venerdì 2 novembre 2018

Un ricordo di Leone Frollo

Qualche giorno fa ci ha lasciato Leone Frollo, un grande disegnatore. È ricordato soprattutto per i fumetti erotici degli anni ’70, ma è stato un artista a tutto tondo, versatile e capace, con uno stile personalissimo e di grande eleganza. Ma della sua arte hanno, giustamente, parlato in molti in questi giorni e non mi dilungo sull’argomento se non per dire che l’ho sempre apprezzato moltissimo, come artista.

Volevo solo condividere un ricordo che ho di lui. Non l’ho mai conosciuto, ma una volta l’ho incontrato ed è stato in una circostanza che me l’ha fatto molto apprezzare come persona. È stato a Lucca ’98, una delle due volte che sono stato a Lucca. In quel caso ci ero andato per presentare un fumetto che avevo scritto ed è stata la seconda e ultima volta che ci sono stato. Ero con un amico disegnatore, Alessandro Gottardo, e ci eravamo soffermati a un banchetto della mostra mercato dove si vendevano originali. I prezzi erano buoni e il materiale ottimo per cui comprai diverse cose, tra le quali una pagina di Leone Frollo. Alessandro fece lo stesso. Le avevano appena comperate che Alessandro mi disse: “Ehi, ma quello è Leone Frollo! Facciamoci autografare le pagine!”. Caso volle, infatti, che Leone Frollo in persona passasse da quelle parti proprio in quel momento. Io non sapevo nemmeno che faccia avesse e perciò la fortuna fu che con me ci fosse Alessandro che invece lo aveva riconosciuto. Ci fiondammo con le nostre pagine e gli chiedemmo di firmarle. Lui ci guarda un po’ perplesso e ci chiese dove le avevamo prese. Capii subito che qualcosa non andava. Lo capii dal rammarico che traspirava dallo sguardo di Frollo. Era evidente che quelle pagine non le aveva messe in vendita lui. Evidentemente erano pagine che avevano fatto un percorso tale da escludere la sua partecipazione una volta pubblicate. Gli dicemmo dove le avevamo comperate. Lui capì che eravamo in buona fede e che anche chi ce le aveva vendute doveva essere in buona fede avendole probabilmente acquistate a sua volta da qualcun altro. Così con un sorriso ci firmò le pagine. Lo ringraziammo e gli esprimemmo la nostra ammirazione. Ci salutammo e lui se ne andò per la sua strada e noi per ala nostra. Avrebbe potuto - anche giustamente - evitare di firmare delle pagine per le quali lui non ricavava nulla pur avendole disegnate, ma si dimostrò un gran signore, molto gentile e superiore. Questo fatto mi colpì e mi rimase impresso. Sia perché dimostrava quanto fosse ingiusta la situazione di base (quanti autori hanno visto le loro tavole finire sul mercato senza averne il controllo e senza averne i giusti riconoscimenti economici?) sia perché dimostrava come Frollo avesse anteposto la soddisfazione dei suoi ammiratori alla propria.

Qui sopra quella pagina che da allora è appesa nel mio studio.

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