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martedì 23 luglio 2024

Nero criminale - Intervista su Cinemonitor


Nero Criminale - Il cinema di Pete Walker
(Profondo Rosso) è il libro che ho scritto assieme a Fabio Zanello e che ripercorre l'intera carriera del cineasta britannico.

Segnalo con piacere a chi fosse interessato l'intervista a due voci (quella appunto di Fabio Zanello e la mia) condotta dall'illustre Marco Chiani, che ringrazio molto. L'intervista è pubblicata su Cinemonitor e chi vuole leggerla non ha che da clicccare qui.

venerdì 7 giugno 2024

Nero criminale - Il cinema di Pete Walker


Nel corso degli anni ho scritto molto su Pete Walker, dagli articoli monografici su Aliens (1980) e Segnocinema (2002) al corposo capitolo che gli ho dedicato su Il cinema dell'eccessso volume 1. Ma è un regista così interessante che di cose da scrivere ce ne sono sempre. Ecco quindi questo nuovo libro, Nero criminale - Il cinema di Pete Walker, appena uscito per Profondo rosso. L'ho scritto assieme a Fabio Zanello: ci siamo divisi equamente gli spazi fornendo due sguardi diversi su un autore particolare come Walker. Dopo un capitolo introduttivo che ripercorre tutta la carriera di Walker, c'è la seconda parte che si focalizza sui film più importanti. Penso che possa esssere un utile contributo a chi vuole approfondire il cinema di Pete Walker, ma naturalmente il giudizio finale spetta sempre ai lettori.

sabato 27 maggio 2017

Pete Walker, un regista da tenere sempre presente

Pochi registi hanno saputo precorrere i tempi come Pete Walker che proprio per questo, però, ha ottenuto un riscontro, in termini di successo di pubblico, inferiore a quello che avrebbe meritato. Nel giro di pochi anni, Walker è stato in grado di realizzare un pugno di horror fortemente permeati di critica sociopolitica e di notevole efficacia narrativa: Nero criminale, La casa del peccato mortale, ...e sul corpo tracce di violenza e anche, sia pure su un livello inferiore, La terza mano.  Film forti, duri, spietati, che rappresentano il nucleo principale dell’opera di un regista originale e spregiudicato. Ma se quei film sono il nucleo principale, c’è però anche molto altro perché tra i film “minori” di Walker ci sono delle piccole gemme come Cool It, Carol, un film di pura exploitation, molto stimolante e ben realizzato. Ci sono anche i film incompresi, tra cui spicca soprattutto La casa delle ombre lunghe, bistrattato per anni per aver “sprecato” l’unione eccellente dei maestri dell’horror (Price, Cushing e Lee, con un John Carradine di contorno), ma in realtà, come ha cercato di spiegare lo stesso Walker, film che ha giocato col genere e che ha sofferto per aspettative malriposte: in sostanza, per qualche motivo, ci si aspettava qualcosa che il film non era e lo si è giudicato sulla base di questo presupposto.



Nel corso degli anni, mi sono occupato spesse volte di Walker, proprio a testimonianza del fatto che è un autore che mi ha molto colpito. Nel 1978 ho curato per il cineclub universitario della mia città una personale di Walker: il cineclub, tra l’altro, all’epoca era diretto da nientemeno che Carlo Mazzacurati, Enzo Monteleone e Roberto Citran, tutti poi assurti a meritata notorietà in campo cinematografico. Nel 1980 per la rivista Aliens, edita da Armenia, ho scritto un lungo articolo su Walker passando in rassegna i suoi film sin lì usciti. A curare la sezione cinematografica di quella gloriosa rivista era Danilo Arona, anche lui scrittore e critico di grande e meritata fama. Nel 1990, o giù di lì, ho scritto per Nosferatu, altra rivista cult per l’epoca, un lungo articolo in più puntate dedicato ai riflessi sociopolitici dell’horror post romeriano e pertanto ho ripreso in esame l’opera di Walker. Poi nel 2002, per la gloriosa rivista Segnocinema, nell’ambito della serie Kings of Exploitation, ho scritto un altro lungo articolo sull’opera di Walker, cercando di portare su di lui l’attenzione di un pubblico cinefilo ma non necessariamente orrorofilo come quello di Segnocinema. Quando ho scritto il Dizionario dei film horror, prima edizione 2007, ho avuto di nuovo modo di passare in rassegna i film di Walker, uno dei quali è entrato nel ristretto novero dei film cui ho attribuito cinque stellette (massimo riconoscimento). Infine, per ora, ho dedicato a Walker il primo capitolo del mio libro Il cinema dell’eccesso vol. 1 - Europa. In quell’occasione ho inserito anche un’intervista a David McGillivray, grande sceneggiatore e collaboratore di Walker per i suoi horror migliori. Insomma, direi che su Walker ho scritto un bel po’. Ed è stato un piacere, naturalmente.




