Kami No Virusu è un cortometraggio di Luciano Attinà, coprodotto da Massimo Bezzati. L’ambientazione distopico-fantascientifica, la tematica inerente il rapporto tra scienza, economia e natura umana e il frequente uso della voce fuori campo talvolta disgiunta - eppure congiunta - dalle immagini richiama in modo quasi arcano il Cronenberg sperimentale dei primi lungometraggi - Stereo e il primo Crimes of the Future - anche se i riferimenti culturali più limitrofi sono certamente con la scena cyberpunk.
La situazione raccontata è molto semplice e anche, se vogliamo, attuale. Una pandemia è terminata. Il governo ritiene che non sia più necessario sottoporre la popolazione a vaccinazioni di massa: chi vorrà vaccinarsi dovrà farlo a proprie spese. In questo contesto, la Stoker Pharm, un colosso della farmaceutica, distribuisce gratuitamente un vaccino sperimentale per i meno abbienti. In cambio, il governo, per riconoscenza, stipula con la Stoker un contratto per la fornitura di medicinali. Però il vaccino sperimentale, non diversamente da quanto avviene in un altro recente horror indie (Flesh Contagium di Lorenzo Lepori), genera mostri.
Siamo quindi apparentemente dalle parti delle istanze anti Big Pharma e conseguenti derive complottistiche, ma l’aspetto prevalente è piuttosto quello del contrasto tra capitale e proletariato sfruttato, un po’ come avveniva nella fantascienza sociologica di parecchi decenni fa (2022: i sopravvissuti ne è un esempio cinematografico significativo). Più di questi aspetti contenutistici in qualche modo acquisiti e risaputi, pur se sempre pregnanti, è però la forma a essere interessante e brillante. Alternando qualche sprazzo in bianco e nero al prevalente colore e impiegando diversi stili di riprese con un montaggio serrato e un sottofondo musicale continuo e vivace, il film si mantiene dinamico e spavaldo, tra sequenze esagitate e sequenze statiche, in un contesto urbano tra il tecnologico e il degradato che rende bene l’idea di un mondo al tempo stesso progredito e in disfacimento. L’effetto complessivo ha il suo fascino visuale e, pur con qualche imperfezione, promette bene per la futura attività del suo autore.
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