Dieci anni fa uscì The Strangers, esordio alla regia per Bryan Bertino. Si trattava di un horror sul classico tema della home invasion, con l'ambizione di tentare (moderate) varianti di qualche tipo, forse magari anche filosofico-concettuale. Vi giganteggiava la sempre bella Liv Tyler. Chi vuol sapere cosa penso di quel film deve consulktare il mio Dizionario dei film horror (seconda edizione).
Tra qualche giorno esce nelle sale il sequel di quel film, intitolato The Strangers: Prey at Night e diretto dall'indaffarato Johannes Roberts, regista molto attivo nel campo. Chi vuole sapere cosa penso di questo remake può cliccare qui e leggere la recensione che ho scritto per MYmovies: procedura ben più semplice rispetto alla precedente, ma tant'è.
Qui sopra un'immagine dal film con in evidenza le protagoniste femminili Christina Hendricks e Bailee Madison.
lunedì 28 maggio 2018
giovedì 24 maggio 2018
Bob Dylan 77
Come sempre non posso sottrarmi al post celebrativo e augurale per il compleanno del grande Bob. Anche quest’anno è passato aggiungendo qualche tassello ulteriore a quello che è ormai un grande puzzle di complessità insondabile, sempre in costruzione e sempre cangiante come la casa della vedova Winchester, ma per fortuna ricco di cose buone invece che di fantasmi.
Quest’anno ci ha portato altri concerti e soprattutto, in quest’ambito, l’atteso ritorno in Italia. Sono stato a Mantova a vederlo, come ho già relazionato qui, e anche stavolta si può dire che i concerti sono stati di qualità, pur se molto diversi da quelli che si potevano vedere venti o trenta o magari più anni fa. Ma chi è che non cambia? E soprattutto perché il cambiamento dovrebbe essere visto come qualcosa di negativo? Uno dei punti di forza di Bob Dylan, invece, è stato sempre il cambiamento, la capacità di rinnovarsi costantemente. Di essere sempre diverso e nello stesso tempo sempre uguale, sempre coerente a se stesso.
Un tassello importante che ci ha portato quest’anno è stato la pubblicazione e la riscoperta del periodo cosiddetto cristiano attraverso il nuovo cofanetto della serie The Bootleg Series, intitolato Trouble No More. Notevole per varietà e infinite sfaccettature, quel periodo oggi può essere visto con occhi diversi (e sentito con orecchie diverse) da quelli del tempo in cui quei dischi uscirono. Ricordo benissimo il mio sconcerto e le mie perplessità, allora. Mi ci volle un po’ per rendermi conto di quello che stava facendo e per accettarlo perché era un cambiamento radicale. La prima volta che ho ascoltato Slow Train Coming l'ho fatto in una cabina audio in un negozio di dischi a Londra nell'estate del 1979, quando il disco era appena uscito. Rimasi copito, musicalmente, in particolare da Precious Angel, ma rimasi anche un po' perplesso per i testi, per quel che potevo capire allora. Per fortuna, a mio avviso, i dischi del periodo cristiano andarono in crescendo, non so se come qualità, ma sicuramente come appeal per me. So che Slow Train Coming è un disco ben più perfetto di Saved, ma a me è sempre piaciuto di più (o meglio ho sempre ascoltato più volentieri) quest’ultimo, con la grandissima What Can I Do For You?. E Shot of Love mi è piaciuto ancora di più, con canzoni imprescindibili come In the Summertime ed Every Grain of Sand. Trouble No More ci porta in mezzo al mare mosso e magno di un tumulto creativo di notevole intensità e ci fa sentire (e vedere, c’è anche un dvd) molto anche del significativo periodo concertistico di quegli anni. Avrei desiderato un cd solo di versioni di Forever Young live del 1981 (ho parlato qui della grandezza di quelle versioni: tra l'altro in quel post del 2009 concludevo proprio augurandomi che decidessero di far uscire un Bootleg Series dedicato a quei concerti. Non credo che alla Columbia mi leggano, ma per fortuna è più o meno successo): mi sono dovuto accontentare di solo una versione, ma c’è molto altro di cui godere.
