domenica 27 gennaio 2019

Lion



Lion è un cortometraggio scritto e diretto da Davide Melini.
La storia parte da una situazione ben delineata. Un uomo collerico e forzuto in canottiera si abbrutisce di birra davanti al televisore, guardando varie cose (anche Psycho!), ma focalizzandosi alla fine su un documentario naturalistico con i leoni. Un bambino dallo sguardo spaurito e dagli evidenti segni di percosse è nel suo lettino e cerca conforto in un leoncino di peluche. Una donna indaffarata e rassegnata è in cucina. Un quadro di squallore familiare che viene disintegrato quando accade qualcosa di incredibile. Il leone del documentario sembra attraversare lo schermo (come Sadako o, per restare in ambito italiano, come i demoni baviani) e piombare nel salotto di casa.

Davide Melini racconta con stile ed economia narrativa una storia esemplare che in un contesto horror tratta un argomento tristemente all’ordine del giorno quale quello delle violenze in famiglia nei confronti dei minori. L’irruzione dello straordinario nella quotidianità rappresenta la forza dell’ordine naturale quale unica possibilità di salvezza per chi, invece, si trova a essere, nella quotidianità della società umana, vittima inerme della sopraffazione. Il parallelo tra la forza del desiderio e la possibilità della sua realizzazione richiama alla mente echi bradburiani, con il famoso racconto The Veidt (trasposto al cinema nell’ambito del film antologico L’uomo illustrato), ma in quel caso i bambini, come spesso nei racconti di Ray Bradbury, erano tutt’altro che vittime e i genitori tutt’altro che aguzzini, anche se, pure in quel caso, le sfumature e le interpretazioni sociologiche erano molteplici. Nel caso di Lion, la situazione è ben diversa e più definita: si capisce da quale parte sta il torto e da quale la ragione e si capisce anche che una soluzione non può essere trovata all’interno degli equilibri familiari né sembra poterci essere un aiuto esterno che provenga dalla società civile. La sensazione di solitudine e di impotenza del bambino è ben delineata. La salvezza, se c’è, deve cercare purtroppo strade straordinarie.

Tutto questo, Melini non lo enuncia, fortunatamente, ma lo fa scaturire da una narrazione che evita quanto più possibile i didascalismi e le banalità. Certo, i personaggi sono prototipi, ma lo sviluppo dell’azione e della storia avviene attraverso un raffinato gioco di giustapposizioni e di montaggio, senza enfasi e con un attento uso delle ombre e dei suoni a ricreare un effetto magico e straniante che richiama i vecchi horror di Val Lewton. Il risultato - creare un piccolo film efficace in se stesso quale racconto horror e anche efficace nel veicolare il suo messaggio - è raggiunto.

Tra gli interpreti, Michael Segal, bravo attore, ricorrente in molto horror indipendente. Suggestive e appropriate le musiche di Francesco Tresca. Efficace la fotografia di Juanma Postigo.

Davide Melini è stato aiuto regista di Dario Argento per La terza madre, oltre che per alcune importanti produzioni televisive, e si è già fatto notare per diversi cortometraggi. Lion ha vinto una consistente quantità di premi in vari festival in giro per il mondo e fa ben pensare per un prosieguo di carriera di rilievo.

Il trailer è visibile a questo link.

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