venerdì 18 gennaio 2019
L'accordo
L’accordo è il nuovo lungometraggio di Stefano Simone, un giovane regista di cui ho scritto più volte in questo blog. La storia che racconta il film è molto semplice e lineare.
Stefano (Daniele Baldassarre) e Marta (Natalie La Torre) sono una coppia in crisi e questa crisi si ripercuote anche su Serena (Flory Di Bari), la loro figlioletta, che soffre per il clima teso in famiglia. Marta, perciò, affronta Stefano dicendogli che la separazione è l’unica cosa ormai possibile. I due vanno quindi dall’avvocato Rocchi (Tonino Pesante), che come prima cosa li richiama a soffermarsi sulla scelta per verificarne la bontà e soprattutto l’ineluttabilità. Marta è decisa, mentre Stefano ha più dubbi e dice d’essere stato costretto da lei ad andare via di casa. Lui è senza lavoro e non ha i soldi per pagarle l’affitto perciò ha deciso, anche per il bene della bambina, d’essere lui quello che se ne va (dai genitori). L’avvocato, saggio e comprensivo, nonché figlio di genitori separati e perciò capace di comprendere la situazione, invita i coniugi a soppesare bene le cose, le reciproche ragioni e la situazione della figlia. Anche Alessia (Gabriella Spagnuolo), la segretaria dell’avvocato, nelle lunghe pause che, per un motivo o per l’altro, interrompono la seduta dall’avvocato, cerca di dare buoni consigli ai due coniugi, essendo anche lei passata per l’esperienza della separazione.
Il film prosegue il percorso intrapreso negli ultimi tempi da Simone verso un cinema impegnato in problematiche sociali (Fuoco e fumo), teso ad affrontare aspetti del vivere comune. Più ancora degli ultimi film questo sembra voler affrontare in modo diretto l’argomento - la separazione tra i coniugi e la bigenitorialità - senza affidarsi a una storia esemplificativa da cui trarre una morale o un significato, ma raccontando in modo semplice e senza fronzoli proprio una separazione tra due coniugi davanti a un avvocato, seguendone le varie fasi e interlacciandole con altre esperienze analoghe che servono, raccontate da alcuni dei personaggi, a titolo di confronto. Inoltre, a rimarcare il tono quasi documentaristico, vi è anche spazio per testimonianze di vita, staccate dal racconto.
Il film cerca di presentare la situazione in tutte le sue sfaccettature e ciò è commendevole, però lo fa in modo piuttosto statico, non drammatico, situazionale, lasciato in massima ai dialoghi, scontando in ciò una certa lentezza e didascalicità. Pur se, va detto a merito, si avverte l’intenzione di presentare in modo onesto le ragioni di entrambi, sottolineando la possibilità di affrontare in modo civile un momento di crisi così significativo nella vita di una famiglia. Un cinema di servizio, quindi, che si appiattisce un po' sulla propria tematica, ma che sicuramente, comunque, riesce nel suo scopo di rendere un servizio. Sotto il profilo del cinema didattico, infatti, questo film potrà di certo svolgere la sua funzione. E si capisce che questo era l’intento. Dal punto di vista dello spettatore non particolarmente interessato alla problematica, invece, si avverte una certa carenza di costruzione narrativa. In sostanza, c’è molta esposizione e poco racconto.
Il cast, alle prese con una grande quantità di dialoghi, mostra qualche incertezza, ma anche una sostanziale buona volontà che sopperisce a qualche lacuna interpretativa dovuta all’inesperienza. Tonino Pesante, attore ricorrente nei film di Simone, è il più sicuro e uniforme nella sua prova, pienamente in grado di abitare la sua parte. Si avverte anche la verve a tratti messa in mostra da Gabriella Spagnuolo nel ruolo della segretaria dell’avvocato. Più diseguale la prova dei due protagonisti - Daniele Baldassarre e Natalie La Torre - che comunque trovano buoni momenti.
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