giovedì 11 febbraio 2010
I miei fumetti e Bob Dylan (1)
Ho scritto Il cinema di Bob Dylan perché mi interessano molto entrambi (il cinema e Bob Dylan). Però sono anche in qualche modo uno sceneggiatore di fumetti e quindi anche nei miei fumetti più di qualche volta mi è piaciuto citare Dylan, in modi diversi.
Parlo di citazioni in senso stretto, non come le si intende adesso. Adesso si chiamano citazioni anche delle disinvolte appropriazioni di svolte narrative appartenenti a opere altrui, oppure dei riferimenti edonistici che servono più a definire letture e ascolti di chi le fa per dargli spessore culturale che non a richiamare l’attenzione sull’opera o sull’autore citato. Spero di essere stato abbastanza criptico, ma magari posso fare di meglio in futuro.
In ogni modo, in questo e in prossimi post (non necessariamente molto prossimi) segnalerò qualcuna delle molte citazioni dylaniane che ho messo nei miei fumetti. Molte delle citazioni (non solo dylaniane) che ho inserito nelle mie sceneggiature sono così poco evidenti che spesso solo io mi accorgo di averle fatte (e talvolta nemmeno io) perché ho sempre pensato che il gioco delle citazioni sia bello se non sia evidente.
In questo caso, invece, la cosa è piuttosto evidente. Il fumetto in questione si intitola Come una pietra che rotola e non ci vuole molto per capire che il riferimento del titolo è a Like a Rolling Stone, forse la canzone più perfetta di Bob Dylan. Contenuta nell’album Highway 61 Revisited (1965) è un lucido torrente di livore che ha per bersaglio una socialite decaduta e costretta a condividere il destino dei disperati. Non è solo questo naturalmente, ma è anche questo. Il fumetto - disegnato da mio fratello Gianni e pubblicato sul Mera 2 (la costola “rivoluzionaria” del Messaggero dei Ragazzi) n. 3 del 1995 - non ha nulla a che vedere con la canzone, ma in un certo modo ne trae ispirazione, raccontando di un cattivo maestro che si trova a confrontarsi con le persone di cui raccomanda il disprezzo.
Il fumetto sarà molto difficile che qualcuno di voi possa ormai leggerlo, però se volete un suggerimento ascoltatevi Like a Rolling Stone. Nella versione originale con la chitarra di Mike Bloomfield e l’organo di Al Kooper in evidenza, nella tumultuosa versione del tour 1966 trainata dalla furibonda batteria di Mickey Jones (la trovate nel volume 4 della Bootleg Series), nella trascinante versione live di Before the Flood con la Band, nell’ottima versione semiacustica di Unplugged, in quella scatenata di Jimi Hendrix, in quella curiosa degli Articolo 31 (Come una pietra scalciata) che Dylan ha inserito nella colonna sonora di Masked & Anonymous o nelle innumerevoli altre che Dylan ha suonato nel corso degli anni. Resta sempre una canzone incredibilmente ricca e complessa, tragicamente sempre attuale. La rivista Rolling Stone (che alcuni dicono abbia preso il nome proprio da quella canzone) l’ha incoronata come la canzone rock numero 1. Non che ce ne fosse bisogno.
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