Non c’è un motivo contingente per parlare di Walker, oggi. Non ci sono ricorrenze, anniversari, celebrazioni. L’unico motivo è un motivo di carattere generale, che c’è oggi, c’era ieri e ci sarà domani: ricordare i suoi film perché qualcuno li guardi.
 

giovedì 24 settembre 2015

Il cinema dell’eccesso (CRAC Edizioni): cosa c’è dentro. Cap. 6 José Ramon Larraz


Per logica ineluttabile, non poteva che arrivare la fine della presentazione del contenuto del mio nuovo libro, Il cinema dell’eccesso - Vol. 1 Europa (Crac Edizioni). Dopo i primi cinque capitoli dedicati a Pete WalkerJean Rollin, Jesus Franco, Paul Naschy e Norman J. Warren, è quindi la volta del sesto e ultimo capitolo dedicato allo spagnolo José Ramon Larraz.

Quando ero ragazzino e collezionavo gli albi editi dai Fratelli Spada (non preoccupatevi: ce li ho ancora tutti, gli albi) mi aveva colpito un disegnatore che si firmava Larraz e, con stile eminentemente raymondiano, illustrava le avventure di un paio di eroi di contorno, che venivano pubblicati all’interno, dopo le storie di Mandrake o dell’Uomo Mascherato. Il tratto era elegante, fluido, molto professionale. Si capiva che si trattava di strisce giornaliere, o almeno così sembrava, ma chiaramente d’impronta francese, quindi vagamente esotiche. Com’erano comparse, quelle storie poi scomparvero dopo qualche numero per essere rimpiazzate da altre. Ne avrei lette volentieri ancora, per il clima leggermente adulto che le permeava, ma non successe.

Quando qualche anno dopo mi imbattei in un Larraz regista di film di exploitation assai particolari non mi venne minimamente in mente il collegamento. Il dubbio mi venne dopo, quando mi imbattei di nuovo nei miei vecchi albi, ma la certezza la ebbi soltanto diversi anni dopo quando lessi della doppia (o tripla, è stato anche un notevole fotografo professionista) vita di Larraz, capace di essere disegnatore sopraffino per molti anni e di passare, con in mezzo la fotografia, alla regia cinematografica senza alcun problema, realizzando film del tutto diversi, per tematica e spirito, dai suoi fumetti, ma altrettanto ricchi di personalità. Conosciamo altri fumettisti che, per poco o per molto, si sono prestati al cinema, ma quello di Larraz è un caso del tutto particolare perché è forse l’unico capace di essere un professionista in entrambi i campi.

Nel capitolo dedicato a Larraz, scritto appositamente per questo libro, questo aspetto viene esaminato compiutamente, dando conto anche della singolare personalità del regista, emersa anche in un recente libro autobiografico, Memorias - del tebeo al cine, con mujeres de pelicula (EDT, 2012), in cui fa la summa della sua tumultuosa vita, divisa tra la Spagna, la Francia e la Gran Bretagna.





 

Nel corso di una lunga carriera cinematografica, Larraz ha diretto molti film, quasi tutti interessanti e particolari. Alcuni, molto interessanti e particolari. Tra questi mi sembra il caso di segnalare almeno Symptoms l’incubo dei sensi e Ossessione carnale, i più celebri. Ma anche L’ombra dell’assassino ed Emma, puertas oscuras o il curioso La morte incerta (con Rosalba Neri) sono notevoli e lo stesso si può dire per diversi dei suoi film del ritorno in Spagna, come Vedova di giorno amante di notte o il torbido La ocasion.

Nel libro la carriera di Larraz è ripercorsa nei dettagli e penso possa essere un’opportunità per scoprire o riscoprire in tutte le sue sfaccettature un autore notevole e ricco di personalità.

domenica 29 marzo 2015

Il cinema dell’eccesso (CRAC Edizioni): cosa c’è dentro. Cap. 1 Pete Walker






Per presentare al meglio il mio nuovo libro uscito da poco - Il cinema dell’eccesso Vol. 1 Europa (Crac Edizioni) - mi sembra opportuno dare un’indicazione abbastanza precisa del suo contenuto. Così chi dovesse essere interessato all’argomento può sapere se, in linea di massima, il libro può rispondere alle sue esigenze.

Il libro si occupa del cinema di exploitation - genere trasversale che percorre molti generi, ma ha profonde radici nell’horror e in altri generi estremi - attraverso alcuni dei suoi autori principali. Ho scelto questo approccio per seguire e sottolineare il percorso autoriale di questi registi, dando loro la massima attenzione critica. Ho esaminato quanti più film possibile cercando di delineare la parabola creativa di ciascuno.

