giovedì 26 novembre 2009
Flani (1): L’ultima casa a sinistra
Cosa sono i flani? Forse è utile dirlo, la parola non è d’uso così comune e ha vari significati. A me qui interessa quello in ambito filmico. In quest'ambito, in sostanza, i flani sono le pubblicità cinematografiche che compaiono sui giornali. Niente di esotico, quindi. Il fascino c’è comunque, però, soprattutto quando si va a pescare il flano di qualche vecchio film, con le reboanti frasi di accompagnamento e le più prosaiche specificazioni su orari, parcheggi e così via. È più o meno lo stesso fascino, anche nostalgico per quelli che hanno una certa età, che si prova nel vedere i vecchi trailer, la cui funzione pubblicitaria era in effetti analoga.
La stampa dei quotidiani - soprattutto di una volta - ingrossava i tratti e rendeva talvolta confuse le linee, ma in origine i flani erano perfetti. Mi è capitato di vedere le patinate che venivano fornite dalle case distributrici e mi è dispiaciuto dover fungere solo da tramite tra loro e il quotidiano che le usava per la stampa e poi buttava il tutto. Mi è successo quando, organizzando delle rassegne di film horror parecchi anni fa, avevo deciso di pubblicizzare su un quotidiano locale i (rarissimi) film di prima visione che programmavo.
I flani, comunque. Mi sono sempre piaciuti e sin dal principio, quando ho cominciato a interessarmi di cinema, li ho collezionati, ritagliandoli dalle pagine dei quotidiani. Tranquilli, ho smesso quasi subito: non ho la casa piena di ritagli. Però quelli che avevo collezionato, li ho ancora, sistemati assieme alle corrispondenti recensioni dei quotidiani (giusto per ricordarmi quanto male parlavano i recensori dell’epoca dei film di genere). E allora ho pensato di metterne qualcuno qui, tanto per fare un piccolo viaggetto nel passato cinematografico.
Il primo che metto è di un film che ormai è in qualche modo un classico, L’ultima casa a sinistra. La frase di lancio, riportata anche nel flano, è rimasta storica: era la stessa usata negli USA, opportunamente tradotta, ed è stata imitata e parodiata innumerevoli volte da allora. Quello che penso del film lo potete trovare nel mio Dizionario dei film horror.
Altri flani d’epoca a seguire, magari cercando tra i più inconsueti, non necessariamente horror.
mercoledì 25 novembre 2009
The Twilight Saga: New Moon
Chi vuol sapere cosa penso del fenomeno cinematografico del momento, può leggerlo qui, sul sito di MYmovies. Buona lettura.
Qui sopra Kristen Stewart, la protagonista della saga di Twilight.
Etichette:
Kristen Stewart,
mymovies,
The Twilight Saga: New Moon
mercoledì 18 novembre 2009
Horror Frames: Fido
Secondo appuntamento con la rubrica Horror Frames che scrivo per il sito di MYmovies. Se volete leggerla, la trovate qui. Stavolta l'argomento è la commedia zombesca e in particolare il godibile Fido, film canadese del 2006 diretto da Andrew Currie. Buona lettura.
Etichette:
Andrew Currie,
commedia,
Fido,
Horror Frames,
zombie
Topolino e il crocevia del caos
È il titolo della mia storia presente sul numero 2817 di Topolino adesso in edicola. Chi vuole leggerla sa quindi dove trovarla. I disegni sono di Luciano Gatto. È una storia un po’ particolare che vede Topolino in compagnia di Eta Beta alle prese con una serie di circostanze bizzarre, tipo un cavernicolo che devasta un grande magazzino e un tirannosauro che impazza sulle strade della città. Ma ci sono anche, tra gli altri, gli antichi romani e i conquistadores spagnoli. Compito di Topolino ed Eta Beta è scoprire cosa sta succedendo e trovare le contromisure prima che sia troppo tardi.
Etichette:
Eta Beta,
Luciano Gatto,
Rudy Salvagnini,
Topolino
sabato 14 novembre 2009
Bob Dylan, Forever Young e Hanging in the Balance
Se qualcuno mi chiedesse di isolare un singolo momento dell’attività live di Bob Dylan come quintessenziale e rappresentativo, non avrei dubbi nell’indicare una delle versioni di Forever Young eseguita nel 1981. C’è una certa dose di provocazione in questa scelta, ma non troppa.
Quello era un periodo particolare per Bob Dylan, in uscita dalla fase “religiosa” e un po’ risentito per l’accoglimento controverso dei suoi concerti del biennio 79/80, nei quali aveva cantato esclusivamente i pezzi provenienti dai cosiddetti album della conversione, causando il risentimento da parte degli spettatori che speravano nell’esecuzione di almeno alcuni dei classici degli anni precedenti. Già nell’ultima parte del 1980 il format dei concerti era cambiato con l’introduzione di canzoni non “religiose”, ma è nel 1981 che questa struttura si perfeziona dando più spazio alle canzoni “secolari”. Il clima però è quasi rabbioso, con un Dylan che dà l’impressione - chissà poi se vera - di essere quasi risentito per la concessione che si è sentito di dover fare. Oppure comunque carico di una energia quasi antimaterica che dilania e reinventa le sue vecchie canzoni, annientandole per rinvigorirle. Shot of Love, l’album in studio del 1981, è quasi del tutto scevro da questa carica, ma rappresenta un punto di passaggio importante tra l’abbandono delle tematiche religiose “evidenti” e il ritorno a un laicismo dubbioso, ma certamente spirituale, evidenziato in Infidels di due anni dopo.
