domenica 28 febbraio 2021

Dizionario dei film horror: alcuni film che mancavano (ma adesso ci sono)


Sono trascorsi circa tre mesi dall’uscita della terza edizione del mio Dizionario dei film horror, pubblicato da Bloodbuster. La prima edizione conteneva circa 2400 film, la seconda oltre 3000 e questa terza ha superato i 4100. Quindi, si tratta di numeri consistenti. Eppure, i 1100 e più film che si sono aggiunti con questa nuova edizione non sono soltanto film usciti dal 2011 (data della seconda edizione a oggi). Infatti, ogni nuova edizione è anche un’occasione per colmare le lacune della precedente, per inserire i film che per una ragione o per l’altra non erano stati inseriti. Nel mio post del 15 novembre ne ho citati alcuni, presentando nel suo insieme la nuova edizione del Dizionario. Per la precisione Mania di Polselli, Il medium di Amadio, Riflessi di sangue, Ritorno dalle acque maledette. I primi due sono film tuttora di difficile reperibilità che non avevo avuto occasione di vedere nemmeno per accertarmi che fossero davvero degli horror. Quando li ho infine visti - e ne sono stato ben lieto - ho potuto redigere la loro scheda e inserirli finalmente nel Dizionario, dov’era giusto che fossero. Riflessi di sangue è un horror australiano diretto nel 1990 da Alec Mills, piuttosto morboso e interessante: mi era sfuggito e sono lieto d’averlo recuperato. Ritorno dalle acque maledette invece ce l’avevo da 15 anni in dvd, ma non l’avevo mai visto ed ero stato tratto in inganno da alcune classificazioni che escludevano si trattasse di un horror. E questo è un problema che mi si è posto molte volte nel corso di questi anni. In genere, ho notato, i siti come Imdb tendono a segnalare, per ciascun film, svariati generi, spesso indicando come (anche) horror film che non lo sono per niente. Solo che per poterlo escludere sarebbe necessario vedere il film, cosa che, dovendo vedere centinaia di film che sono veramente horror, non sempre mi è possibile fare. Così quel film di Christian McIntire del 2001 mi ero fidato che non fosse horror. invece, come mi sono reso conto quando alla fine l’ho visto, lo era e quindi l’ho inserito. naturalmente, la cosa ha funzionato anche al contrario e spesso ho visto film segnalati come (anche) horror e ho potuto vedere che non lo erano, ma dopo aver scritto la loro scheda che quindi ho poi dovuto espungere. Di questo magari parleremo in un prossimo post.

Ma i film aggiunti e risalenti nel tempo sono parecchi. Posso fare qualche altro titolo. Per esempio Alla radice del male (1992) di Peter Manoogian, Ancora di più… (1973) torrido vampiro erotico di Joe Sarno, Assalto dallo spazio (1959) curioso fantahorror anticipatore di Edward L. Cahn, il delirante Bela Lugosi e il gorilla di Brooklyn (1952) di William “One Shot” Beaudine (che per la verità non c’era perché era da considerarsi inedito in Italia e non era stato compreso nella quota di inediti dei Dizionari precedenti), The Boogens (1981) di James L. Conway interessante horror ancora inedito da noi così come l’imperdibile The Brute Man (1946) di Jean Yarbrough con il leggendario Rondo Hatton. Entrambi questi film sono stati inseriti nella quota di inediti. Altri vecchi film erano inediti e sono poi stati editi e perciò inseriti come, per esempio, Il castello di Dracula (1969) dell’incontenibile Al Adamson o Il collezionista di cadaveri (1967) di Santos Alcocer, uno degli ultimi film interpretati da una vera leggenda dell’horror come Boris Karloff. Cito infine tra gli inediti recuperati anche il televisivo Count Dracula (1977) diretto da Philip Saville per la prestigiosa BBC, molto interessante. Saville, come sanno tutti quelli che si interessano a Bob Dylan, è stato il regista della prima prova per così dire attoriale di Dylan nel famoso e perduto Madhouse on Castle Street (1963), cui ho dedicato un capitolo nel mio Il cinema di Bob Dylan.

E qui, per il momento, mi fermo. Sono arrivato solo alla lettera “C” e non li ho nemmeno citati tutti. È anche questo il bello di poter fare ulteriori edizioni delle proprie opere: cercare di renderle sempre più complete, sempre più perfette, recuperando le inevitabili lacune precedenti. Se ci sarà una nuova edizione non dipende solo da me, dipende soprattutto dai lettori, se saranno in numero sufficiente (cosa che al momento non posso sapere). Se ci sarà, però, vi dico già un titolo che recupererò (anche perché in effetti l’ho già recuperato e ho già scritto la scheda) tra i film ancora inediti in Italia, ma piuttosto vecchi: The Thing That Couldn’t Die del 1958 con una fulgida Carolyn Kearney. Qui sotto una sua immagine dal film.




mercoledì 3 febbraio 2021

Flani (21) - L'ultima carica di Ben


Ritorniamo indietro nel tempo, precisamente all'agosto del 1973. Questi sono due flani per L'ultima  carica di Ben, uno dei film che, in assoluto, hanno più deluso le mie aspettative di spettatore. Avevo visto Willard e i topi e mi era piuttosto piaciuto per il suo clima malsano e ororifico che rendeva particolare e interessante anche una vicenda che tutto sommato si muoveva su un percorso narrativo prevedibile. Pochi anni dopo avrei anche letto il romanzo, Il diario di Ratman, da cui Willard è tratto e che adesso, con quel titolo, fa inevitabilmente pensare al personaggio creato da Leo Ortolani.


Ma torniamo al 1973. Il seguito di Willard e i topi esce anche da noi e io mi precipito a vederlo pensando di trovarmi di fronte a un nuovo horror altrettanto cupo e malsano. Invece, mi trovo di fronte alla melensa storia sull'amicizia tra un raagzzino e un topo, il Ben del titolo, che sarebbe, se non ricordo male, il topo che era a capo della torma topesca di Willard nel film prcedente (ma magari hanno cambiato il topo attore, non è facile distinguerli). Il tutto corredato anche da una zuccherosa canzoncina cantata da Michael Jakcson che allora non sapevo chi fosse, ma mi rimase impressa per la sua orribile orecchiabilità (tranquilli, col tempo me la sono dimenticata e il film non ho più avuto il coraggio di rivederlo). Certo, c'era anche qualche cattiva azione da parte dei topi, ma nell'insieme mi ricordo una notevole delusione.

I flani, però, sono come sempre simpatici. L'unica cosa è che al posto della parola "paura", avrebbero dovuto scrivere "noia".