Detto questo, mi sembra giusto dedicare un post a ciascuno dei capitoli di cui si compone il libro, partendo dal primo, che si occupa di Pete Walker, regista inglese, noto soprattutto per i suoi feroci horror che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del genere anche se non sono stati premiati da un adeguato successo commerciale. 




Nel primo capitolo del libro ripercorro gli inizi di Walker nel cinema erotico, le incursioni nel noir e nel thriller fino ad arrivare all’esplosione horror e alle indecisioni finali. Il tutto nell’arco di una carriera durata una qundicina danni: non molti, ma intensi. Alla base c’è il mio articolo della serie Kings of Exploitation pubblicato su Segnocinema ormai 13 anni fa, ma proprio il tempo trascorso mi ha permesso di allargare il campo d’analisi a film che all’epoca non avevo potuto vedere (e di rivisitare laddove necessario quelli già visti). Ci sono quindi film come, per esempio, Man of Violence, Strip Poker o Home Before Midnight, quest’ultimo un curioso ritorno a tematiche sexploitative in chiave melodrammatica. Ma naturalmente non mancano i film più celebrati, da Nero Criminale a La casa del peccato mortale, horror indimenticabili che hanno precorso i tempi. Pochi autori sono riusciti a coniugare critica sociale e horror feroce in modo così efficace restando fermamente all’interno di un realismo dal quale ogni concessione al soprannaturale è sostanzialmente bandita. Le belve sono tra noi, era infatti il sottotitolo italiano di Nero criminale.

Inoltre, c’è un’intervista esclusiva a David McGillivray condotta appositamente per questo libro. McGillivray è stato lo sceneggiatore con cui Walker ha stretto un fortunato sodalizio creativo proprio per i suoi celebrati horror e anche per questo è stato un piacere poterlo intervistare. Ma oltre agli horror per Walker, McGillivray ha sceneggiato altri film interessanti - dentro e fuori dall’horror - oltre ad aver avuto una carriera intensa, tutt’ora in corso, in praticamente tutti i media. Per cui, credo, l'intervista - che non si limita solo al suo lavoro con Walker - si presenta di particolare interesse. Ho colto l'occasione, tra l'altro, nella parte introduttiva all'intervista, di occuparmi di un interessante cortometraggio horror del 1980 (The Errand), scritto da McGillivray e, direi, non molto noto.

Personaggio interessante e unico anche nella sua parabola umana, Walker è un regista da scoprire e riscoprire, così come i suoi film sono da vedere e rivedere. Spero che il libro possa servire anche a questo.

lunedì 9 marzo 2015

Il cinema dell'eccesso (CRAC Edizioni): il mio nuovo libro

Come da oggetto, è uscito il mio nuovo libro. Si intitola Il cinema dell'eccesso - vol. 1 Europa (da cui i più arguti intuiranno che non è finita qui) ed è edito da Crac Edizioni (318 pagine, € 24). Tornerò a scriverne abbondantemente nei prossimi giorni. Per il momento mi preme segnalare che, oltre che in libreria, il libro è acquistabile presso la casa editrice e presso i consueti siti di vendita on line, tra cui Amazon, Ibs, Mondadori e Libreria Universitaria.

A titolo informativo, riporto quanto è contenuto nella scheda sul volume, così potete avere un'idea di cosa contiene:

"Alieni proteiformi e assassini coinvolti in strani ménage a trois ad alto tasso erotico, casalinghe col vizio del cannibalismo e la passione per il trapano elettrico, prigioni femminili in località tropicali con torride rivoluzionarie contro il potere, irsuti licantropi ispano-polacchi contro i samurai nel Giappone medievale, vampire di ogni ordine e grado assetate di sangue (e non solo), giustizieri della notte privati della parola ma non della capacità di reagire con violenza inaudita, bizzarre riletture fumettistiche e metacinematografiche della figura dell’agente segreto, psicopatici e psicopatiche di vario tipo, ognuno con il suo trauma (infantile e non), irriverenti rivisitazioni ucroniche della storia di Giovanna la Pazza, improbabili rock band contro Dracula...
Di questo e molto altro sono fatti i film di exploitation, un genere trasversale che attraversa tutti i generi - dall’horror alla fantascienza, dal thriller all’action, dal noir all’erotico - e fa del profitto la sua stessa ragione di vita. Però, usando una materia così “vile” come mezzo di espressione, un drappello di spavaldi registi ha avuto la libertà di realizzare anche opere profonde, complesse e artisticamente uniche.
Questo libro - il primo di due volumi separati - compie un affascinante viaggio tra una moltitudine di film autenticamente originali, ripercorrendo con rispetto e rigore critico la carriera di alcuni dei maggiori autori di questo “super genere”, presente nelle cinematografie di tutto il mondo.
Il secondo volume si occuperà dei registi appartenenti al cosiddetto “Resto del Mondo”, a voler essere un po’ eurocentrici. In questo primo volume, invece, sono di scena i registi europei, di ciascuno dei quali viene tracciata la parabola artistica in modo ampio e articolato: Pete Walker (La casa del peccato mortale), alfiere dell’horror politico e crudele; Jesus Franco (Vampyros Lesbos), infaticabile autore di circa 200 film, alcuni inguardabili, altri sublimi; José Ramón Larraz (Symptoms l’incubo dei sensi), fumettista passato con successo al cinema; Jean Rollin (Fascination), poeta dell’exploitation erotica; Paul Naschy/Jacinto Molina (El caminante), il licantropo che volle farsi regista; Norman J. Warren (Inseminoid), abile e tenace rielaboratore di trame fantahorror.
In appendice al capitolo su Pete Walker, un’intervista esclusiva a David McGillivray, sceneggiatore dei migliori horror di Walker e non solo, oltre che saggista, commediografo, attore e molto altro ancora."



