domenica 17 febbraio 2019

Shanda's River



Shanda's River è un piccolo e interessante film horror indipendente italiano, diretto da Marco Rosson.

Emma (Margherita Remotti) è una professoressa dell’Università di Sydney giunta sino a Voghera per compiere degli studi particolari. La accoglie Giulia (Claudia Marasca), una sorta di guida turistica, che la scorta sino all’albergo. L’indomani mattina è infatti previsto che Giulia le faccia da guida sino a un fiume particolare, nei pressi. Emma è molto stanca per il viaggio, ma si sveglia di soprassalto nel cuore della notte, alle quattro in punto. Fa una doccia ed è pronta al mattino per l’appuntamento con Giulia, che le rivela che ci sarà un partecipante in più: Daniel (Diego Runko), un giornalista investigativo croato che è lì sulle tracce di alcuni strani omicidi rituali. Emma spiega a sua volta che sta scrivendo un libro sull’origine di alcune mutilazioni femminili attuate da una setta e praticate tramite un sacrificio di sangue. Durante il viaggio in auto, Giulia racconta che il fiume - o meglio, come precisa, torrente - dove sono diretti ha una storia particolare. Nel 1520 circa scoppiò in quella zona una misteriosa epidemia. La locale abbazia di San Nicola fu così trasformata in un luogo cura e quarantena per i malati. Shanda, una contadina, cercò di dare una mano con erbe medicinali coltivate da lei stessa, senza però ottenere alcun risultato positivo. L’epidemia si propagò e si propagò anche la diceria che la responsabile fosse proprio Shanda con le sue erbe. Così Shanda fu annegata dagli stessi monaci in quel torrente. Mentre sono in viaggio verso il torrente, in una stradina di campagna, i tre hanno un problema all’auto e sono costretti a fermarsi. Due sconosciuti con mantelli neri e strane maschere li attaccano. Emma e Daniel si ritrovano così legati a un albero nei pressi del torrente. Sotto gli occhi di Emma, Daniel viene eviscerato da uno dei tizi mascherati che prima fa mangiare le budella di Daniel a Emma e poi la sgozza. Ma era tutto un sogno: Emma si sveglia in camera sua, sempre alle quattro del mattino. Poche ore dopo Giulia viene a prenderla ed è tutto come nel sogno, compresa l’imprevista presenza di Daniel. Giulia è sorpresa che Emma lo sappia. Emma è ancora più sconcertata nel rivivere tutto quanto ha sognato. E non sarà la prima volta, in un crescendo di orrore.

Gli incubi orrendi, i continui risvegli sempre più affannati, le morti sanguinose contribuiscono a costruire una struttura narrativa singolare che genera interesse e spiazzamento. Un po’ come in Ricomincio da capo o, in versione horror, Auguri per la tua morte, la protagonista sembra intrappolata in un loop malefico dal quale è impossibile uscire. Ogni volta un tassello nuovo, un briciolo di conoscenza in più, la portano verso la soluzione del mistero, creando immedesimazione nello spettatore. La gestione del racconto - tra numerosi e spesso inventive varianti all’interno dei singoli intervalli tra i risvegli - è abbastanza buona, riuscendo a suscitare una discreta tensione, alimentata dall’inspiegabilità e dall’indubbia suggestione di quanto sta succedendo.

Quando si accumulano fatti inspiegabili, però, il problema è che a un certo punto bisogna arrivare a una spiegazione ed è anche sulla “qualità” di quel momento che si valuta l’insieme della storia. In questo caso, dal punto di vista della logica interna del racconto, la conclusione non è deludente, anche se non è nemmeno memorabile. Solo che si risolve principalmente in uno “spiegone” che lascia a lunghi dialoghi il compito, appunto, di spiegare tutto. Un piccolo difetto - in una sceneggiatura (di Nicola Pizzi) per il resto equilibrata e ben scritta - che riduce un po’ l’impatto, ma non compromette l’esito complessivo del racconto, che si mantiene comunque godibile e con qualche elemento di originalità nel contesto del sottogenere stregonesco.

L’evidente ammirazione del regista verso i maestri dell’horror italiano di qualche anno fa si traduce in particolare - sembra di poter dire - in un riuscito omaggio a Lucio Fulci, con svariate efferatezze a condire con efficacia il racconto grazie anche ai buoni effetti speciali di Eleonorita Acquaviva (significative, per l'inquietante design, anche le maschere indossate dagli adepti della setta malefica).

La recitazione si mantiene su livelli nel complesso adeguati: si possono segnalare, in particolare, le buone prove della protagonista Margherita Remotti, cui spetta il compito più impegnativo sostenendo spesso da sola la scena, e di Diego Runko, convincente nel ruolo del giornalista investigativo che la sa lunga, ma forse non abbastanza.

Nel complesso promettente la prova del giovane regista Marco Rosson: non manca qualche asperità nella messa in scena, dovuta principalmente a inesperienza e budget ridotto, ma vengono alla luce buone qualità sia nella capacità di narrare per immagini sia nella scelta delle inquadrature.

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