venerdì 7 gennaio 2011

Umperio e l'aiutante infallibile


Nel numero 2876 di Topolino, attualmente in edicola, c'è una mia nuova storia, Umperio e l'aiutante infallibile, che vede lo scalcinato detective alle prese con un robocane, i Bassotti, Ottoperotto e Archimede Pitagorico. Ho sempre trovato potenzialmente divertente il personaggio di Umperio perché consente di giocare con gli stereotipi del noir e del poliziesco lasciando largo spazio all'umorismo. Per questo l'ho usato più di qualche volta, sia assieme a Paperoga (una sua spalla divenuta abituale), sia da solo (preferibilmente), magari in rapporto ad altri personaggi usualmente poco utilizzati in un ambito investigativo (come Nonna Papera, per esempio).

Segnalo questa storia anche perché è disegnata da un vecchio amico, Alessandro Gottardo: la nostra prima storia disneyana in collaborazione è anche una delle mie preferite in assoluto, Paperino e le concatenazioni imprevedibili. Poi ne sono seguite molte altre e speriamo che continui così. In più, in questa storia c'è un personaggio (molto) secondario che mi è molto simpatico.

30 anni di Rosco e Sonny


Quest'anno ricorre il trentesimo anniversario dalla prima avventura di Rosco e Sonny, la coppia di dinamici poliziotti creata da Claudio Nizzi e Giancarlo Alessandrini. Io ne scrivo con piacere le storie dalla fine del 1990 e il grande Rodolfo Torti le disegna da quasi subito, da ben prima di me, quindi.

Nel numero del Giornalino attualmente in edicola (il n. 2) è presenta una loro nuova avventura,
Turismo spaziale, con contorni quasi fantascientifici, ma soprattutto quell'insieme di azione, umorismo e investigazione che da sempre li contraddistingue. Chi vuole, può celebrare la ricorrenza leggendosela.

domenica 2 gennaio 2011

Bruno Concina se n’è andato

Una notizia triste, che mi ha preso di sorpresa. Non vedevo Bruno da molti anni, ma me lo ricordo bene, giustamente orgoglioso di quello che aveva già fatto e proiettato su quello che ancora voleva fare.

Siamo stati insieme - credo nel 1998 - in giuria per un concorso destinato a fumettisti esordienti e organizzato da Lendicomics a Rovigo. È stata un’occasione per conoscerlo un po’ meglio e per apprezzare la passione con cui parlava del suo lavoro e l’attenzione che aveva per quello di chi stava cominciando, con un particolare gusto per la didattica. Ha scritto e pubblicato molto, ha avuto una lunga e proficua carriera in vari campi, ha lasciato un segno: non è una cosa da poco, come autore è la realizzazione di una vita.

Restano le sue opere. Non è una consolazione, ma un invito a leggerle o a rileggerle. Credo che gli farebbe piacere.

venerdì 17 dicembre 2010

Jean Rollin (3 novembre 1938 - 15 dicembre 2010)


Jean Rollin è stato un personaggio del tutto atipico nel mondo del cinema. Si è occupato di horror, di exploitation, di erotismo, di pornografia. Ha realizzato film che voleva fortissimamente fare e altri che invece avrebbe fatto volentieri a meno di girare. Ha dovuto condizionare la sua vena artistica al mercato in un modo molto pesante, spesso. Nonostante questo, è anche riuscito a dare altrettanto spesso un’impronta particolare ai suoi film. Ha fatto film di genere anche se probabilmente la sua indole lo avrebbe portato a dirigere film rarefatti, totalmente “artistici”.

Ma questo è comune ad altri registi. È pieno il mondo di persone che vorrebbero fare qualcosa di “alto” e si ritrovano a fare qualcosa di “basso” e riescono a farlo talmente bene da renderlo imprescindibile. Ciò che rende atipico - e unico - Rollin è il suo stile, la sua capacità visuale, il suo originale insieme di “poesia” e feuilleton, si sangue e sentimento, di violenza e filosofia. Pochi altri hanno sfidato lo spettatore di exploitation come ha fatto lui. Pochi gli hanno dato un prodotto così diverso da quello che si aspettava. Talvolta, chissà perché, lo si paragona a Jesus Franco, eppure non potrebbero esserci registi più diversi, come sottolineava lo stesso Rollin.

