Stimolato da un post su facebook di Tim Lucas (critico insigne ed editore per tanti anni della mirabile rivista Video Watchdog, cui sono stato abbonato finché è durata), riprendo a rispolvere quegli strani artefatti pubblicitari che si usavano una volta. Il film riesumato per l'occasione è I diavoli n. 2 che naturalmente non ha nulla a che fare con il film di Ken Russell, ma è stato intitolato così dalla distribuzione italiana per capitalizzare sul successo di Oliver Reed ne I diavoli. In originale il film si intitolava Blue Blood ed è una sorta di versione horror morbosa de Il servo di Losey e, per questo, l'ho inserito nel mio Dizionario dei film horror. Regista è Andrew Sinclair, di cui è il penultimo film di quattro: non una lunga carriera, come regista.
Il flano punta sull'aspetto morboso e sulla presenza di Oliver Reed (e del suo "agghiacciante sguardo").
Lucas, giustamente, si stupiva della disinvoltura dei distributori italiani che avevano fatto passare un film che non c'entrava niente con I diavoli come un suo seguito. La cosa è disdicevole, in effetti, non meno di come lo siano stati tutti i vari seguiti apocrifi (di film stranieri, prevalentemente) prodotti o distribuiti in Italia in quegli anni. Ma gli americani restano maestri di disinvoltura in questo campo e basterebbe a ricordarlo il fatto che l'ultimo film di Mario Bava (Schock) venne initolato, negli USA, Beyond the Door II per farlo credere il seguito di Beyond the Door, titolo americano per Chi sei?, altro noto horror italiano. Tutto il mondo è paese.
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