Oggi è il giorno ufficiale di uscita del Dizionario dei film catastrofici (Bloodbuster Edizioni, 306 pagine + 32 pagine di illustrazioni a colori, € 29), il mio ultimo libro (sino ad ora, non ho in programma di fermarmi del tutto). Dopo il Dizionario dei film horror è un altro dizionario, dedicato a un genere diverso, ma comunque, per me, affascinante. Come potete immaginare, il format del dizionario, benché sia un po’ faticoso nella realizzazione, mi piace molto e per questo lo uso volentieri. Posso però annunciare che non ne farò altri, proprio perché si tratta di imprese un tantino sfibranti: possibile e sperabilmente probabile che in futuro faccia un altro aggiornamento del dizionario horror, ma tant’è. Parliamo comunque di questo, visto che è appena uscito e a guardarlo si presenta molto bene, anche dal punto di vista editoriale. Qualcuno, tempo fa, si è lamentato che il corpo dei caratteri del dizionario horror era troppo piccolo: posso assicurare che in questo caso tale eventuale problematica è del tutto assente e la massima leggibilità è assicurata. Dopo una introduzione nella quale traccio in linea di massima la storia di questo genere così particolare, ci sono le schede dedicate ai singoli film, piuttosto articolate e corpose. I film, se non ho sbagliato a contarli, sono 434. Dovrebbero esserci più o meno tutti quelli usciti in Italia (qualcuno mi sarà sicuramente sfuggito, chiedo venia anticipatamente) più una selezione di inediti di particolare interesse. Nelle pagine introduttive do anche conto dei criteri utilizzati per la definizione dei limiti del genere e quindi per l’inclusione o l’esclusione dei film. Come per tutti i generi, infatti, ci sono zone grigie e confini labili per cui se film come Terremoto o L’inferno di cristallo sono chiaramente catastrofici ce ne sono altri - classico esempio quello di Swarm - che possono sembrarlo, ma (per me e per molti altri) non lo sono. Ma è inutile discuterne: rimaniamo nel campo di una informata opinabilità e come al solito consiglio agli interessati di godersi quello che c’è nel dizionario senza rimpiangere ciò che secondo qualcuno avrebbe dovuto esserci.
Il fascino per la distruzione osservata dal sicuro del proprio salotto o di una sala cinematografica è indubbio e ha sempre esercitato il suo influsso sugli spettatori, facendo del genere catastrofico un genere molto popolare e costante nel tempo, soprattutto una volta che, negli anni ’70, ne è stata codificata la formula (ma resterete forse sorpresi nel vedere quanti film catastrofici sono stati realizzati prima di quel periodo). Io ho sempre subito quel fascino, almeno a partire da quando, bambino, ho assistito a Esperimento I.S. il mondo si frantuma, che mi rimase assolutamente impresso. Lo vidi nel medesimo cinema parrocchiale in cui vidi Fluido mortale, il film che mi causò la passione per il cinema horror.
Di questi 434 film, naturalmente, parecchi sono bruttini, come capita in tutti i generi, ma parecchi sono comunque interessanti e molti sono belli. I capolavori da cinque stellette, a mio avviso, sono soltanto sei, ma questo significa poco in una valutazione complessiva del genere: ciò che conta è la peculiarità delle situazioni presentate e della tipologia drammaturgica. In questi termini, il genere catastrofico ha una sua chiara identità originale e merita una trattazione critica specificamente dedicata. Ai lettori comunque, come sempre, il giudizio.
Il libro è disponibile presso Bloodbuster (anche in una conveniente combo con l’interessantissimo Continuavano a chiamarli Bruce Lee di Andrea K. Lanza e Manuel Leale, sui cloni di Bruce Lee), in tutte le librerie virtuali (Amazon e le altre), oltre che, immagino, in quelle fisiche.
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