A Rollin ho dedicato una puntata della mia serie Kings of Exploitation su Segnocinema, quindi non mi dilungo: lì ho già scritto quello che penso del cinema di Rollin, a volte estenuante, ma spesso affascinante. Se posso consigliare un suo film a chi volesse celebrarne il ricordo con una visione consiglio La rose de fer, la summa della visione rolliniana.

giovedì 16 dicembre 2010

Ultracorpo di Michele Pastrello


Il giovane regista Michele Pastrello si è fatto notare con un pugno di cortometraggi apertamente o perifericamente horror attirando l’attenzione di diversi critici e ottenendo importanti riconoscimenti in vari festival. Da ricordare almeno lo psycho-horror Nella mia mente e 32, in cui la tematica ecologica è sviluppata in modo assolutamente originale.

L’originalità dell’approccio caratterizza anche il suo nuovo lavoro,
Ultracorpo, che sin dal titolo richiama uno dei film più famosi del fantahorror (L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel), del quale viene mostrato un frammento in Tv, mentre il protagonista interpretato dal bravo Diego Pagotto lo guarda. Qui non c’è però una minaccia aliena venuta a spersonalizzare l’umanità: l’umanità ci pensa da sola a farlo.

Umberto è un perdente, rassegnato a una vita ai margini. Vive di lavoretti, ha una cura del corpo che sembra quasi futile vista la situazione, guarda al passato - la foto dei familiari - anche se è ancora giovane e, infine, si accontenta di freddi rapporti con una prostituta per “adempiere” alle sue funzioni sessuali. Poi, un giorno, un amico gli offre un lavoretto in nero: sistemare lo scarico del lavandino di un tizio, un “frocio”, gli spiega l’amico come se quel termine fosse di per sé sufficiente a classificare l’individuo. Umberto ne prova un’istintiva repulsione e rifiuta l’offerta. Ma in realtà non può rifiutarla: ha bisogno di soldi. Perciò alla fine ci va e l’incontro produce conseguenze inaspettate per entrambi i protagonisti.

Pur agendo in un contesto che sembra quello di un horror thriller convenzionale - per suggestioni e atmosfere - Pastrello si avvicina alla tematica in modo del tutto anticonvenzionale. Dipinge con tocchi asciutti ed efficaci le ragioni della violenza. Mostra senza enfasi come la solitudine e lo squallore dei rapporti umani generi l’incapacità di relazionarsi con gli altri, come se fosse parte di un processo di desensibilizzazione, di baccellizzazione, per restare nel tema de
L’invasione degli ultracorpi. E qui, in un radicale rovesciamento del film di Siegel, l’ultracorpo è quello dell’uomo “normale” e non c’è nessuna invasione: gli uomini - in buona parte - sono già così, lo sonbo diventati. Molto efficace è anche la percezione del diverso - in questo caso l’omosessuale, ma la cosa potrebbe applicarsi ad altre categorie - come un mostro: la sequenza dell’incubo, condotta magistralmente e unico momento classicamente horror del film, è esemplare in questo senso.

Positivo è anche il fatto che le cose non siano schematiche: c’è un buon approfondimento delle motivazioni psicologiche dei protagonisti, ciascuno dei quali ha un margine di ambiguità che gli evita di essere uno stereotipo. Forse manca il guizzo finale che, narrativamente, possa sorprendere senza percorrere un sentiero inesorabile ma in parte prevedibile. Però l’insieme rappresenta un nuovo e notevole passo avanti per Pastrello, ormai più che maturo per un lungometraggio.