Per il futuro speriamo in altri concerti e soprattutto, anche se bisogna dargli atto di aver comunque fatto più che abbastanza da meritarsi un riposo creativo, un nuovo album di inediti. Manca dal 2012, speriamo che il 2018 sia l’anno buono.
Quest’anno ci ha portato altri concerti e soprattutto, in quest’ambito, l’atteso ritorno in Italia. Sono stato a Mantova a vederlo, come ho già relazionato qui, e anche stavolta si può dire che i concerti sono stati di qualità, pur se molto diversi da quelli che si potevano vedere venti o trenta o magari più anni fa. Ma chi è che non cambia? E soprattutto perché il cambiamento dovrebbe essere visto come qualcosa di negativo? Uno dei punti di forza di Bob Dylan, invece, è stato sempre il cambiamento, la capacità di rinnovarsi costantemente. Di essere sempre diverso e nello stesso tempo sempre uguale, sempre coerente a se stesso.
Un tassello importante che ci ha portato quest’anno è stato la pubblicazione e la riscoperta del periodo cosiddetto cristiano attraverso il nuovo cofanetto della serie The Bootleg Series, intitolato Trouble No More. Notevole per varietà e infinite sfaccettature, quel periodo oggi può essere visto con occhi diversi (e sentito con orecchie diverse) da quelli del tempo in cui quei dischi uscirono. Ricordo benissimo il mio sconcerto e le mie perplessità, allora. Mi ci volle un po’ per rendermi conto di quello che stava facendo e per accettarlo perché era un cambiamento radicale. La prima volta che ho ascoltato Slow Train Coming l'ho fatto in una cabina audio in un negozio di dischi a Londra nell'estate del 1979, quando il disco era appena uscito. Rimasi copito, musicalmente, in particolare da Precious Angel, ma rimasi anche un po' perplesso per i testi, per quel che potevo capire allora. Per fortuna, a mio avviso, i dischi del periodo cristiano andarono in crescendo, non so se come qualità, ma sicuramente come appeal per me. So che Slow Train Coming è un disco ben più perfetto di Saved, ma a me è sempre piaciuto di più (o meglio ho sempre ascoltato più volentieri) quest’ultimo, con la grandissima What Can I Do For You?. E Shot of Love mi è piaciuto ancora di più, con canzoni imprescindibili come In the Summertime ed Every Grain of Sand. Trouble No More ci porta in mezzo al mare mosso e magno di un tumulto creativo di notevole intensità e ci fa sentire (e vedere, c’è anche un dvd) molto anche del significativo periodo concertistico di quegli anni. Avrei desiderato un cd solo di versioni di Forever Young live del 1981 (ho parlato qui della grandezza di quelle versioni: tra l'altro in quel post del 2009 concludevo proprio augurandomi che decidessero di far uscire un Bootleg Series dedicato a quei concerti. Non credo che alla Columbia mi leggano, ma per fortuna è più o meno successo): mi sono dovuto accontentare di solo una versione, ma c’è molto altro di cui godere.
Per il futuro speriamo in altri concerti e soprattutto, anche se bisogna dargli atto di aver comunque fatto più che abbastanza da meritarsi un riposo creativo, un nuovo album di inediti. Manca dal 2012, speriamo che il 2018 sia l’anno buono.
giovedì 10 maggio 2018
La Banda nel Messaggero dei Ragazzi n. 1024
Nel numero 1024 (maggio 2018) del Messaggero dei Ragazzi - il numero attualmente in distribuzione - compare una nuova storia della Banda, la serie a fumetti che scrivo da alcuni anni. I disegni questa volta sono della bravissima Giorgia Catelan che anche questa volta ha saputo trovare la chiave giusta per raccontare una storia particolare.
