Dopo una ventina d'anni dalla prima segnalazione all'Accademia svedese, Bob Dylan ha ottenuto il premio Nobel per la letteratura, vale a dire il più prestigioso premio letterario. La notizia è di quelle destinate a suscitare reazioni contrastanti, ma non certo in me, che ritengo il premio come il naturale riconoscimento per un merito culturale innegabile. E' ovvio che c'è chi non è d'accordo per questioni soprattutto di "mezzo espressivo". La canzone non sarebbe letteratura perché è qualcosa che è previsto debba essere eseguita e non ha valore letterario assoluto a sé stante. Lo stesso si potrebbe dire per il lavoro dei commediografi, peraltro, che è scritto per essere rappresentato e non, di fatto, per essere letto (ma nulla vieta di leggerlo, come nulla vieta di leggere le canzoni di Bob Dylan). Peraltro, penso che pochi dubitino che se il Nobel fosse esistito ai tempi di Shakespeare questi non avrebbe meritato d'essere preso in considerazione. Ho letto di uno scrittore che commentava dicendo che allora adesso lui sperava di vincere un Grammy. Sì, certo. Come no. Se la qualità delle battute è questa, siamo a posto. Del resto, si sa che ogni volta che si propone qualcosa di inconsueto subito compaiono gli acidi custodi dell'ortodossia, campioni della forma sulla sostanza.
Ma queste sono questioni assolutamente insignificanti, controversie inutili che si possono lasciare a chi ama questo genere di cose. Bob Dylan, del resto, è abituato a dividere, anche in campo musicale. Non è mai stato per tutti.
C'è anche stato chi, entrando più nel merito, ha sottolineato come il premio dato a Bob Dylan significhi in qualche misura lo sdoganamento del testo per canzoni e il suo inserimento nella letteratura tout court (qualora non fosse già così). Credo sia vero solo in parte. Il premio a Dylan significa soprattutto un riconoscimento alla qualità elevata della sua scrittura, elevata al punto da trascendere il mezzo in cui ha scelto di operare. Nessuno, tra i songwriters, ha saputo creare un opus così ampio e ricco qualitativamente. Per cui, sì, potrebbe anche essere che un domani qualche altro cantautore lo raggiunga o lo superi, ma per il momento è proprio la sua unicità, anche nel campo, ad aver fatto la differenza. Un po' come successe per Dario Fo, scomparso proprio oggi.
A chi, comunque, continua a ritenere che il Nobel a un cantante sia una cosa assurda, consiglio di prendersi un po' di tempo per andarsi a leggere cosa ha scritto Bob Dylan, possibilmente in inglese o in subordine nella traduzione (validissima, per quel che è possibile) di Alessandro Carrera. Se lo farà senza pregiudizi (o magari anche con pregiudizi: potrebbe sorprendersi) si renderà conto del perché così tanti letterati e studiosi lo ritengono un poeta dei migliori. La profondità e la complessità della sua opera, la varietà tematica, l'insuperabile abilità nell'utilizzo delle parole, il rigore e la brillantezza della scrittura, la capacità di toccare il cuore e l'anima delle persone: tutte cose, assieme a molte altre, che lo qualificano come un artista del massimo livello. Personalmente non credevo che l'Accademia avrebbe mai avuto il buon senso e forse anche il coraggio di compiere una scelta così controcorrente, ma sono contento che l'abbia fatto. E adesso aspettiamo di vedere cosa dirà Dylan al momento di accettare il Nobel: la storia ci insegna che i suoi discorsi di accettazione - dal laconico al logorroico - sono spesso pieni di sorprese.
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