Francesca De Gregorio (Simona Vannelli) è un’insegnante e una studiosa: si è stabilita in una cittadina nelle vicinanze del monte Vello per svolgere delle ricerche sulle antiche fortificazioni militari per una tesi di studio. È molto interessata anche al fatto che, tra gli anni ’60 e gli anni ’80 in quella zona ci sono stati molti avvistamenti ufologici e a questo scopo si mette alla ricerca di Paolo Levelli (Antonio Tentori), un giornalista che all’epoca se n’era occupato. Inoltre, nel 1977, quattro fricchettoni erano scomparsi misteriosamente nella zona senza essere poi più ritrovati. Francesca cerca di andare a fondo nelle sue ricerche, ma la materia è sfuggente e fatti inquietanti e minacciosi cominciano ad accaderle.
Umori fantascientifici declinati in chiave horror caratterizzano Cose nere, lungometraggio di Francesco Tassara che immerge la sua protagonista in un clima cospirazionista dove è difficile fidarsi di qualcuno e dove la verità sembra sempre dietro l’angolo, ma continua a sfuggire. Il film punta molto sulla creazione di un’atmosfera di mistero e sulle suggestive ambientazioni montane e boschive, ma procede con una certa lentezza e tende a dilungarsi forse troppo, pur riuscendo più volte a inserire genuini elementi di inquietudine. C’è però, almeno per come viene articolata, una sostanza narrativa un po' esile che tende a soffrire nella dilatazione dei tempi del racconto, pur mantenendosi nel complesso interessante. Nella parte conclusiva, il film alza il ritmo e riesce a sviluppare una buona tensione anche per un azzeccato utilizzo di flashback e scansioni temporali, arrivando a un finale che si mantiene opportunamente enigmatico ed è in grado di generare un buon impatto drammatico. La protagonista, interpretata dalla sempre affidabile Simona Vannelli, ormai presenza frequente e di qualità nella scena dell’horror indipendente italiano, è sufficientemente approfondita a livello caratteriale, mentre gli altri personaggi rimangono meramente funzionali. Tassara dirige con attenzione e senso del mistero, riuscendo a trasmettere la sinistra aura di una natura che si palesa, nel suo solo apparentemente innocente rigoglio, ostile e aliena (in molti sensi). Nel cast - in cui si possono segnalare le buone prove di Ilaria Monfardini e Gabriel Dorigo Badea - spiccano nomi di rilievo in ruoli di supporto o cameo, come la gloriosa Erika Blanc, che si ritaglia una partecipazione colorita e vivace, la brava Silvia Collatina, già attrice per Fulci (e non solo), il regista Fulvio Wetzl e lo sceneggiatore Antonio Tentori, nel ruolo del giornalista che la sa lunga, ma preferirebbe probabilmente saperne molto meno.
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