Proprio per questo i concerti del 1981 sono del tutto particolari e unici anche all’interno del variegatissimo canone dylaniano. E Forever Young ne è il momento più alto e significativo. Scritta - pare - per il figlio Jakob (più tardi leader dei Wallflowers), Forever Young è una di quelle canzoni di Dylan che acquistano rilievo soprattutto per l’interpretazione. Il testo infatti è suggestivo, ma semplice, a tratti anche banali nel suo dispensare i consigli che un padre avveduto potrebbe dare al suo figlioletto. E che sia una canzone che dipende dall’interpretazione per la sua ottimizzazione dev’essere stato sin da subito chiaro anche a Dylan perché bell’album Planet Waves (1974) che per primo la contiene ne ha inserito, cosa più unica che rara, addirittura due versioni del tutto diverse tra loro. In una, giocosa e veloce, l’ottimismo sprigiona da ogni nota. Nell’altra, lenta e struggente, si intuisce perfettamente il tono di un augurio da parte di chi sa che ci sarà più di qualche possibilità che l’esortazione a essere per sempre giovane (non fisicamente, ovviamente) avrà bisogno di molta fortuna e buona volontà per realizzarsi.
La versione live del 1981 è straziata, dilaniata, pessimistica, guidata da due assoli di armonica lancinanti che possono essere (al pari di quelli di Mama You Been On My Mind cantata al Phoenix Festival nel 1995) un valido banco di prova per testare il grado di sopportazione di chiunque alla musica di Bob Dylan: se riuscite a coglierne la grandezza e non siete allontanati dal loro suono volutamente stridente, ci siete. Si capisce che stavolta è la disperazione a dettare le parole e che chi le canta sa che non c’è alcuna possibilità che l’augurio si concretizzi: è quasi un grido nel deserto. Da ottimistica, la canzone diventa pessimistica, disillusa. Acquista uno spessore insolito e musicalmente è assai diversa da qualsiasi versione precedente e successiva. Forever Young è una canzone molto eseguita nei concerti di Dylan degli ultimi decenni, ma, pur risultando sempre più che gradevole, non ha mai avuto né avrà mai più (sino ad ora almeno) le caratteristiche salienti e toccanti che ha avuto nel 1981.
Tutte le Forever Young del 1981 sono memorabili, ma se dovessi sceglierne una, suggerirei quella contenuta nel bootleg in vinile Hanging in the Balance (dal concerto di Bad Segeberg del 14 luglio 1981), la prima che ho sentito, ai tempi in cui i bootleg erano in libera vendita nei negozi di dischi. L’unico rammarico è che purtroppo mancano registrazioni di quel periodo - stranamente uno dei meno considerati anche dagli appassionati di Dylan - di alta qualità sonora, per cui l’augurio che mi faccio è che prima o poi la Columbia decida di far uscire un volume delle Bootleg Series dedicato proprio a quei concerti.
Etichette:
Bob Dylan,
Forever Young,
Hanging in the Balance,
Infidels,
Shot of Love
lunedì 9 novembre 2009
Il muro a fumetti
Oggi tutti i giornali e telegiornali sono giustamente pieni di celebrazioni per il ventennale della caduta del muro di Berlino. La circostanza mi ha fatto venire in mente un’altra cosa e cioè che il mio primo fumetto “professionale” (ma il secondo a essere pubblicato) raccontava la vicenda - vera, se non ricordo male - di una coppia che metteva in atto un piano per superare il muro e fuggire in Occidente.
Come contributo per la celebrazione di oggi, inserisco quindi qui sopra la vignetta d’apertura di quell'ancora acerbo fumetto (intitolato, come si può facilmente notare, Uscire dal muro), disegnato da mio fratello Gianni e pubblicato sul Santo dei Miracoli del luglio 1971. A curare la sezione fumettistica di quel mensile religioso - tuttora vivo e vegeto - era il grande Pinù Intini che ha seguito con pazienza e capacità maieutica i nostri primi passi nel mondo del fumetto. Oltre che ottimo autore per contro proprio, infatti, Pinù Intini ha anche le capacità e il fiuto del talent scout: in questo senso la sua più importante scoperta è stato l’indimenticato Aldo Capitanio. Molti anni dopo è stato per me un grande piacere scrivere i testi di alcuni fumetti fantasy disegnati da Pinù per il Messaggero dei Ragazzi, ma di questo parleremo un’altra volta.