Ottima la fotografia di Mirco Sgarzi, adeguata ai vari stati d’animo della storia. E notevole anche l’interpretazione degli attori, circostanza che nel cinema indipendente non è proprio usuale. In particolare Felice C. Ferrara riesce a tratteggiare con grande efficacia un ritratto sinuoso e sfuggente di un personaggio visto come “alieno” dalla controparte.

martedì 14 dicembre 2010

Devil on the Mountain


Bigfoot, conosciuto anche come Sasquatch o Piedone (nessuna parentela con il personaggio di Bud Spencer), è il cugino americano dello yeti: entrambi - come molti altri - sono creature forse immaginarie o forse, chissà, reali (o lo sono state). Da un sacco di tempo vengono ricercate, ma nessuno le trova mai. Tranne sugli schermi, naturalmente.

Ultimamente c'è stata una ripresa di film su Bigfoot - particolarmente riuscito è
Abominable (la cui scheda trovate ovviamente nel Dizionario dei film horror - e proprio di uno di questi, vale a dire Devil on the Mountain di Steven R. Monroe, scrivo nella nuova puntata di Horror Frames, la mia rubrica su MyMovies, facendo anche un breve excursus storico sulle imprese cinematografiche del pelosone. Volete leggerla? Andate qui.

martedì 7 dicembre 2010

Recensione di Giovanna Branca a Il cinema di Bob Dylan


Mi fa particolarmente piacere segnalare l'attenta recensione che Giovanna Branca ha dedicato al mio libro Il cinema di Bob Dylan (Le Mani Editore) nel sito Close-Up dedicato al cinema. Il link alla recensione è questo.

martedì 30 novembre 2010

The Zombie Diaries


Quanti film di zombie hanno fatto negli ultimi vent'anni? Non lo so, ma sicuramente tanti e di tutti i tipi, tranne, spesso, quello giusto. Da mostri proletari e rivoluzionari, gli zombie sono diventati atipici e frequentemente neanche zombie in senso tecnico. Cioè, morti viventi. Non è raro infatti che adesso siano definiti zombie delle persone affette da qualche virus che li fa agire senza cervello e violentemente (e non parlo degli ultratifosi delle squadre di calcio). Uno dei primi - se non il primo - a presentare questa tipologia è stato Umberto Lenzi nel suo Incubo sulla città incontaminata che presentava l'indimenticabile Hugo Stiglitz - l'uomo da una sola espressione, più legnoso di una foresta - e nientemeno che Maria Rosaria Omaggio e Sonia Viviani (ma c'era anche Francisco Rabal). A suo modo, un classico e di sicuro intrattenimento.

Negli ultimi anni si sono visti diversi reality zombie movies a inaugurare una voga che - con i
Paranormal Activity e L'ultimo esorcismo - è proliferata con successo. Per farci credere a quello che vediamo e spaventarci di più vogliono farci pensare che sia tutto vero e, per farlo, strabuzzano la macchina da presa in tutte le maniere come se chi la tiene avesse il Parkinson. Ne sono venuti fuori film spesso anche belli, ma lo sarebbero stati anche con riprese più tranquille. Almeno, questo è quello che penso.

La nuova puntata di Horror Frames, la rubrica che scrivo per MyMovies, si occupa di uno di questi film,
The Zombie Diaries, in uscita da noi in dvd a qualche anno dalla sua uscita in Gran Bretagna. Secondo le informazioni diffuse, è stato realizzato senza subire l'influsso né del film di Romero (Diary of the Dead, naturalmente) né di Rec. A guardare le date di realizzazione si può dare conforto a questa tesi. Strano, comunque, che così tanti autori diversi anche nella localizzazione abbiano improvvisamente partorito lo stesso approccio strutturale: si vede che era nell'aria, come un bel virus zombesco.

Come al solito, chi vuole leggere ciò che ho scritto sull'aergomento non ha che da andare qui.

martedì 16 novembre 2010

Bubba Ho-tep


La nuova puntata di Horror Frames, la rubrica che scrivo per MyMovies, si occupa di un regista maverick, per dirla come gli americani, un outsider, diremmo noi sempre mutuando un termine americano: Don Coscarelli. E se ne occupa attraverso il suo film forse migliore, certamente il migliore degli ultimi tre decenni (Fantasmi è degli anni '70). Mi riferisco ovviamente a Bubba Ho-tep dove il vero Elvis Presley (un fantastico Bruce Campbell), invecchiato e sopravvissuto all'oblio, si mette insieme a J.F. Kennedy - interpretato dall'attore nero Ossie Davis (un grande) - per combattere una maligna mummia egizia.

