Ieri è uscito al cinema Black Phone 2, il nuovo horror di Scott Derrickson, che, come i più intuitivi capiranno dal titolo, è il seguito del suo Black Phone. Chi vuole, può leggere la mia recensione cliccando qui e andando quindi su MYmovies.
venerdì 17 ottobre 2025
Black Phone 2
mercoledì 15 ottobre 2025
Le terre incolte
Le terre incolte è il nuovo film di Mattia De Pascali (McBetter, Il tuo sepolcro… la nostra alcova) e rappresenta un’interessante incursione in un terreno di mezzo tra il fantasy e il folk horror.
In un paesino del Salento, le cose si fanno cupe quando un ragazzino, Tore (Keoma Vetrano), a caccia con il nonno rinviene il cadavere scarnificato di don Oronzo, il prete del paese. Come se non bastasse, a essere poi massacrati sono proprio Tore e un suo amichetto, che si erano recati di nascosto nel luogo del ritrovamento del primo cadavere. Un’ondata di parossistica superstizione pervade la comunità e porta all’imprigionamento di una donna ritenuta strega (Donatella Reverchon) e ritenuta quindi responsabile degli efferati delitti. Improvvisamente, però, compare un sedicente santo eremita (Fabrizio Pugliese) che - accompagnato dal quello che definisce un cavaliere del Sacro Ordine, vero e proprio braccio armato del Signore - afferma d’essere in grado di liberare la zona dai demoni carnivori che evidentemente la infestano. La popolazione implora il sant’uomo di liberarla dal Male e gli porta delle offerte in cibo a corroborare e dimostrare fattivamente la propria devozione. L’eremita accetta di buon grado le offerte e si addentra nella campagna in compagnia di un paio di paesani appositamente prescelti per portare le provviste. Quando i due paesani non ritornano, Rosa (Paola Medici), sorella di uno di loro, preoccupata chiede a Selvaggia (Denise Cimino), una ragazza indipendente che vive per conto proprio, di aiutarla nella ricerca. Selvaggia accetta, ma vuole che con loro viaggi anche la cosiddetta strega, l’unica che crede capace di capire cosa realmente sta succedendo.
La parte iniziale del film, che dipinge il quadro complessivo del villaggio popolato da bigotti e dominato dalla superstizione, è un po’ laboriosa nel cercare di esporre tematica e personaggi e a tratti è forzatamente sbrigativa e confusa per la necessità di descrivere in poco tempo troppe situazioni narrative e troppi personaggi, lasciati spesso a un bozzettismo schematico non aiutato da interpreti spesso più volenterosi che efficaci. Con l’arrivo, però, dell’eremita e del suo aiutante, il film cambia passo e migliora nettamente la sua esposizione concentrandosi su un aspetto interessante e traendone in pieno gli umori sarcastici, dando spazio a una salutare ambiguità che prelude a uno sviluppo coerente e conseguente che fustiga in modo efficace la comoda credulità e anche la facilità con cui si tende a delegare ad altri la propria salvezza. Oltre a ricordarci che i lupi arrivano spesso vestiti come agnelli e che a volte Satana viene come uomo di pace.
Da lì in poi, dopo aver giocato per un po’ con le attese e con le aspettative, il film assume una interessante deriva fantasy e, con i toni della favola macabra, si concentra su pochi personaggi, azzeccati, lungo un percorso narrativo lineare e coeso, ben sostenuto dalla raffinatezza delle immagini e dalle musiche suggestive e appropriate di Francesco De Donatis. Il terzetto di improbabili “eroine”, ciascuna con una propria motivazione, che si mette all’inseguimento del duo malefico finendo con l’arrivare nelle misteriose e temute “terre incolte” è tratteggiato in modo originale ed efficace. Denise Cimino impersona con vivacità e atletismo una outsider che vive volontariamente al di fuori di una comunità della quale non apprezza evidentemente modi e convinzioni. Paola Medici delinea con simpatia la figura di una sorella pronta a tutto pur di recuperare il fratellone pavido. Donatella Reverchon è particolarmente espressiva nel ruolo della reietta, ma una notevole figura la fanno anche Fabrizio Pugliese come eremita astuto e doppio e Fabrizio La Monica (regista in proprio di film interessanti come Dio non ti odia), che dà la giusta fisicità al suo forzuto assistente.
La parte conclusiva, in cui entriamo nelle terre incolte e vediamo cosa contengono, si chiude su una nota adeguatamente enigmatica e simbolica dopo aver recuperato per qualche momento inclinazioni puramente orrorifiche.
martedì 14 ottobre 2025
The Ugly Stepsister
Tra non molto esce al cinema The Ugly Stepsister, una versione orrorifico-sarcastica della fiaba di Cenerentola diretta da Emilie Blichfeldt e interpretata da Lea Myren.