Particolare soprattutto per l'argomento che tratta. Il titolo della storia, Il velo, ci fa intuire l'argomento, legato molto all'attualità del mondo in cui viviamo adesso. Non è facile trattare argomenti come questo e ci ho messo parecchio a capire come potevo fare a esprimere il concetto nel modo migliore, senza essere didattico o didascalico o peggio ancora banale. Non so se ci sono riuscito, ma ci ho provato senza scansare le difficoltà, puntando in modo semplice e diretto alla questione. E cercando soprattutto di mantenere una brillantezza del racconto che non metta in secondo piano l'intrattenimento che deve comunque essere garantito da una storia che voglia interessare i lettori. Il messaggio migliore, come si sa, è quello che non si vede, ma non sempre è possibile celarlo. Quando non è possibile, bisogna fare in modo che il messaggio sia inserito in una vicenda brillante.
Qualcuno ricorderà quello che un giorno disse il grande Samuel Goldwyn (grande anche per come riuscì a insinuarsi nel nome della MGM!): "Se vuoi mandare un messaggio, spedisci un telegramma, non fare un film". Si potrebbe parafrasare la frase sostituendo un fumetto al film, no? Però anche se Goldwyn non aveva torto non si può neppure dire che avesse ragione, se non nel senso che ha detto una frase arguta e simpatica. Di film eccezionali con un messaggio ce ne sono parecchi. Di fumetti, anche. Non necessariamente questo, naturalmente, ma provarci non è mai male.
Particolare soprattutto per l'argomento che tratta. Il titolo della storia, Il velo, ci fa intuire l'argomento, legato molto all'attualità del mondo in cui viviamo adesso. Non è facile trattare argomenti come questo e ci ho messo parecchio a capire come potevo fare a esprimere il concetto nel modo migliore, senza essere didattico o didascalico o peggio ancora banale. Non so se ci sono riuscito, ma ci ho provato senza scansare le difficoltà, puntando in modo semplice e diretto alla questione. E cercando soprattutto di mantenere una brillantezza del racconto che non metta in secondo piano l'intrattenimento che deve comunque essere garantito da una storia che voglia interessare i lettori. Il messaggio migliore, come si sa, è quello che non si vede, ma non sempre è possibile celarlo. Quando non è possibile, bisogna fare in modo che il messaggio sia inserito in una vicenda brillante.
Qualcuno ricorderà quello che un giorno disse il grande Samuel Goldwyn (grande anche per come riuscì a insinuarsi nel nome della MGM!): "Se vuoi mandare un messaggio, spedisci un telegramma, non fare un film". Si potrebbe parafrasare la frase sostituendo un fumetto al film, no? Però anche se Goldwyn non aveva torto non si può neppure dire che avesse ragione, se non nel senso che ha detto una frase arguta e simpatica. Di film eccezionali con un messaggio ce ne sono parecchi. Di fumetti, anche. Non necessariamente questo, naturalmente, ma provarci non è mai male.
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lunedì 7 maggio 2018
L'arbitro infallibile e la Gazzetta dello Sport
La passione per il calcio non mi ha mai abbandonato in tutti questi decenni e mi ha spinto a scrivere parecchie storie di ambiente calcistico: per il Messaggero dei Ragazzi, per Il Giornalino e soprattutto per Topolino. Una di queste storie si intitolava Paperino e l'arbitro infallibile: è stata pubblicata sul numero 2428 di Topolino nel giugno 2002 (che a voi magari sembra lontano, ma a me sembra ancora molto vicino) ed è stata disegnata da Valerio Held, valente disegnatore disneyano di lungo corso.
Oggi questa storia è stata rievocata da un bell'articolo firmato Licari-Gasparotto sul sito, nientemeno, della gloriosa Gazzetta dello Sport, quotidiano che ha colorato di rosa le mie letture per anni e anni. C'è stato un periodo (pre-spezzatino) in cui La Gazzetta del lunedì (che come qualcuno si ricorderà racchiudeva le partite di tutte le serie calcistiche che allora invariabilmente giocavano tutte di domenica) era un vero e proprio rito, per me. Tutt'ora la leggo con regolarità e con piacere.
