Si pensava fosse un concerto dal vivo e si dubitava se fosse in diretta o un evento registrato. In effetti, come si poteva supporre, Shadow Kingdom è stato qualcosa di ancora diverso. Un vero e proprio spettacolo che ha cercato di ricreare l’atmosfera rétro di un locale di un’epoca indefinita, ma lontana parecchi decenni, con dei figuranti a fare da spettatori e a muoversi tra nuvole di fumo, tra tavoli e bottiglie, ballando, bevendo e anche guardando e ascoltando. Tra coreografie attente e immagini molto ricercate in un bianco e nero visivamente molto suggestivo ed efficace, Bob Dylan e la sua band - tutti, tranne ovviamente Bob che doveva cantare, rigorosamente con la mascherina - hanno eseguito un repertorio che ha privilegiato il primo decennio della sua attività. Il sottotitolo di Shadow Kingdom è infatti The Early Songs of Bob Dylan, che fa pensare che potrebbe essere solo la prima parte di una serie. C’è stata però anche un’ottima e intensa esecuzione di What Was It You Wanted da Oh Mercy del 1989 a interrompere la sequenza di canzoni anni ’60 e (poche) ’70. Tutte le canzoni sono state presentate in arrangiamenti nuovi, spesso molto azzeccati che hanno saputo trovare risvolti inediti anche da classici eseguiti molte volte. Su tutte, un’ottima e rallentatissima, quasi parlata, versione di Tombstone Blues con un Bob Dylan dalla dizione perfetta a scandire le parole come se desiderasse che non ne venisse persa alcuna. Altro highlight notevole è stato Forever Young che come sappiamo ha avuto innumerevoli - e generalmente ottime - versioni: questa è molto particolare, valorizza in modo perfetto il testo senza enfatizzarlo, una variazione molto apprezzabile sul tema. A sentirla una seconda volta, come ho appenaa fatto, semplicemente meravigliosa. Tra le meno eseguite, è stata rispolverata Pledging My Time, che mancava da oltre vent'anni dal repertorio live e che comunque è stata suonata ben poche volte nel corso degli anni. In definitva, uno spettacolo interessante. riuscito, molto “preparato” e visivamente sofisticato, che ha ricordato curiosamente, per l’ambientazione in un locale tra avventori figuranti, lo special canadese del 1964 per Quest.
La regia di Alma Har'el, interessante regista israeliana il cui Bombay Beach (2011) aveva diverse canzoni di Bob Dylan nella colonna sonora, è molto attenta e varia nelle soluzioni visive. In diverse canzoni, in particolare Queen Jane, la camera è fissa praticamente per tutta la durata del brano, con una scelta che ricorda quella di Larry Charles in Masked and Anonymous. altre volte la canera is muove in modo fluido e morbido per valorizzare l'ambiente, ma in genere l'inquadratura privilegia Bob, anche in questo caso ricordando le riprese concertistiche di Renaldo & Clara. Il che, unito a quanto sopra, fa pensare a un input dello stesso Dylan. ci sono anche canzoni, come I'll Be Your Baby Tonight, in cui Bob è al centro dell'immagine, ma la divide con due argazze che hanno una notevole funzione distrattiva: sottigliezze visive interessanti.
Il sound è particolare, soffuso, morbido. Bob Dylan suona un po' di chitarra, un po' d'armonica, mai il piano. Non c'è la batteria, c'è la fisarmonica a colorare il suono. Un insieme molto particolare, gradevole. La voce è in gran forma.
Suoni e immagini rimandano indietro nel tempo e fanno pensare a un'epoca cui Bob Dylan non è mai appartenuto, ma a cui, può essere, vorrebbe appartenere, rimanendo sempre e comunque se stesso.