Chi è interessato a sapere che cosa ne penso può clicccare qui e andare a leggere la recensione che ho scrittto per MYmovies.
lunedì 6 ottobre 2025
The Trick
Il nuovo film di Stefano Simone rielabora e aggiorna le tematiche di un paio di famosi racconti di Edgar Allan Poe (Il barile di Amontillado e Il cuore rivelatore), accuratamente rivisitati nella sceneggiatura di Giovanni Casalino, anche protagonista del film.
Kevin (Giovanni Casalino), un giovane piuttosto sfaccendato, viene assunto per svolgere per una notte il ruolo di guardiano notturno in una scuola. Dovrà occuparsi di uno dei due plessi dell’istituto, mentre l’anziano Antonio (Tonino Potito) si occupa dell’altro. Kevin si mostra cordiale e servizievole, ma ha un preciso piano in testa. Mette fuori gioco l’anziano Antonio narcotizzandolo con un liquore “corretto” e poi invita l’amico Diego (Mr Carnacki), apparentemente per fare due chiacchiere. Diego lavora ai servizi sociali del Comune, ma è anche un grande appassionato di giochi di prestigio e di escapismo, alla Houdini. Kevin lo sfida invitandolo ad accompagnarlo in cimitero, nella notte, per fare i giochi che facevano un tempo. Diego si lascia convincere, non intuendo che si tratta di una trappola.
Alcuni difetti dovuti chiaramente a problematiche tecniche probabilmente insormontabili (la fossa è davvero troppo poco profonda per essere credibile in relazione al suo scopo) e un ritmo narrativo poco serrato non minano in modo decisivo la gradevolezza complessiva della visione che resta discreta soprattutto nelle fasi del confronto dialettico tra i due protagonisti, con l’interessante e "filosofica" insistenza sui trucchi di prestidigitazione e sulla capacità di Diego di liberarsi da ogni situazione di costrizione. Se l’ambientazione nell’istituto scolastico deserto ha una sua buona funzionalità, è quando il film, nella sua seconda metà, si trasferisce nel cimitero che Simone riesce a trovare le migliori atmosfere, sinistramente cupe e caratterizzate da significativi giochi di ombre e di luci. La storia è piuttosto semplice e la motivazione delle azioni del giovane protagonista è chiara sin dall’inizio, ma nel complesso la vicenda si lascia seguire con interesse, con qualche svolta di buon effetto, pur forse con un eccesso di spiegazioni nella parte conclusiva. La forte connotazione morale del confronto tra i protagonisti fornisce un supporto adeguato, se non sempre del tutto credibile, allo svolgersi dei fatti, così come è abbastanza riuscito il tono ambiguo della narrazione, sempre in bilico tra realtà e suggestioni soprannaturali, dando poi conto di tutto nella soluzione finale. Giovanni Casalino, in un ruolo oggettivamente difficile, si mostra a suo agio soprattutto nelle parti più discorsive e “leggere”. Il resto del cast è mediamente di buona efficacia, con una particolare menzione per il bravo Govanni Scopece nel ruolo del commissario. Come sempre, suggestive e appropriate le musiche di Luca Auriemma.
domenica 5 ottobre 2025
Dov’era Lidia?
Un commissario di polizia (Giovanni Scopece), nel corso di un’indagine su una rapina in banca, interroga l’ultima componente della banda che ha tentato (e fallito) il colpo. Si tratta di Elvira Kazinski (Michela Mastroluca), che tempo prima era nota con il nome di Lidia Sevrovic. Il commissario ha già le testimonianze degli altri tre componenti della banda, concordi nell’accusare Elvira, che doveva semplicemente fare il palo, di aver mandato a monte la rapina. Rapina che però in qualche modo qualche risultato l’ha prodotto, dato che si deve ancora recuperare il bottino. E questo è ciò che chiede il commissario a Elvira. Ma la donna dice che invece bisognerebbe chiederlo a Lidia.
Cortometraggio d’esordio per Marco Rizzi, Dov’era Lidia? è praticamente tutto ambientato nell’ufficio di un commissario alle prese con un interrogatorio ai limiti del surreale e del teatro dell’assurdo, con le articolate e filosofiche risposte della sospettata intenta a far riflettere sui temi dell’identità e del tempo, mentre il commissario cerca inutilmente di arrivare al dunque e di puntare sul concreto. L’effetto è interessante e straniante, grazie anche ai ficcanti e non banali dialoghi della sceneggiatura di Mirko J. Keeper che tengono sempre desta l’attenzione dello spettatore e alla regia precisa di Rizzi che si pone diligentemente al servizio, più che della storia, della situazione. Un esordio quindi promettente, con l’apprezzabile prova anche dei due protagonisti Michela Mastroluca e Giovanni Scopece.