domenica 19 febbraio 2017

Il cinema dell’eccesso vol. 2: cosa c’è dentro. Cap. 8 Eddie Romero

L’ottavo capitolo del mio libro Il cinema dell’eccesso vol. 2 - Stati Uniti e resto del mondo (Crac edizioni) è dedicato a Eddie Romero, un regista filippino che, assieme a una carriera di autore a tutto tondo nell’ambito del cinema locale, ha saputo ritagliarsi una carriera importante come regista di fim di genere per il cinema americano. Lo ha fatto, però, senza allontanarsi dalle Filippine, ma girandovi film prodotti o coprodotti dagli americani e destinati al pubblico internazionale

Molti - forse tutti - di questi film per il mercato internazionale erano produttivamente di serie B e alcuni sono stati vilipesi dalla critica per la loro pretesa inadeguatezza. In realtà, Romero ha sempre mantenuto una dignità registica inappuntabile anche quando si è trovato a lavorare con trame e contesti non eccezionali per tematiche e spessore. Sotto questo profilo è significativa la serie ambientata nella cosiddetta Isola di Sangue. Alla serie ha partecipato come coautore un altro famoso regista filippino, Gerardo De Leon, che è stato mentore di Romero, introducendolo da giovanissimo nel mondo del cinema e spingendolo dapprima a sceneggiare e poi a dirigere. Sono forse proprio i film di questa vituperata serie, peraltro, a essere rimasti di più nell’immaginario dello spettatore occidentale. Negli anni ‘80, all’epoca dei fasti delle tv private, non era difficile piombare improvvisamente negli orrori tropicali di Terrore sull’isola dell’amore, capostipite della serie, molto weird. Il secondo, Mad Doctor of Blood Island, discreto successo negli USA, è rimasto inedito da noi, mentre il terzo è La bestia di sangue, famoso anche per l’outrageous disegno che abbelliva manifesti e locandine. Quando, a metà degli anni ‘70, avevo realizzato assieme ad alcuni amici una frequentatissima serie di rassegne di film horror in un cinema della mia città, programmai, senza averlo potuto vedere prima, anche La bestia di sangue, cui feci avere la prima visione cittadina a diversi anni dall’uscita (perché, come capitava allora a molti film di genere, era circolato solo nelle sale di provincia). E in quell’occasione destò proteste in alcuni benpensanti la visione, nella strada cittadina antistante il cinema, del materiale pubblicitario con il mostro che teneva in mano la propria testa mozzata. Altri tempi. Quella che vedete qui riprodotta è una di quelle fotobusta.




Ma Romero si è cimentato con altri generi in voga in quei tempi, in particolare con il wip (women in prison) che Jack Hill (altro autore che ho trattato nel mio libro) aveva rinvigorito proprio girando nelle Filippine. E poi altri film d’azione e soprattutto, nella prima parte della sua carriera internazionale, di guerra, genere nel cui ambito ha probabilmente dato il meglio di sé (Manila Open City resta un ottimo film e anche altri gli sono vicini). Per non parlare dei film propriamente autoriali con cui ha assunto un ruolo di primo piano nel cinema filippino.

Di tutto questo ho cercato di dare un quadro esauriente nel mio libro. Il capitolo è corredato da un’intervista che ho avuto la fortuna di poter realizzare con Eddie Romero qualche anno prima che morisse.

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