tra noi può ricredersi guardando Mutants di David Morlet, che si inserisce piuttosto bene - pur con qualche manchevolezza - nella nuova ondata di horror francesi.
Se volete leggere quello che ho scritto, andate qui.
Nella foto, la combattiva protagonista interpretata da Hélène de Fougerolles.
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venerdì 12 marzo 2010
Livio Lorenzon e Alan Steel
Di questi tempi, con il mio figlioletto, sto facendo scorpacciate cosmiche di pepla che già, spesso ma non sempre, avevo visto quando ero bambino (e anche dopo, quando capitava l’occasione, per la verità).
Conseguentemente mi balzano agli occhi gli attori (e le attrici, tra cui Sylva Koscina - il cui ruolo in Le fatiche di Ercole, da ragazzina, è interpretato nientemeno che da Paola Quattrini - Anna Maria Polani, la mitica e ubiqua Helga Liné e molte altre) che ne sono stati protagonisti.
Più dei classici e famosi Steve Reeves, Gordon Scott, Reg Park e così via - che avevo ben presenti - mi hanno colpito un paio di attori, uno dei quali avevo sì ben presente e apprezzavo da tempo ma mi ero dimenticato quanto fosse duttile e l’altro, invece, che mi era del tutto passato inosservato (o comunque avevo dimenticato). Il primo dei due è Livio Lorenzon, l’altro è Alan Steel.
Alan Steel, al secolo Sergio Ciani, è stato Ercole, Ursus, Sansone e Maciste e altri ancora degli eroi muscolosi del peplum. A differenza di molti degli altri attori del genere ha però prediletto toni scanzonati e umoristici, facendo risaltare un’autoironia che non poteva essere solo degli autori (sceneggiatori e registi), ma in qualche modo doveva essere anche sua. Possente e muscoloso, era però anche agile e nelle scene d’azione risaltava per convinzione ed efficacia. Alcune delle lotte o delle risse da taverna in cui veniva coinvolto sembrano prefigurare il Bud Spencer dei western comici di diversi anni dopo. In questo senso è tipico e insuperabile Ercole, Sansone, Maciste e Ursus gli invincibili (1964), diretto con spirito e intelligenza da Giorgio Capitani. Sin troppo avanti rispetto ai tempi - o fuori da qualsiasi tempo, se si vuole - è un simpatico guazzabuglio nel quale tutti i colossi del peplum si affrontano e si scontrano per futili motivi in un contesto umoristico-avventuroiso nel quale spicca anche una impagabile Lia Zoppelli nel ruolo di una svanita regina. Brioso, vivace, senza tempi morti, è un film assolutamente da recuperare. Alan Steel ci sguazza alla grande, pienamente nel suo elemento, sottolineando con apparente seriosità la comicità delle situazioni e prendendo in giro i luoghi comuni del peplum.
Livio Lorenzon era invece un memorabile villain. Calvo, baffuto, vigoroso, era il perfetto ritratto del barbaro o dell’ambizioso e risoluto cortigiano. Capace di una recitazione forte e al tempo stesso sottile, riusciva spesso a infondere tocchi di ironia puramente visuali che sono il segnale di un grande attore al lavoro. Un esempio calzante si ha quando, nei panni di uno dei triunviri babilonesi Salman Osar, riceve in regalo dal re assiro una preziosa spada nel film Ercole contro i tiranni di Babilonia, modesto peplum con un Ercole (Rock Stevens alias Peter Lupus) non memorabile e senza barba: il susseguirsi di espressioni di Lorenzon è perfettamente calibrato e rende a meraviglia la psicologia del personaggio, disegnandone i contorni a tutto campo e andando anche oltre, per profondità, efficacia e ironia, di quanto poteva essere in sceneggiatura.
Anche quando non era il cattivo principale - come in Ercole contro Roma, nel quale è Mansurio, luogotenente del perfido Filippo Afro di Daniele Vargas - Lorenzon riesce a ritagliarsi uno spazio di visibilità unico con la sua sola presenza carismatica, la sua flessibilità e capacità di un attore spesso confinato nel medesimo ruolo, ma capace di renderlo ogni volta diverso e interessante.
Triestino, Lorenzon è il classico attore che rappresenta un valore aggiunto in ognuno dei film che ha interpretato (e fortunatamente sono stati tanti, pur in una carriera che purtroppo si è svolta sostanzialmente nell’arco di due soli decenni).
