Una delle particolarità della miniserie supereroistica Rave che ho scritto nel 1998 - ne ho già parlato qui - è che il titolo dei suoi singoli episodi, sei in tutto, sono citazioni dalle più varie fonti. Presa questa decisione citazionistica, non mi sono potuto esimere dall’inserire un rimando dylaniano. Così il titolo del quarto episodio è I tried my best to love you, but I cannot play this game, che si adattava molto bene al contenuto narrativo e proviene, come ben pochi potrebbero immaginare data la scarsa popolarità della canzone, da Angelina, un pezzo del 1981 appartenente alle sessioni dell’album Shot of Love (un album non troppo amato persino dai dylaniani, ma invece non privo di meriti), ma rimasto inedito sino al 1991 quando è stato inserito in The Bootleg Series vol. 1-3, la prima cornucopia di quella serie. (Tra parentesi, lo so che la citazione non è correttissima, ma ero andato a memoria)
È uno dei grandi misteri dylaniani: perché Angelina non trovò immediatamente posto in quell’album - magari assieme a Caribbean Wind, un altro grande inedito di quel periodo. Caribbean Wind, almeno, vide la luce prima, nel 1985, all’interno della raccolta Biograph (tra l’altro, ricordo che, all’epoca, quando Shot of Love non era ancora uscito, avevo letto su una rivista musicale che il titolo del nuovo album di Dylan sarebbe stato proprio Caribbean Wind: quando l’album uscì, di Caribbean Wind non c’era traccia, ma il titolo mi rimase in mente) - considerato che si tratta di una delle migliori canzoni di sempre scritte da Dylan? Enigmatica, suggestiva, profonda, piena di versi fulminanti: se non la conoscete, ascooltatela (magari non scambiandola per Farewell Angelina, che è tutt’altra canzone).
La cosa strana è che, diversamente da altri grandi inediti degli anni ‘80 (penso a Blind Willie McTell, per esempio, di cui peraltro resta ancora inedita la magnifica versione “elettrica”), che di riffe o di raffe arrivarono alle orecchie dei collezionisti via bootleg di varia natura, Angelina proruppe nel mondo dylaniano nel 1991 senza prima essere nota ad alcuno. Un po’ come sarebbe successo, decadi più tardi, a Red River Shore, che però, almeno di nome, si sapeva che esisteva.
Qui sopra la prima pagina del quarto episodio di Rave, disegnato da Giuliano Piccininno - the man who made a name for himself and still has it - e arricchito, come si può facilmente notare, da un’altra citazione dylaniana, risalente stavolta agli anni ‘70.
lunedì 15 aprile 2013
I miei fumetti e Bob Dylan (3)
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