venerdì 14 febbraio 2020

Dylan & Me: 50 Years of Adventures di Louie Kemp



Questo è un libro che non mi sarei mai aspettato di poter leggere ed è un bene che invece sia stato scritto. Dylan & Me: 50 Years of Adventures di Louie Kemp (Westrose Press) è infatti un libro scritto da un amico fraterno di Bob Dylan, quel Lou Kemp che è comparso di quando in quando anche nella carriera musicale di Dylan, ma che per il resto ha fatto la sua vita di imprenditore di successo (nel campo dell’industria ittica) lontano dai riflettori. Come lontana dai riflettori è stata la loro amicizia di cui solo alcuni barlumi ogni tanto rifulgevano qua e là. Così come quella del terzo amico del cuore, quel Larry Kegan (“Not you, Larry… the other Larry”) che rimase tetraplegico dopo un tuffo sfortunato in giovane età ed è rimasto amico di Dylan e di Kemp sino alla sua fine, avvenuta nel 2001, colto da infarto - come racconta Lou Kemp - proprio mentre andava a comperare Love & Theft dell’amico.

In questo libro, Kemp racconta cinquant’anni e oltre di amicizia, ma chi si aspetta di trovarci qualche exposé o qualche retroscena da pettegolezzo resterà deluso: questo è il libro di un amico che è rimasto tale e che vuole tramandare un’amicizia forte - un’amicizia come quelle che molti vorrebbero aver avuto nella loro vita e pochi hanno invece avuto - nata in un campo estivo nel 1953 nel Wisconsin, quando Dylan - ancora Zimmerman - aveva dodici anni e Lou Kemp ne aveva undici. Eppure, come risulta chiaro dalle parole di Kemp, Dylan aveva già ben chiaro cosa avrebbe voluto fare della sua vita. I racconti di Kemp sono vividi e ci mostrano, soprattutto negli anni giovanili, un ritratto di Dylan che nessuno dei suoi biografi aveva potuto tracciare. Il ritratto di un ragazzo scatenato e particolare, pieno di verve e di vitalità, sempre controcorrente e sempre amante della musica.

Ed emerge anche come Dylan, nei confronti degli amici d’infanzia, sia sempre rimasto lo stesso e sia sempre rimasto molto presente anche dopo essere diventato famoso. Kemp racconta di come sia ritornato a essere molto vicino a Dylan sia durante la lavorazione di Pat Garrett & Billy the Kid sia durante il famoso tour del ’74, quello del grande ritorno con la Band dopo otto anni senza tournée. Ma è anche cruciale il racconto che Kemp fa della nascita della Rolling Thunder Revue, quel baraccone spettacolare che Dylan ha messo in piedi nel 1975 e nel 1976 e che è stato recentemente celebrato da Scorsese nel suo ottimi documentario di cui ho già parlato. Kemp di quella tournée è stato in sostanza il manager, l’organizzatore e quindi ha pieno titolo per raccontarne premesse, sviluppi e aneddoti. E lo fa in modo simpatico e vivace. Tutto il libro è scritto in modo molto piano e comunicativo: la lettura risulta quindi molto gradevole e interessante.

Anche i racconti del periodo cristiano di Dylan sono in un certo senso chiarificatori delle dinamiche di quel momento e delle dinamiche successive, mostrando come Dylan fosse da sempre molto interessato alle problematiche religiose senza particolari preclusioni.

Kemp parla anche molto di sé, soddisfatto di essere anche lui un uomo di successo e di non aver mai avuto bisogno di Bob per motivi né economici né di realizzazione personale e questo è un elemento da non sottovalutare con riguardo alla solidità della loro amicizia e al fatto che fosse assolutamente disinteressata. Molti sono gli aneddoti divertenti che riguardano personaggi famosi: su tutti, quella volta che Bob Dylan è andato a vedere la prima di una commedia di Sam Shepard rendendola indimenticabile e non per i giusti motivi. Ma molti sono quelli che riguardano anche Marlon Brando, Joni Mirtchell, Leonard Cohen, Kinky Friedman e altri ancora, compreso il Nobel alla Letteratura e i suoi retroscena.

Un libro in definitiva consigliato a tutti quelli che hanno un interesse nei confronti di Bob Dylan. Una testimonianza su un’amicizia importante che ci ricorda come Dylan sia anche una persona normale, cosa di cui a volte è difficile ricordarsi in considerazione di quanto ha fatto e di quanto ha significato e continua a significare.

Il libro è in inglese. Io l’ho letto nell’edizione Kindle che è molto economica. In questo profluvio di testi dylaniani, è un libro di cui consiglierei senz’altro un’edizione italiana a qualche editore coraggioso.

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