lunedì 30 maggio 2016

Il cinema dell’eccesso vol. 2: cosa c’è dentro. Cap. 1 Jack Hill

Così come ho fatto per il primo volume, anche per questo secondo volume (Il cinema dell’eccesso vol. 2: Stati Uniti e resto del mondo, Crac Edizioni), procederò a una presentazioone capitolo per capitolo, per illustrare meglio il contenuto del libro, in modo che chi è interessato all’argomento - o vuole cominciare a interessarsene - può capire se quest’opera fa al caso suo. Come il primo volume anche questo è organizzato per autori, proprio perché l’ottica che ho privilegiato è quella di focalizzare l’analisi sui registi più interessanti per seguirne la parabola autoriale e individuarne preferenze e tematiche.

Il primo capitolo è dedicato al regista americano Jack Hill, sicuramente uno dei migliori a essersi dedicato all’exploitation. Capace di raffinatezze stilistiche non comuni e di raccontare in modo coinvolgente e anticonformista, Hill ha sempre mostrato l’indubbia capacità di dirigere con professionalità e originalità, dando sempre l’idea che sarebbe stato in grado di tenere in pugno in modo perfetto progetti di caratura economica consistente: insomma, per dirla breve, produttivamente di serie A, non solo di genere. Che non ci sia riuscito resta in parte un mistero (l’altra parte è dipesa da lui, come egli stesso ammette, e dalla miopia di chi aveva in mano le redini del gioco). Quello che ha lasciato è comunque un opus di assoluto rilievo. Spider Baby e Switchblade Sisters, da soli, valgono una carriera e c’è molto di più. Chi guarda i suoi film sa che non si annoierà e resterà ammirato dalla sua bravura anche nell’affrontare tematiche poco promettenti (ha fatto anche un film sulle corse automobilistiche! e l'ha fatto bene) o in qualche misura banali.






 

Ho cercato di raccontare la sua storia attraverso i film che ha fatto e i problemi produttivi che ha talvolta dovuto affrontare sino a quando, un po’ alla volta, la ruota (e la pellicola) ha smesso di girare con un larghissimo anticipo rispetto all’auspicabile. Inutile ricordare ancora una volta che Tarantino è un suo grande ammiratore e che Jackie Brown è il suo chiaro omaggio a Hill: il nome della protahonista deriva dai nomi di Jack Hill e di Foxy Brown, l’eroina di uno dei suoi film più famosi, interpretata dalla stessa Pam Grier che è protagonista anche del film di Tarantino.

In appendice al capitolo un’intervista che Hill mi ha concesso all’epoca dell’articolo che ho scritto per Segnocinema (nella serie Kings of Exploitation) e che costituisce la base, poi riveduta e aggiornata, del capitolo stesso. Mi sarebbe molto piaciuto che, come auspicava fiducioso Hill stesso, fosse stato possibile vedere in questi anni qualche sua nuova opera, ma purtroppo, diversamente a quanto è successo a Doris Wishman (della quale scriverò qualcosa in occasione della presentazione del capitolo a lei dedicato), non è avvenuto.

Se leggerete Il cinema dell’eccesso vol. 2, fatevi trasportare da quanto c’è scritto e convincetevi, se ancora non l’avete fatto, a vedere qualcuno dei film di Hill, a partire magari dai migliori per concludere con il famigerato quartetto di horror che rappresentarono il canto del cigno di Boris Karloff: film piuttosto brutti, ma comunque con un loro perché.

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