Nel numero 85 (marzo 2013) dell’elegante trimestrale Fumetto pubblicato dall’Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell’Illustrazione (ANAFI) c’è un bell’articolo su Rosco e Sonny scritto da Luigi Marcianò, una delle colonne dell’Associazione e, anche, della rivista (la cui copertina - un bellissimo disegno originale di Rodolfo Torti - è dedicata proprio a Rosco e Sonny).
L’articolo si intitola Rosco e Sonny: due poliziotti... in pensione?, dove il punto di domanda è beneaugurante per un sia pur assai difficile ritorno della coppia. Oltre a ripercorrere brevemente, ma non banalmente, la storia dei due poliziotti, Marcianò ha anche condotto un’interessantissima intervista a quattro coinvolgendo gli autori della serie, dai due originari creatori (Claudio Nizzi per i testi e Giancarlo Alessandrini per i disegni) a quelli che hanno preso il testimone, chi prima (Rodolfo Torti ai disegni) chi dopo (io, ai testi). Le mie risposte le conoscevo (ma magari a chi segue questo blog potrà incuriosire leggerle), perciò il mio interesse è andato soprattutto sulle risposte degli altri, sempre puntuali, ricche di notazioni curiose e aneddoti simpatici (io, per esempio, non sapevo che Alessandrini si era ritratto nel personaggio di Sonny), ma soprattutto piene di passione e simpatia per i personaggi e la loro storia. Anche le illustrazioni seguono un apprezzabile percorso filologico: sono presenti le copertine del Giornalino che presentava il primo episodio della serie e di quello che presentava l’ultimo, nonché la prima pagina del primo episodio e l’ultima dell’ultimo, a racchiudere non solo simbolicamente la parabola di questi due personaggi che sono durati molto, ma, se mi è permesso dirlo (e direi di sì, perché qui sono a casa mia), potevano durare ancora. L’articolo si chiude con la cronologia completa di tutti gli episodi di Rosco & Sonny, con tutte le indicazioni del caso (ho avuto ulteriore conferma, quindi, che l’episodio L’ultimo round, il cinquantaduesimo che avevo scritto, non me l’ero perso, ma proprio non era stato pubblicato e, penso, nemmeno disegnato).
Complimenti quindi a Luigi Marcianò per aver dedicato il suo tempo così proficuamente a Rosco & Sonny e un ringraziamento da parte mia anche agli autori che hanno realizzata la serie: Claudio Nizzi, Giancarlo Alessandrini e, ultimo ma non infine, Rodolfo Torti con cui ho condiviso così tante storie e che non ha mai deluso le mie aspettative (anzi). Un ringraziamento, inoltre, a Gino D'Antonio - un grande autore di cui conservo i preziosi insegnamenti - che, quella volta, ha scelto me per scrivere i testi della coppia.
L’occasione è buona anche per ricordare l’attività dell’ANAFI che, dapprima in veste di ANAF, è sulla breccia da lunghissimo tempo (la mia prima tessera di socio, che ancora conservo, risale al 1972, ma loro c’erano già da prima) e ha anche, per me, l’indiscusso merito di avermi conferito, nel 2002, l’unico premio della mia carriera fumettistica. A parte questo, chi si interessa di fumetti, non può non trovare interessante l’attività dell’ANAFI: per avere le sue pubblicazioni (quattro numeri della rivista Fumetto - una rivista il cui formato più che grande è gigantesco - oltre a due volumi che, per il 2013, sono particolarmente interessanti: L’Asso di picche dall’Argentina di Alberto Ongaro e Hugo Pratt e Paperino, le inedite follie inglesi, il tutto a soli 75 euro). Per maggiori dettagli vi invito a dare un’occhiata al sito dell’ANAFI.
lunedì 29 aprile 2013
lunedì 15 aprile 2013
Ancora su Rosco e Sonny
Segnalo con piacere questo interessante articolo di Carlo Scaringi comparso oggi sul benemerito sito fumettistico afNews.info. Lo segnalo perché parla di Rosco e Sonny, i personaggi che per molti anni ho scritto per Il Giornalino, dopo aver raccolto il testimone da Claudio Nizzi, precedente sceneggiatore della serie nonché suo creatore. Qui sopra una vignetta (la stessa che trovate anche su afNews) da un'avventura di Rosco e Sonny scritta da me e disegnata dal bravissimo Rodolfo Torti, che a sua volta prese il testimone (ma ben prima di me) dal precedente disegnatore Giancarlo Alessandrini.