venerdì 15 ottobre 2010

Beasts in the Cellar di John Hamilton


Tony Tenser (1920-2007) è stato un personaggio chiave del cinema inglese di genere. Uomo d’affari molto attento al lato economico, ma appassionato di cinema, ha saputo coniugare entrambi questi aspetti con una fertile attività produttiva che ha lasciato il segno.

Il libro
Beasts in the Cellar - The Exploitation Film Career of Tony Tenser (FAB Press) di John Hamilton pubblicato nel 2005 ne traccia la vicenda lavorativa in modo esemplare, condensandola in 304 pagine di grande formato riccamente illustrate (in bianco e nero nel testo, più un consistente inserto fuori testo a colori), tracciando contemporaneamente, com’era inevitabile, una vivida parabola dell’industria cinematografica britannica del periodo e dando ancora una volta un esempio di come si possono e si dovrebbero fare i libri sul cinema. La casa editrice è la FAB Press, che della qualità ha fatto una sua prerogativa sin dai tempi della memorabile rivista Flesh and Blood (dal cui acronimo viene il nome della casa editrice).

Tenser ha legato principalmente il suo nome a due case di produzione che ha contribuito a fondare: la Compton Films (assieme a Michael Klinger) e la ben nota Tigon, il cui emblema era appunto uno strano animale metà tigre e metà leone). Per far comprendere la sua importanza, basta ricordare che la Compton è la casa che ha permesso a Roman Polanski di sfondare nel cinema occidentale con
Repulsion e Cul-de-sac. Ma sono targati Compton anche alcuni horror di un certo interesse: La morte nera e Laser X: Operazione uomo.

La Tigon ha avuto vita più lunga e variegata, ma si è distinta in particolare nell’horror. Tenser si era molto legato alla giovane promessa del cinema inglese, Michael Reeves, producendogli
Il killer di Satana (curiosamente, nello staff tecnico c’era anche, a dare una mano, nientemeno che Raquel Welch) e Il grande inquisitore: il secondo è tuttora considerato uno dei migliori horror di sempre. Altri erano in cantiere, ma Reeves morì giovanissimo ad appena 25 anni per un’accidentale overdose di barbiturici, mettendo fine a una carriera di cui si possono solo immaginare i possibili esiti.

Con la Tigon, Tenser ha prodotto horror di vari tipi con risultati assai diversi. Qualche titolo può aiutare a identificare la linea della casa:
Il mostro di sangue con Peter Cushing, Il buio di Michael Armstrong, Black Horror - Le messe nere con il trio Karloff-Lee-Steele, il dirompente (per l’epoca) La pelle di Satana con Linda Hayden, lo zombie-romance Né mare né sabbia. Uno degli ultimi è stato il complesso e affascinante Il terrore viene dalla pioggia, un film fuori tempo diretto da Freddie Francis e interpretato da Peter Cushing e Christopher Lee (ma a brillare è anche Lorna Heilbron).

Tenser ha anche prodotto
1917, il cortometraggio di esordio di un altro all’epoca giovanissimo regista: Stephen Weeks, la cui carriera (o non carriera) è stata comunque unica. Su di lui credo che tornerò in un prossimo post.

La Tigon è stata comunque una casa che agiva ad ampio raggio e per fare solo un esempio ha anche prodotto il curioso western di Burt Kennedy,
La texana e i fratelli penitenza con Raquel Welch.

Significativamente, l’ultimo credit di Tony Tenser è stato un horror giunto agli sgoccioli della stagione dell’horror britannico:
Nero criminale - Le belve sono tra noi di Pete Walker, un film epocale per un’epoca che non c’era più.

Ricco e tranquillo, Tenser si è poi dedicato con successo alla compravendita di immobili e, una volta in pensione, al golf, sorprendendosi che i suoi film fossero ancora ricordati.

Il libro è in inglese, of course.