Il dottor Lovo (Ivan Brusa) è a capo di un’azienda di ricerca sanitaria, la Neovita, e di un’omonima clinica nella quale compie innovativi esperimenti curativi, all’interno di un progetto segreto che unisce medicina e tecnologia con risultati sorprendenti. La cura sperimentale consiste nella stimolazione delle cellule cerebrali in modo che i pazienti possano affrontare il loro trauma e, possibilmente, sconfiggerlo o superarlo. I casi che vediamo esplicitati riguardano: una donna traumatizzata dal non poter avere figli dopo averne perso uno, mentre era incinta all’ottavo mese, a causa di un incidente; un uomo che per un trauma psicologico ha un deficit erettile cronico; due gemelli siamesi che devono valutare se affrontare la pericolosa operazione di separazione, vivendo una simulazione virtuale della vita da separati. Ma il dottore - che vive un momento di crisi coniugale con la moglie che gli rimprovera di pensare solo al lavoro - compie parallelamente anche su di sé un esperimento molto pericoloso, i cui effetti collaterali non tardano a manifestarsi.
Tra Cronenberg e Stuart Gordon, Davide Pesca prosegue il suo personale percorso nell’ambito di un horror filosofico-psichedelico molto ancorato alle metamorfosi della carne, alle trasformazioni indotte da una ricerca scientifica che non si pone limiti etici e cerca di andare sino in fondo al buio della coscienza. Il film è strutturato in modo sostanzialmente episodico: le tre situazioni dei pazienti più l’esperimento che il dottore compie su di sé. Con questo tipo di struttura, nonostante Pesca (anche sceneggiatore e autore degli effetti speciali di make-up) cerchi di differenziare le circostanze, non mancano ridondanze e ripetizioni, almeno a livello concettuale. Mentre i dialoghi sono frequenti - e talora un po’ banali - nella sezione che riguarda la vita coniugale del protagonista, gli episodi che raccontano le fantascientifiche cure nella clinica sono caratterizzati da una narrazione eminentemente affidata alle immagini, con il regista che dà sfogo al suo immaginario ricco di gore allucinatorio, realizzato attraverso effetti speciali piuttosto semplici, ma di una certa efficacia, realizzati con evidente passione. Finale apprezzabilmente concitato e delirante. Ivan Brusa si conferma attore duttile e affidabile, nel ruolo del mad doctor. Suggestive le musiche, firmate Oky.