giovedì 24 maggio 2018

Bob Dylan 77

Come sempre non posso sottrarmi al post celebrativo e augurale per il compleanno del grande Bob. Anche quest’anno è passato aggiungendo qualche tassello ulteriore a quello che è ormai un grande puzzle di complessità insondabile, sempre in costruzione e sempre cangiante come la casa della vedova Winchester, ma per fortuna ricco di cose buone invece che di fantasmi.

Quest’anno ci ha portato altri concerti e soprattutto, in quest’ambito, l’atteso ritorno in Italia. Sono stato a Mantova a vederlo, come ho già relazionato qui, e anche stavolta si può dire che i concerti sono stati di qualità, pur se molto diversi da quelli che si potevano vedere venti o trenta o magari più anni fa. Ma chi è che non cambia? E soprattutto perché il cambiamento dovrebbe essere visto come qualcosa di negativo? Uno dei punti di forza di Bob Dylan, invece, è stato sempre il cambiamento, la capacità di rinnovarsi costantemente. Di essere sempre diverso e nello stesso tempo sempre uguale, sempre coerente a se stesso.

Un tassello importante che ci ha portato quest’anno è stato la pubblicazione e la riscoperta del periodo cosiddetto cristiano attraverso il nuovo cofanetto della serie The Bootleg Series, intitolato Trouble No More. Notevole per varietà e infinite sfaccettature, quel periodo oggi può essere visto con occhi diversi (e sentito con orecchie diverse) da quelli del tempo in cui quei dischi uscirono. Ricordo benissimo il mio sconcerto e le mie perplessità, allora. Mi ci volle un po’ per rendermi conto di quello che stava facendo e per accettarlo perché era un cambiamento radicale. La prima volta che ho ascoltato Slow Train Coming l'ho fatto in una cabina audio in un negozio di dischi a Londra nell'estate del 1979, quando il disco era appena uscito. Rimasi copito, musicalmente, in particolare da Precious Angel, ma rimasi anche un po' perplesso per i testi, per quel che potevo capire allora.  Per fortuna, a mio avviso, i dischi del periodo cristiano andarono in crescendo, non so se come qualità, ma sicuramente come appeal per me. So che Slow Train Coming è un disco ben più perfetto di Saved, ma a me è sempre piaciuto di più (o meglio ho sempre ascoltato più volentieri) quest’ultimo, con la grandissima What Can I Do For You?. E Shot of Love mi è piaciuto ancora di più, con canzoni imprescindibili come In the Summertime ed Every Grain of Sand. Trouble No More ci porta in mezzo al mare mosso e magno di un tumulto creativo di notevole intensità e ci fa sentire (e vedere, c’è anche un dvd) molto anche del significativo periodo concertistico di quegli anni. Avrei desiderato un cd solo di versioni di Forever Young live del 1981 (ho parlato qui della grandezza di quelle versioni: tra l'altro in quel post del 2009 concludevo proprio augurandomi che decidessero di far uscire un Bootleg Series dedicato a quei concerti. Non credo che alla Columbia mi leggano, ma per fortuna è più o meno successo): mi sono dovuto accontentare di solo una versione, ma c’è molto altro di cui godere.

Per il futuro speriamo in altri concerti e soprattutto, anche se bisogna dargli atto di aver comunque fatto più che abbastanza da meritarsi un riposo creativo, un nuovo album di inediti. Manca dal 2012, speriamo che il 2018 sia l’anno buono.

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