venerdì 24 maggio 2019

Bob Dylan 78




Oggi è il giorno del settantottesimo compleanno di Bob Dylan ed è bello pensare che è ancora pienamente in attività e tutt’altro che relegato alla santificazione della nostalgia, caso forse più unico che raro e che è giusto celebrare.

Quest’anno apparentemente - speriamo ancora in notizie nuove - il suo tour non passa per l’Italia ed è un peccato. Però ci sono state delle interessanti uscite discografiche. In particolare More Blood More Tracks - The Bootleg Series vol. 14, dedicato a tutto ciò che è Blood on the Tracks. Molto interessante anche perché, oltre alle molte cose belle che contiene, permette di seguire l’estro creativo in azione, tra esitazioni, tentennamenti e diverse versioni egualmente pregevoli. Tra pochi giorni, inoltre, uscirà un nuovo gigantesco cofanetto dedicato alla Rolling Thunder Revue e anche quello si preannuncia imperdibile. Per non parlare del nuovo film documentario di Martin Scorsese, anch’esso dedicato alla Rolling Thunder Revue, che uscirà tra qualche giorno su Netflix.

Certo, sarebbe bello che uscisse anche un nuovo album di materiale originale (che manca ormai dal 2012), ma non si può avere tutto.

Quello passato è stato anche l’anno in cui una certa attenzione dei media (che come sempre si focalizzano sulle cose più importanti) è stata data alla reazione seccata di Bob Dylan nei confronti di tutti quelli che lo bombardano di flash fotografandolo con il telefonino durante i concerti. C’è chi ha sposato la causa di Bob Dylan e chi invece ha ritenuto esagerata la sua reazione e immotivato il divieto che impone (rectius, cerca di imporre) alle fotografie durante gli spettacoli. Io sono andato tante volte a vedere Dylan (e anche tanti altri, per la verità) e non mi è mai venuto in mente di scattare una foto durante i concerti perché stavo ascoltandoli. Una cosa che mi sono sempre chiesto ascoltando le registrazioni dei concerti nel corso degli anni è come mai ci sono molte persone che pagano il biglietto e poi passano il concerto a parlare ad alta voce tra loro oppure (e questo non lo rilevo dalle registrazioni, ovviamente, ma dalla presenza fisica ai concerti) a tenere alto il telefonino per filmare o fotografare. Capisco che per qualcuno sul palco la cosa sia seccante soprattutto se quel qualcuno ritiene di presentare uno spettacolo che richiederebbe attenzione. Se vi capita di vedere qualche filmato dei concerti di Bob Dylan negli anni ’60 (o anche di ascoltare le registrazioni dal vivo), potrete agevolmente vedere come all’epoca il suo pubblico semplicemente restava ad ascoltarlo in modo quasi religioso e poi, alla fine di ogni brano, applaudiva. In quegli anni, tra l’altro, non era raro che Bob Dylan parlasse al pubblico, per tornare su un altro argomento di lagnanza che ho visto avanzare più volte contro di lui. C’è sempre un motivo per cui le cose cambiano. Per quanto mi riguarda, quando vado a un concerto di Bob Dylan, mi siedo e ascolto.

E buon compleanno a lui.

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