Qui sopra Livio Lorenzon nella copertina del dvd di La rivolta dei sette, e Alan Steel in due immagini da Ercole contro Roma.
venerdì 5 marzo 2010
Legion
Tra qualche giorno esce Legion di Scott Stewart, un nuovo film che si inserisce nel minifilone degli angeli più o meno caduti. Chi vuole sapere cosa ne penso può andare qui e leggere la recensione che ho scritto per MyMovies.
Nella foto un'immagine dal film, con Kate Walsh e Willa Holland. Nel cast c'è anche Dennis Quaid, non a caso quello che se la cava meglio (come attore).
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mercoledì 3 marzo 2010
Horror Frames: Mum and Dad
L'horror familiare (nel senso di horror sulle famiglie, non per famiglie) è stavolta al centro della rubrica Horror Frames che scrivo per MyMovies: in particolare si parla del film britannico Mum & Dad di Steven Sheil. Not for the squeamish, direbbero gli inglesi che, più o meno, vuol dire che gli impressionabili è meglio che si astengano. Chi vuole sapere cosa ho scritto, può andare qui.
Sopra, una foto dal film con la brava Olga Fedori e l'altrettanto bravo - ma un po' troppo gigione - Perry Benson.
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lunedì 1 marzo 2010
Occhi senza volto su Rai 3
Normalmente non faccio segnalazioni televisive, ma questa volta, come si dice, non mi posso esimere. Nella notte di venerdì 5 marzo alle ore 2.45 (quando quindi è già sabato: lo dico per i precisi) su Rai 3, nell’ambito di quella meritoria trasmissione che è Fuori Orario, viene mandato in onda Occhi senza volto di Georges Franju, uno dei pochi (venti in tutto) film ai quali ho dato cinque stellette - vale a dire il massimo - nel mio Dizionario dei film horror (Corte del Fontego). Chi non l’ha visto e se lo perde - per dirla con Amedeo Nazzari - peste lo colga.
Per l’occasione, eccezionalmente, ripropongo qui sotto la scheda che al film ho dedicato sul Dizionario dei film horror, così chi per caso (o anche non per caso, ma per ferale determinazione) non ce l’avesse può avere un’idea di come sono scritte le schede di cotal Dizionario.
Ecco qui:
“Il dottor Génessier (Pierre Brasseur) è un chirurgo di eccezionale bravura, la cui vita è stata sconvolta dall’incidente d’auto che è costato la bellezza alla figlia Christiane (Edith Scob), costretta a vivere dietro una maschera bianca per celare a chiunque, anche a se stessa, il suo volto deturpato. Ma Génessier non si è rassegnato e con disperata determinazione cerca di restituire alla figlia la bellezza perduta servendosi dei volti di ragazze adescate grazie all’aiuto della fedele assistente Louise (Alida Valli). Capolavoro assoluto di uno dei registi più unici e interessanti del cinema francese. Affascinante melodramma orrorifico, girato con uno stile sublime in un bianco e nero allucinante che rende alla perfezione i chiaroscuri dell’anima, è un film di cui è facile innamorarsi e che dimostra come anche la materia più greve e potenzialmente effettistica come l’horror chirurgico - di cui questo film è una sorte di precursore - possa essere elevata ai massimi livelli artistici. La trama è semplice, ma è raccontata con qualità narrative e visuali uniche acquisendo significati e valori molteplici e profondi. I personaggi, lungi dall’essere le macchiette monodimensionali che caratterizzeranno il sia pur godibilissimo per altri versi sottogenere sadico-chirurgico, sono estremamente complessi e sfaccettati, resi con grande senso drammatico da ottimi interpreti tra cui una grande Alida Valli e un sofferto Pierre Brasseur. Su tutti però emerge la tragica figura di Edith Scob, la cui maschera bianca, simbolo di una purezza destinata a infrangersi, è un’icona che non si dimentica. Poco dopo, con Il diabolico dott. Satana, Jesus Franco avrebbe dato la versione pulp dell’argomento. *****”.
In un’intervista a Paolo Spagnuolo, ho detto che Occhi senza volto è il film che consiglierei a chi vuole avvicinarsi all’horror, perciò buona visione.
Qui sopra un paio di immagini dal film, con Edith Scob in evidenza.
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