Implacabile come la condanna licantropesca di Oliver Reed nel film hammeriano di Terence Fisher, proseguo nella presentazione del contenuto del mio nuovo libro, Il cinema dell’eccesso - Vol. 1 Europa (Crac Edizioni). Dopo i primi quattro capitoli dedicati a Pete Walker, Jean Rollin, Jesus Franco e Paul Naschy, tocca con inevitabilità matematica al protagonista del quarto capitolo, il britannico Norman J. Warren.
Questo capitolo è completamente nuovo, scritto appositamente per il libro e non è quindi mai apparso altrove, non essendo stato parte della serie di articoli Kings of Exploitation.
Figura in una certa misura minore del panorama dell’horror e dell’exploitation, Warren si è inserito nel cinema di genere inglese quando stava già cominciando a mostrare segni di cedimento commerciale, ma è comunque riuscito a lasciare un’impronta interessante e personale.
Come Pete Walker, Warren ha cominciato con film in cui l’erotismo era la caratteristica dominante e, come Walker, ha poi usato David McGillivray come sceneggiatore nel momento in cui è passato all’horror.
La sua carriera non conta molti titoli, ma presenta notevoli motivi di interesse. Nel capitolo a lui dedicato cerco di tracciarne l’evoluzione, a partire dai cortometraggi, che mostrano un regista raffinato e capace di raccontare con le immagini in modo elegante ed efficace. Il suo lungometraggio d’esordio, Her Private Hell denota la voglia di sperimentare e segnala uno sguardo attento alle sperimentazioni del cinema continentale. Ne è protagonista Lucia Modugno, attrice italiana incontrata più volte nell’exploitation nostrana (memorabile è il suo ruolo nella versione cinematografica del fumetto Isabella).
Quando si affaccia all’horror, con Satan’s Slave, Warren lo fa in modo spavaldo evivace, aiutato da McGillivray e da una sontuosa intepretazione di quel grande gigione dell’horror che fu Michael Gough. I film successivi sono diseguali, ma Terrore ad Amityville Park, torrido fantahorror erotico, è senz’altro da segnalare e anche l’argentiano Delirium House ha i suoi meriti, soprattutto per la brillantezza visuale e della messa in scena. Per non parlare del delirante Inseminoid, variante ginecologica di Alien.
L’ultima regia è Bloody New Year, un film curioso, se non proprio riuscito. Poi il crollo dell’industria cinematografica britannica lo allontana dalla regia, ma non lo fa dimenticare a tutti coloro che sono interessati a un cinema coraggioso e, a volte, fuori dagli schemi.
venerdì 31 luglio 2015
Il cinema dell’eccesso (CRAC Edizioni): cosa c’è dentro. Cap. 5 Norman J. Warren
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1 commento:
Niente male backcountry, un horror senza mostri...ma è veramente un horror?
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