I miei fumetti e Bob Dylan (3)
Una delle particolarità della miniserie supereroistica Rave che ho scritto nel 1998 - ne ho già parlato qui - è che il titolo dei suoi singoli episodi, sei in tutto, sono citazioni dalle più varie fonti. Presa questa decisione citazionistica, non mi sono potuto esimere dall’inserire un rimando dylaniano. Così il titolo del quarto episodio è I tried my best to love you, but I cannot play this game, che si adattava molto bene al contenuto narrativo e proviene, come ben pochi potrebbero immaginare data la scarsa popolarità della canzone, da Angelina, un pezzo del 1981 appartenente alle sessioni dell’album Shot of Love (un album non troppo amato persino dai dylaniani, ma invece non privo di meriti), ma rimasto inedito sino al 1991 quando è stato inserito in The Bootleg Series vol. 1-3, la prima cornucopia di quella serie. (Tra parentesi, lo so che la citazione non è correttissima, ma ero andato a memoria)
È uno dei grandi misteri dylaniani: perché Angelina non trovò immediatamente posto in quell’album - magari assieme a Caribbean Wind, un altro grande inedito di quel periodo. Caribbean Wind, almeno, vide la luce prima, nel 1985, all’interno della raccolta Biograph (tra l’altro, ricordo che, all’epoca, quando Shot of Love non era ancora uscito, avevo letto su una rivista musicale che il titolo del nuovo album di Dylan sarebbe stato proprio Caribbean Wind: quando l’album uscì, di Caribbean Wind non c’era traccia, ma il titolo mi rimase in mente) - considerato che si tratta di una delle migliori canzoni di sempre scritte da Dylan? Enigmatica, suggestiva, profonda, piena di versi fulminanti: se non la conoscete, ascooltatela (magari non scambiandola per Farewell Angelina, che è tutt’altra canzone).
La cosa strana è che, diversamente da altri grandi inediti degli anni ‘80 (penso a Blind Willie McTell, per esempio, di cui peraltro resta ancora inedita la magnifica versione “elettrica”), che di riffe o di raffe arrivarono alle orecchie dei collezionisti via bootleg di varia natura, Angelina proruppe nel mondo dylaniano nel 1991 senza prima essere nota ad alcuno. Un po’ come sarebbe successo, decadi più tardi, a Red River Shore, che però, almeno di nome, si sapeva che esisteva.
Qui sopra la prima pagina del quarto episodio di Rave, disegnato da Giuliano Piccininno - the man who made a name for himself and still has it - e arricchito, come si può facilmente notare, da un’altra citazione dylaniana, risalente stavolta agli anni ‘70.
È uno dei grandi misteri dylaniani: perché Angelina non trovò immediatamente posto in quell’album - magari assieme a Caribbean Wind, un altro grande inedito di quel periodo. Caribbean Wind, almeno, vide la luce prima, nel 1985, all’interno della raccolta Biograph (tra l’altro, ricordo che, all’epoca, quando Shot of Love non era ancora uscito, avevo letto su una rivista musicale che il titolo del nuovo album di Dylan sarebbe stato proprio Caribbean Wind: quando l’album uscì, di Caribbean Wind non c’era traccia, ma il titolo mi rimase in mente) - considerato che si tratta di una delle migliori canzoni di sempre scritte da Dylan? Enigmatica, suggestiva, profonda, piena di versi fulminanti: se non la conoscete, ascooltatela (magari non scambiandola per Farewell Angelina, che è tutt’altra canzone).
La cosa strana è che, diversamente da altri grandi inediti degli anni ‘80 (penso a Blind Willie McTell, per esempio, di cui peraltro resta ancora inedita la magnifica versione “elettrica”), che di riffe o di raffe arrivarono alle orecchie dei collezionisti via bootleg di varia natura, Angelina proruppe nel mondo dylaniano nel 1991 senza prima essere nota ad alcuno. Un po’ come sarebbe successo, decadi più tardi, a Red River Shore, che però, almeno di nome, si sapeva che esisteva.
Qui sopra la prima pagina del quarto episodio di Rave, disegnato da Giuliano Piccininno - the man who made a name for himself and still has it - e arricchito, come si può facilmente notare, da un’altra citazione dylaniana, risalente stavolta agli anni ‘70.
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