Etichette:
Gianni Salvagnini,
Muro di Berlino,
Pinù Intini,
Uscire dal muro
giovedì 5 novembre 2009
Rosco e Sonny sul Giornalino
Nel numero di questa settimana de Il Giornalino (n° 45) è pubblicata un’avventura di Rosco e Sonny, intitolata Caccia alla valigetta, scritta da me e disegnata da Rodolfo Torti.
Rosco e Sonny sono due agenti di polizia inventati nel 1981 da Claudio Nizzi per i disegni di Giancarlo Alessandrini, cui è quasi subito subentrato Rodolfo Torti. Io sono subentrato ai testi nel novembre 1990: la prima storia che ho scritto si intitolava Il patto ed è uscita sul Giornalino n° 15 del 1991.
Non mi dilungo su Claudio Nizzi perché sarebbe inutile: è uno degli sceneggiatori più importanti del fumetto italiano. Lo è da molto tempo e continua a esserlo. Ha creato una notevole serie di personaggi e anche quando si è adoperato su personaggi altrui - come ad esempio Tex - lo ha fatto lasciandovi una forte impronta personale. Nel mio piccolo, ho raccolto con grande piacere la sua eredità per Rosco e Sonny, anche perché sono due personaggi con cui mi sono trovato subito in grande sintonia: azione, ironia, thriller, umorismo sono elementi che contraddistinguono la serie e che mi sono naturali. I disegni di Torti, inoltre, sono quanto di più appropriato possa esserci per il dinamismo, la modernità e la specificità dello stile che esprimono.
Penso che ne riparleremo. Per il momento, chi vuole leggere Rosco e Sonny sa dove trovarli.
Etichette:
Claudio Nizzi,
Il Giornalino,
Rodolfo Torti,
Rosco e Sony,
Rudy Salvagnini
mercoledì 4 novembre 2009
Horror Frames
Parte oggi una nuova rubrica sull'horror che si intitola Horror Frames: la scrivo io, è quattordicinale e compare online sul sito MYmovies.com. La prima puntata è dedicata a Eden Lake di James Watkins e potete leggerla qui. Buona lettura.
La foto qui sopra è, non casualmente, dal film in questione e ritrae la protagonista Kelly Reilly in uno dei pochi momenti rilassati.
Etichette:
Eden Lake,
Horror Frames,
James Watkins,
mymovies
martedì 3 novembre 2009
Quando Ciccio va su Topolino
Sul numero di Topolino di questa settimana (il 2815) c’è una mia storia - Quando Ciccio va al cinema - appartenente a una serie caratterizzata dall’aver Quando Ciccio nel titolo e dalla presenza, per l’appunto, di Ciccio come protagonista assoluto.
Anche questa serie - come I mercoledì di Pippo - è nata in modo del tutto casuale, anzi ancor più casuale, senza nessuna intenzione di farne una serie. Tutto è cominciato quando - dopo aver fatto una storia sui sogni di Ciccio - ho pensato di scriverne un'altra dove Ciccio avesse il campo libero del primattore e agisse però nella “realtà”, non in sogno.
Il problema principale era quello di svolgere una vicenda interessante con un protagonista che, per la sua caratterizzazione psicologica, predilige l’inazione ed è sostanzialmente inerte, attivo soltanto nel mangiare e nel dormire. Trovata la soluzione - una soluzione che non snaturava le caratteristiche del personaggio - mi sono reso conto che la struttura narrativa che avevo impostato reggeva bene l’iterazione e così ho fatto altre storie con la stessa impostazione, ma assai diverse nei contenuti narrativi.
Poche storie per la verità e intervallate da lunghe pause, perché crearle non doveva essere una costrizione (altrimenti, per la loro natura, sarebbero diventate presto esclusivamente di maniera e di mestiere), ma dovevano venire naturalmente, assecondando la “rilassata bizzarria” del loro andamento, in linea con il personaggio.
Questi, comunque, sono gli episodi realizzati:
Quando Ciccio va a fare la spesa (Topolino 2018)
Quando Ciccio cerca l’idraulico (Topolino 2244): il mio personale omaggio a un regista che ho molto apprezzato per tanti motivi (un omaggio del quale, giustamente, non si è accorto nessuno)
Quando Ciccio prepara la tavola (Topolino 2300): episodio atipico che riprende invece in parte la struttura di I sogni di Ciccio
Quando Ciccio perde i soldi (Topolino 2780)
Quando Ciccio prende il treno (Topolino 2775)
Quando Ciccio va al cinema (Topolino 2815).
Etichette:
Ciccio,
Quando Ciccio va al cinema,
Topolino
domenica 1 novembre 2009
Il Dizionario dei film horror sul Giornale di Brescia
Ieri è stata pubblicata sul Giornale di Brescia una recensione del Dizionario dei film horror, scritta da Alberto Pesce, che ringrazio per l'attenzione. Chi vuole può leggerla anche qui, sull'edizione online del quotidiano.
Etichette:
dizionario dei film horror,
giornale di brescia
Iscriviti a:
Post (Atom)