50 anni fa esatti usciva per la prima volta al cinema La notte dei morti viventi e il cinema horror cambiava per sempre. Ho sempre detto che esiste, per me, l’horror prima e dopo La notte dei morti viventi, che rappresenta il vero discrimine, il film che ha rivoluzionato il genere stabilendo regole e parametri nuovi, diretto da un regista giovane al suo primo lungometraggio, George A. Romero, che da quel film avrebbe tratto fama, ma non soldi, vittima di una serie di sfortune inenarrabili. Ci avrebbe messo dieci anni per ottenere di nuovo un successo commerciale (con Zombi).
Ma de La notte dei morti viventi ho scritto molte volte e non ne rifaccio anche qui un’analisi. Tra l’altro proprio in questi giorni, casualmente, sto leggendo il libro che Dario Buzzolan ha dedicato al film nel 1998 (edito da Lindau), nel trentennale quindi, compiendo un’analisi dettagliata e molto interessante con appena qualche veniale errore fattuale dovuto probabilmente alla carenza di informazioni all’epoca (su There’s Always Vanilla, per esempio).
Ho visto per la prima volta La notte dei morti viventi nell’estate del 1971. Avevo sedici anni e il film era vietato ai 18, ma ero già alto come adesso (parecchio, quindi) ed evidentemente sembravo più vecchio oppure la cassiera del cinema era di manica larga (il cinema era il cinema Roma e chi ha vissuto nella mia città in quegli anni può ricordarsi di che genere di cinema si trattava). Ero con mio fratello Gianni, che di anni ne aveva due di più e quindi era del tutto legittimato a entrare. Quando uscimmo dal cinema facemmo la strada verso casa senza dire una parola. Eravamo rimasti molto colpiti, per dirla con un eufemismo. Poche volte mi è capitato d’essere così colpito da un film (un’altra volta è stato con Non aprite quella porta, nel 1974, ma in modo diverso). Tre anni dopo andai a passare una settimana con degli amici al mare e, dato che avevo fama (non usurpata, devo dire) di cinefilo, ebbi il compito di scegliere il film da vedere tutti insieme (eravamo una quindicina, ragazzi e ragazze). L’anno prima, in analoga situazione, avevo scelto L’ultima casa a sinistra e diversi rimasero un tantino scossi. Quell’anno caso volle che facessero La notte dei morti viventi in un paesino da quelle parti e quindi non ebbi dubbi. All’inizio tutti facevano gli spavaldi aspettandosi il classico horror da ridicolizzare facendosi grasse risate, ma poco dopo nessuno rise più e alla fine i volti erano piuttosto sul terreo. Oggi è difficile - dopo la marea di film sugli zombie e non solo - immaginare l’impatto de La notte dei morti viventi sul pubblico cinematografico. Roger Ebert ha scritto, all’epoca dell’uscita del film in America, un articolo proprio su questo fatto, su come i ragazzini abituati agli horror innocui del periodo fossero rimasti scioccati nel vedere un horror adulto come quello di Romero.
Avevo anche comperato il manifesto - quello che vedete riprodotto qui sopra - appendendolo in camera dove è rimasto per anni. Ce l’ho ancora assieme a molti altri manifesti di cui all’epoca facevo collezione (non è più appeso, però).
Da allora, La notte dei morti viventi è il film che ho visto più volte. Lo rivedo ogni certo numero di anni e ogni volta mi sorprendo a vedere come non abbia perso nulla della sua forza e della sua complessità narrativa. Romero è un regista sul quale prima o poi dovrò scrivere un libro, ma, pur apprezzando molti dei suoi film successivi, devo dire che il suo primo resta il suo migliore.
lunedì 1 ottobre 2018
La notte dei morti viventi, 50 anni fa…
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