Chi vuole leggere l'articolo, non ha che da cliccare qui e precipitarsi sul sito della Gazzetta. Chi vuole invece leggere la storia deve ricercare quel vecchio Topolino o le varie altre pubblicazioni in cui è stata ristampata, anche di recente (per i dettagli consultate l'inducks, naturalmente).
Come si capisce leggendo l'articolo della Gazzetta, la storia teorizzava sull'avvento di un arbitro robotico finalmente infallibile che incarnava quella che all'epoca veniva invocata come "la moviola in campo", cercando di ipotizzare cosa avrebbe potuto succedere nel difficile equilibrio che, tra tifo e ragione, regge il mondo del calcio. L'argomento mi interessava e per questo ho scritto quella storia. Il calcio mi interessa ancora, forse più che mai, e lo conosco bene. Credo che questo possa trasparire non solo da questa storia, ma da tutte quelle che ho scritto di ambiente calcistico, cercando di esplorare aspetti poco trattati in ambito fumettistico (qualcuno si ricorda Paperino procuratore sopraffino? Non credo. Io però me la ricordo).
Per intanto, ringrazio Stefano Intini che mi ha segnalato l'articolo (che mi era sfuggito) e anche Andrea Smedile che me lo ha anche lui successivamente segnalato su Facebook.
Oggi questa storia è stata rievocata da un bell'articolo firmato Licari-Gasparotto sul sito, nientemeno, della gloriosa Gazzetta dello Sport, quotidiano che ha colorato di rosa le mie letture per anni e anni. C'è stato un periodo (pre-spezzatino) in cui La Gazzetta del lunedì (che come qualcuno si ricorderà racchiudeva le partite di tutte le serie calcistiche che allora invariabilmente giocavano tutte di domenica) era un vero e proprio rito, per me. Tutt'ora la leggo con regolarità e con piacere.
Chi vuole leggere l'articolo, non ha che da cliccare qui e precipitarsi sul sito della Gazzetta. Chi vuole invece leggere la storia deve ricercare quel vecchio Topolino o le varie altre pubblicazioni in cui è stata ristampata, anche di recente (per i dettagli consultate l'inducks, naturalmente).
Come si capisce leggendo l'articolo della Gazzetta, la storia teorizzava sull'avvento di un arbitro robotico finalmente infallibile che incarnava quella che all'epoca veniva invocata come "la moviola in campo", cercando di ipotizzare cosa avrebbe potuto succedere nel difficile equilibrio che, tra tifo e ragione, regge il mondo del calcio. L'argomento mi interessava e per questo ho scritto quella storia. Il calcio mi interessa ancora, forse più che mai, e lo conosco bene. Credo che questo possa trasparire non solo da questa storia, ma da tutte quelle che ho scritto di ambiente calcistico, cercando di esplorare aspetti poco trattati in ambito fumettistico (qualcuno si ricorda Paperino procuratore sopraffino? Non credo. Io però me la ricordo).
Per intanto, ringrazio Stefano Intini che mi ha segnalato l'articolo (che mi era sfuggito) e anche Andrea Smedile che me lo ha anche lui successivamente segnalato su Facebook.
mercoledì 2 maggio 2018
Suspiria 2018
Tra un po' dovrebbe uscire il remake di Suspiria, il classico film horror che rappresenta forse la migliore riuscita di Dario Argento. Il remake è diretto da Luca Guadagnino, un regista con un curriculum di notevole interesse, ma del tutto scevro da puntate nel genere orrorifico. Un bene o un male? Chissà. Chi è interessato a leggere alcune mie considerazioni preliminari sul remake - senza aver io visto ancora niente, peraltro - può cliccare qui ed essere trasportato sul sito di MYmovies.
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