Per presentare al meglio il mio nuovo libro uscito da poco - Il cinema dell’eccesso Vol. 1 Europa (Crac Edizioni) - mi sembra opportuno dare un’indicazione abbastanza precisa del suo contenuto. Così chi dovesse essere interessato all’argomento può sapere se, in linea di massima, il libro può rispondere alle sue esigenze.
Il libro si occupa del cinema di exploitation - genere trasversale che percorre molti generi, ma ha profonde radici nell’horror e in altri generi estremi - attraverso alcuni dei suoi autori principali. Ho scelto questo approccio per seguire e sottolineare il percorso autoriale di questi registi, dando loro la massima attenzione critica. Ho esaminato quanti più film possibile cercando di delineare la parabola creativa di ciascuno.
Detto questo, mi sembra giusto dedicare un post a ciascuno dei capitoli di cui si compone il libro, partendo dal primo, che si occupa di Pete Walker, regista inglese, noto soprattutto per i suoi feroci horror che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del genere anche se non sono stati premiati da un adeguato successo commerciale.
Nel primo capitolo del libro ripercorro gli inizi di Walker nel cinema erotico, le incursioni nel noir e nel thriller fino ad arrivare all’esplosione horror e alle indecisioni finali. Il tutto nell’arco di una carriera durata una qundicina danni: non molti, ma intensi. Alla base c’è il mio articolo della serie Kings of Exploitation pubblicato su Segnocinema ormai 13 anni fa, ma proprio il tempo trascorso mi ha permesso di allargare il campo d’analisi a film che all’epoca non avevo potuto vedere (e di rivisitare laddove necessario quelli già visti). Ci sono quindi film come, per esempio, Man of Violence, Strip Poker o Home Before Midnight, quest’ultimo un curioso ritorno a tematiche sexploitative in chiave melodrammatica. Ma naturalmente non mancano i film più celebrati, da Nero Criminale a La casa del peccato mortale, horror indimenticabili che hanno precorso i tempi. Pochi autori sono riusciti a coniugare critica sociale e horror feroce in modo così efficace restando fermamente all’interno di un realismo dal quale ogni concessione al soprannaturale è sostanzialmente bandita. Le belve sono tra noi, era infatti il sottotitolo italiano di Nero criminale.
Inoltre, c’è un’intervista esclusiva a David McGillivray condotta appositamente per questo libro. McGillivray è stato lo sceneggiatore con cui Walker ha stretto un fortunato sodalizio creativo proprio per i suoi celebrati horror e anche per questo è stato un piacere poterlo intervistare. Ma oltre agli horror per Walker, McGillivray ha sceneggiato altri film interessanti - dentro e fuori dall’horror - oltre ad aver avuto una carriera intensa, tutt’ora in corso, in praticamente tutti i media. Per cui, credo, l'intervista - che non si limita solo al suo lavoro con Walker - si presenta di particolare interesse. Ho colto l'occasione, tra l'altro, nella parte introduttiva all'intervista, di occuparmi di un interessante cortometraggio horror del 1980 (The Errand), scritto da McGillivray e, direi, non molto noto.
Personaggio interessante e unico anche nella sua parabola umana, Walker è un regista da scoprire e riscoprire, così come i suoi film sono da vedere e rivedere. Spero che il libro possa servire anche a questo.
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