giovedì 5 gennaio 2023

 Il fantasma di Alessandro Appiani


Il fantasma di Alessandro Appiani
è il nuovo film di Stefano Simone, un po’ diverso dai precedenti, per tono e tematica. Tratto da un romanzo di Gordiano Lupi, il film è infatti un giallo giovanilistico dalle tinte tenui, con qualche richiamo paranormale e la paventata presenza sullo sfondo di una figura fantasmatica.


Silvia (Rosa Vairo) è una giovane ragazza con una capacità particolare, quella di sentire le voci a distanza. Lo confida al giovane amico Carlo (Simone Balta), che ne è impressionato. Silvia è interessata dalla figura di Alessandro Appiani, un nobile che si dice sia stato ucciso dalla moglie nel 1590 con l’aiuto di alcuni amici. Il castello che fu suo sta per essere demolito, mentre nello stabile dove aveva sede il liceo locale si pensa di realizzare un museo. Lanfranchi (Bruno Simone), un giovane scrittore borioso, vorrebbe che Silvia intercedesse presso sua madre insegnante perché presentasse il suo ultimo romanzo a scuola, ma Silvia, che disprezza bonariamente l’evidente ignoranza di Lanfranchi, non ci sente. È più interessata alle opere di Mario Luisi (Carlo Cinque), storico locale molto attento alla leggenda di Appiani, di cui vuole riabilitare la memoria. Nel frattempo avvengono strane morti: l’assessore che ha deciso la demolizione del castello e un operaio che stava lavorando alla ristrutturazione del liceo. Silvia e Carlo, assieme all’amico Luigi (Matteo Mangiacotti), si recano nottetempo al castello per cercare delle prove sull’eventuale esistenza del fantasma. Trovano solo un ospitale senzatetto, Bill (Moussa Camara), che del castello disabitato ha fatto la sua dimora. I ragazzi, fatte quattro chiacchiere, se ne vanno tranquilli, ma il giorno dopo apprendono che anche Bill è morto. Chi è stato?


Il tono, come detto, è leggero, quasi da commedia giovanile. L’andamento della storia è molto tranquillo, senza suscitare suspense. Ci sono grandi camminate duranti le quali i protagonisti si producono in dialoghi espositivi e si cerca di approfondire il rapporto tra di loro. Le transizioni sono un po’ lente e tendono talvolta alla ripetitività, con le situazioni che ritornano e gli incontri che si moltiplicano. Il mistero non è impenetrabile e la risoluzione avviene in modo molto veloce senza dar tempo alla vicenda di rendersi drammatica. Ma non è evidentemente questo ciò che si prefigge Stefano Simone che invece sembra voler realizzare un giallo alla Nancy Drew, con la protagonista, caratterizzata da una sorta di super potere (come lo definisce il suo piccolo amico), alla ricerca della soluzione e anche alla ricerca di se stessa e del suo rapporto con gli altri. Significativo per la sua caratterizzazione è, in questo senso, il modo in cui si rapporta, o meglio non si rapporta, con un fratello che non vediamo mai (e di cui alla fine non ci viene detto cosa gli è successo con un cammello nella sua vacanza in Tunisia). Più di maniera, ma comunque ben tratteggiato, è il rapporto d’amicizia che ha con Luigi, aspirante fidanzato destinato a rimanere tale (aspirante, cioè). Ma il personaggio più interessante è senza dubbio il Lanfranchi interpretato in modo efficace e curioso da Bruno Simone: un personaggio complesso e divertente. I siparietti con l’ispettore. Franceschini (molto bravo Pasquale Tricarico) sono apertamente comici e in questo senso svolgono bene la loro funzione. I giovani protagonisti si impegnano con discreti risultati, ma hanno talvolta qualche incertezza: Rosa Vairo dimostra comunque buone potenzialità. Di qualità la musica con Luca Auriemma con un paio di simpatici rap di Clever Joe e Robb MC.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho apprezzato la recensione sincera. Il mio romanzo è stato molto modificato in senso giovanilistico, ma la cosa non mi è dispiaciuta

Rudy Salvagnini ha detto...

Grazie!