Chi sia David McGillivray ogni appassionato di horror lo sa (o dovrebbe saperlo). McGillivray ha infatti lasciato il suo segno nel genere con un pugno di film molto significativi scritti per registi divenuti col tempo di culto, come Pete Walker o Norman J. Warren. Dietro a titoli importanti come Nero criminale o La casa del peccato mortale c’è McGillivray, con la sua scrittura feroce e lucida. Quello che gli appassionati di horror potrebbero non sapere - ma magari intuire, visto che la stagione horror di McGillivray è stata intensa, ma tutto sommato breve - è che la scrittura di film horror è solo una delle molte cose che McGillivray ha fatto nel corso della sua vita.
A colmare questa eventuale lacuna di conoscenza provvede l’insostituibile libro autobiografico di McGillivray, Little Did You Know (FAB Press, 2019, 330 pagine + indici). E sicuramente ben poco sapevamo di tutto quello che McGillivray ha deciso di portare alla nostra conoscenza con una franchezza a tratti sorprendente. McGillivray parla molto della sua carriera cinematografica e lo fa con l’arguzia, l’umorismo e l’autoironia che gli conoscevamo dai suoi irresistibili articoli autobiografici che aveva scritto per le antologie horror Shock Xpress (la serie denominata Spawn of Tarantula). E queste parti sono indubbiamente quelle che più interessano il cinefilo puro che può ripercorrere il curioso e vivace tragitto di McGillivray alla corte di Pete Walker, con le liti e le incomprensioni tra i due, incapaci forse di coesistere socialmente, ma capaci di produrre attraverso la loro bizzarra sinergia alcuni degli horror più potenti del periodo. Non mancano i ricordi anche del lavoro con quell’altro maverick dell’horror britannico, Norman J. Warren, per cui McGillivray ha tra l’altro scritto un horror singolare e strano come Satan’s Slave. E naturalmente ci sono anche ricordi del suo lavoro nella sexploitation, sottogenere che McGillivray non solo conosce per avervi partecipato direttamente, ma anche per averlo per così dire storicizzato in un libro antesignano e unico come Doing Rude Things. Dal punto di vista cinematografico sono anche interessanti i ricordi del periodo come critico cinematografico al Monthly Film Bulletin del BFI. All’epoca io ero abbonato al MFB e mi ricordo bene come leggevo con grande interesse le sue recensioni perché si occupava spesso dei film che interessavano di più a me, gli horror e gli erotici, quelli che gli altri critici probabilmente non volevano vedere. Nel mio piccolo, lo stesso è capitato anche a me quando facevo il recensore per un quotidiano e aspiravo a recensire Ossessione carnale di Larraz o Le porno hostess in 3D (e vi posso garantire che aggiudicarmi quei film non è stato per niente difficile perché gli altri critici non li volevano vedere: il difficile fu convincere il capo redattore a ospitare le recensioni sul quotidiano).
Ma tutto questo è solo una parte dell’autobiografia di McGillivray e nemmeno la maggiore. Perché, come si scopre meglio leggendola, McGillivray ha fatto moltissimo in campo televisivo e teatrale, come scrittore e anche come attore, dimostrando una grande poliedricità e una notevole capacità di cambiare registro: se vi capita potete trovare su YouTube la sua gag irresistibile sulla banconota da 20 sterline bloccata dalla ruota di un’auto parcheggiata. E i resoconti delle sue avventure teatrali non sono meno divertenti.
E anche questo non conclude l’argomento perché l’autobiografia di McGillivray tocca molti altri punti più personali che descrivono in modo schietto e vivace il tragitto di una vita vissuta intensamente, a volte facendosi trascinare dagli eventi e altre volte determinandoli, ma sempre con una vitalità e una voglia di vivere davvero invidiabili. La scrittura di McGillivray è, come ci si può aspettare conoscendone almeno un po’ le opere, sempre all’altezza, in grado di accompagnarci con brio e ironia anche nelle parti più aspre e nei momenti difficili che non sono mancati, come dimostra la descrizione dello sgomento per l’improvvisa irruzione dell’AIDS nel mondo spensierato dei primi anni ’80.
Libro altamente consigliato. Inutile dire che almeno per il momento non esiste l’edizione italiana, che io sappia.
2 commenti:
Bellissima segnalazione. McGillivray è sceneggiatore che ha sicuramente lasciato il segno, almeno con i film scritti per Pete Walker.
Il libro l'ho comprato qualche tempo fa, anche se ancora non ho avuto modo di leggerlo. Ottima la tua recensione.
Grazie. Il libro merita di sicuro, hai fatto bene a prenderlo e non ti deluderà.
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