Il cinema horror per molti decenni è stato soprattutto un cinema di attori. C’erano i divi dell’horror, attori che si dedicavano prevalentemente a quel genere e lo caratterizzavano con la loro presenza. Aiutati dal trucco o anche no, erano dei veri e propri emblemi dell’horror, delle icone. A partire da Lon Chaney sr, passando per Boris Karloff, Lon Chaney jr e Bela Lugosi per arrivare a Vincent Price, Peter Cushing e Christopher Lee. E c’erano anche i divi di secondo piano, ma comunque significativi e ben presenti nell’immaginario collettivo come John Carradine, George Zucco o Lionel Atwill. E sicuramente me ne dimentico qualcuno. Poi le cose sono cambiate. Il cinema horror è diventato meno attoriale e più interessato agli effetti speciali. Non che gli attori non servissero più, ma erano (e sono) diventati meno specializzati, meno centrali, più intercambiabili.
Per questo la figura di Robert Englund, peraltro attore molto versatile come la sua carriera, soprattutto all’inizio, dimostra, è importante. Perché è probabilmente l’unico attore degli ultimi decenni che può in qualche misura avvicinarsi ai grandi nomi che ho citato sopra, quantomeno per il grado di attaccamento all’horror e per il fatto di caratterizzare, con la sua sola presenza, ogni film cui partecipa. Ce ne sono altri, come per esempio Jeffrey Combs, ma non assurgono alla stessa importanza specifica.
Robert Englund - Metamorfosi di una maschera (Shatter Edizioni, 218 pp., € 16), a cura di Fabio Cassano, è un libro dedicato interamente a Robert Englund e alla sua attività di attore e, sporadicamente, regista. La sua carriera è “coperta” integralmente attraverso una serie di saggi di vari autori. Ne ho scritto uno anch’io occupandomi di tre delle collaborazioni di Englund con Tobe Hooper (Le notti proibite del marchese De Sade, La danza dei morti e l’episodio pilota della serie Tv Freddy’s Nightmares). Gli altri saggi sono stati scritti da Fabio Cassano, Roberto Lasagna, Edoardo Trevisani, Michele Raga, Giuseppe Cozzolino, Elisa Torsiello, Massimiliano Spanu, Vincenzo Papeo, Fabio Zanello, Francesco Saverio Marzaduri, Chiara Pani e Danilo Arona (e spero di non aver dimenticato nessuno). La prefazione è di Stephen David Brooks, che con Englund ha collaborato.
Naturalmente, non mi sembra il caso di recensire un libro a cui ho collaborato, ma una cosa che posso comunque senz’altro dire è che se siete interessati a Robert Englund in questo libro potrete trovare pane per i vostri denti (o artigli).
2 commenti:
Lo cercherò in libreria e sono davvero curiosissima di leggere cos'hai scritto su Le notti proibite del Marchese de Sade, un mio scultissimo da quando avevo 15 anni.
Be', in effetti il film si presta al ruolo di classico scult e rimpiango che Hooper non abbia calcato ancora più la mano...
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