Il film è del 2002, ma da noi è arrivato in dvd - con considerevole tempismo - solo quest'anno per cui è lecito parlarne ora, ma sarebbe comunque lecito parlarne in qualunque momento, visto che è un film decisamente brillante. Chi vuole saperne di più - cioè quello che ne ho scritto - può andare qui.

A margine, osservo solo che Ossie Davis - ottimo attore e anche regista di notevole interesse - si è anche occupato di diritti civili in tempi difficili. Sotto questa veste ha avuto modo - come lui stesso ha ricordato - di presentare Bob Dylan due volte a decine d'anni di distanza, dapprima nella famosa marcia su Washington con Martin Luther King e poi, recentemente, alla celebrazione all'Apollo Theatre dove Dylan si è esibito in una straziante versione del classico di Sam Cooke A Change Is Gonna Come.

Dopo una vita lunga e ricca di risultati significativi, Ossie Davis è morto nel 2005.

lunedì 15 novembre 2010

Saw 3D


Una delle saghe più prolifiche e di successo di tutti i tempi colpisce ancora con quello che dovrebbe - ma il condizionale è d'obbligo - concludere l'intera vicenda. Saw 3D è in uscita anche nelle nostre sale dopo essere già uscito con esiti commerciali discreti (ma non esaltanti) in quelle americane.

Chi vuole leggere cosa ne penso può seguire questo link che rimanda alla recensione che ho scritto per MyMovies.

La regia è di Kevin Greutert, che aveva già diretto il precedente episodio, del quale ho scritto qui. Tobin Bell interpreta ancora una volta - brevemente - il serial killer morente (e poi morto) più famoso della storia del cinema.

Flani (9): Ecatombe e La città verrà distrutta all'alba



Questa volta una coppia di flani, invece che uno solo. Il motivo è presto detto: si riferiscono entrambi allo stesso film, ma testimoniano di una pratica assai - purtroppo - frequente e fonte di problemi per tutti i compilatori di dizionari cinematografici, oltre che per gli spettatori: la rititolazione.

Oggi è frequente che un film compaia sotto titoli diversi, magari uno per la diffusione televisiva e uno per l'home video. Ma succedeva anche una volta quando i film uscivano solo al cinema. Questo perché c'erano - fenomeno ormai praticamente scomparso - le riedizioni. A distanza di pochi o tanti anni, i film venivano redistribuiti, prevalentemente nel periodo estivo, per raggranellare ancora qualche soldino. Con l'occasione, se il film non era famoso (mai nessuno ha pensato, che so, di dare un nuovo titolo a Via col vento), gli veniva fornito un nuovo titolo, fermo restando - credo per disposizioni legislative - che, in piccolo, ci fosse sotto il vecchio.

La città verrà distrutta all'alba di Romero era uscito nel 1974 e non aveva avuto molto successo. Qualche anno dopo, sull'onda della notorietà di Zombi, i distributori hanno pensato di rispolverarlo dandogli un nuovo titolo (Ecatombe) e una nuova verginità sperando che la fama di Romero potesse fungere da traino. Risultato: il film non se lo filò nessuno neanche quella volta. Cose che capitano (molto spesso).

De La città verrà distrutta all'alba - originale e recente remake - ho già parlato qui.

giovedì 4 novembre 2010

Time Out per Rosco e Sonny


Time Out è il titolo della nuova avventura di Rosco e Sonny, il dinamico duo poliziesco, pubblicata sul numero 45 de Il Giornalino, quello attualmente in edicola. I disegni sono sempre dell'ottimo Rodolfo Torti e i testi li ho scritti io. La storia, come si può intuire dal titolo, è di ambientazione cestistica.

Qui sopra una vignetta della storia.