giovedì 3 dicembre 2020

L'uomo col cilindro


Le amiche Natalie (Natalie La Torre) e Rosa (Rosa Fariello) stanno lavorando a un progetto fotografico con il quale concorrere per un premio di tremila euro che a loro farebbe molto comodo. Il bando scade tra poco e per migliorare il progetto e renderlo imbattibile servirebbero ulteriori fotografie da scattarsi a Villa Rosa, un grande edificio abbandonato e degradato sul quale girano strane voci e leggende oscure. Natalie e Rosa non si fanno condizionare e si recano nella villa anche se Rosa ha da tempo strani incubi e visioni. E anche se su tutto aleggia la strana figura di un misterioso uomo col cilindro.

Dopo una nutrita filmografia fatta di film di vari generi, Stefano Simone si cimenta con un lungometraggio che, sia pure con le sue particolarità, può essere ascritto al genere horror; genere nel quale Simone aveva iniziato anni fa con il format del cortometraggio. E forse non è un caso che il problema principale del film è che, pur durando all’incirca ottanta minuti, consta di una materia narrativa che sarebbe stata più adatta per un mediometraggio. Questo si traduce in una certa lentezza nel procedere, con l’insistere sulle pause e sui paesaggi (peraltro suggestivi e filmati in modo efficace), a volte contro la tensione che la storia suggerisce. L’ambientazione nella villa diroccata e abbandonata è interessante e riesce a dare il senso di una misteriosa desolazione e della minaccia incombente, anche se l’uomo col cilindro, a livello iconico, non è particolarmente incisivo.

Se il film soffre di un eccesso di dilatazione della storia, qualche buona atmosfera c’è e tutto è giocato sulle attese e sui momenti sospesi. Simone riprende in questo senso i toni del suo mediometraggio Il passaggio segreto, anch’esso interpretato dalle protagoniste di questo film, Natalie La Torre e Rosa Fariello che confermano il loro affiatamento e danno discreta credibilità ai loro personaggi, profondamente radicati nel territorio. La parte conclusiva, sostanzialmente senza parole, almeno prima del sottofinale, è la migliore e la più incisiva anche a livello visuale, con qualche riuscito gioco ottico, così da chiudere in modo efficace un film che avrebbe guadagnato da una maggiore articolazione della vicenda o da una riduzione della durata. Resta, comunque, il fascino di un mistero oscuro dai contorni metafisici ed esistenziali con il quale le ragazze si trovano inaspettatamente a confrontarsi, inermi e attonite. Notevoli, come sempre, le musiche di Luca Auriemma. Buone le prove di Diego Carli e di Antonio Del Nobile nei loro brevi, ma incisivi ruoli. Il film è stato prodotto da Massimo Bezzati, tra l’altro encomiabile organizzatore del festival cinematografico La Selva Nera.

Qui sopra, Natalie La Torre e Rosa Fariello in una scena dal film.

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